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 2015  aprile 18 Sabato calendario

ANAC: TROPPI GLI AFFIDAMENTI DIRETTI «ANOMALI»

ROMA
Una sistematica disapplicazione delle norme in materia di calcolo del valore dell’appalto e di affidamenti diretti o in economia del Codice dei contratti pubblici. È la conclusione cui è arrivata l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone nell’ambito dell’analisi sugli appalti di servizi e forniture in un periodo che va dal primo gennaio 2010 al 10 marzo di quest’anno in 116 comuni capoluogo che si è conclusa in questi giorni e che è stata pubblicata ieri sul sito dell’Autorità. Un campione scelto sia sulla base dell’importanza di alcuni comuni sia in considerazione del fatto che alcuni di questi, in particolare i Comuni capoluogo di regione, «precedenti analisi avevano già mostrato l’eccessivo ricorso alle procedure negoziate, divenute di fatto procedure ordinarie anziché di carattere eccezionale come previsto dal Codice».
L’analisi dell’Anac ha rivelato che in 90 comuni sui 116 esaminati (il 77% del campione) sono interessati da «anomali fenomeni di ripetizione contrattuale e indici di potenziale violazione del comma 10 dell’articolo 29 del Codice dei contratti pubblici e dunque la determinazione del valore. Nell’elenco dei 90 comuni si ritrovano centri importanti come Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna, Genova. E comuni più piccoli come Reggio Calabria, Messina, Bolzano Modena e così via. Sulla base di un’ulteriore estrapolazione, si legge nel documento dell’Anac, è anche emerso che dieci Comuni (esclusi quei Municipi già interessati da indagini dell’Anac attualmente in corso) «hanno proceduto ad affidamenti diretti o in economia, con identico Common procurement vocabulary (sistema di classificazione unico per gli appalti pubblici) reiterati nel corso del medesimo anno o da più anni consecutivi, per importi complessivi superiori al milione di euro, ossia pari a oltre cinque volte la soglia consentita per legge».
Bastano alcuni casi di esempio per capire cosa è accaduto negli anni presi a riferimento dall’Anac nei Comuni capoluogo. Il Comune di Firenze, per esempio, ha fatto affidamenti diretti per un totale di 15 milioni di euro e tra i 19 affidamenti diretti in violazione delle norme vi si trova quello riguarda i servizi di assistenza sociale per bambini e giovani frazionato 74 volte per un totale di 3,720 milioni. Il Comune di Roma, sempre nel periodo preso in esame dall’Anac, ha fatto affidamenti diretti per un totale di 89,579 milioni e solo per fare un esempio c’è il caso di affidamento di servizi per un totale di 12,209 milioni che sono stati frazionati 256 volte. Oppure, giusto per fare qualche altro esempio, a genova dove sono stati fatti affidamenti diretti per un totale di 17,683 milioni e il servizio di assistenza sociale con alloggio per un importo complessivo di 3,5 milioni è stato frazionato 63 volte.
È sulla base di questi risultati che il presidente Cantone ricorda in un passaggio del comunicato che «l’articolo 125 del Codice dei contratti prevede al comma 13 che nessuna prestazione di beni, servizi possa essere artificiosamente frazionata allo scopo di sottoporla alla disciplina delle acquisizioni in economia». In pratica tutti questi affidamenti di cui si parla, superato il limite di legge dovevano essere affidati con regolare gara d’appalto. Anche perché non si tratta esattamente di spiccioli.
E c’è da fare un’ulteriore analisi (che l’Anac non fa) per capire bene come vanno queste cose: quanto gli affidamenti diretti sono cresciuti immediatamente dopo l’elezione di una nuova amministrazione. Anche se l’Autorità si riserva, si legge nella comunicazione, «un approfondimento istruttorio con riferimento ai Comuni che hanno mostrato uno scostamento significativo dalla soglia consentita». In ogni caso il presidente Cantone raccomanda alle stazioni appaltanti di «prestare la massima attenzione nella corretta definizione del proprio fabbisogno in relazione all’oggetto degli appalti, specialmente nei casi di ripartizione in lotti, contestuali o successivi, o di ripetizione dell’affidamento nel tempo, evitando l’artificioso frazionamento delle commesse pubbliche per non incorrere nella violazione delle disposizioni di legge».
Nino Amadore, Il Sole 24 Ore 18/4/2015