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 2015  aprile 18 Sabato calendario

“COME HO SCOPERTO VETTEL? IN VACANZA”

[Intervista a Gerhard Berger] –
C’era Gerhard Berger a capo della Toro Rosso quando Sebastian Vettel cominciò la sua carriera in Formula 1. «Lo seguivo da tempo – racconta l’ex pilota della Ferrari, oggi dirigente della Fia – . Si capiva che era un grande talento».
A che punto decise di lanciarlo?
«Nel 2007 avevamo due piloti, Tonio Liuzzi e soprattutto Scott Speed, che non erano abbastanza veloci, quindi cercavamo qualcuno più competitivo. Sebastian era una giovane promessa (aveva debuttato quell’anno a Indianapolis al volante della Bmw al posto dell’infortunato Kubica, ndr). L’abbiamo preso e provato: fin dal primo test abbiamo capito che era un grande talento e a fine stagione l’abbiamo lanciato al posto di Speed».
Facciamo un altro passo indietro: Sebastian come c’era arrivato alle soglie della Formula 1? Chi le aveva detto che era così bravo?
«Michael Schumacher».
Ecco perché Sebastian ne parla sempre con gratitudine.
«Sì, era successo un po’ di anni prima. Io e Michael eravamo in vacanza alle Mauritius e parlavamo di giovani piloti. Mi disse: “Vai a vedere le gare di go-kart, c’è un certo Vettel che ha dei numeri”. Aveva ragione».
Torniamo al debutto in Toro Rosso: lei come ex pilota che cosa gli raccomandò?
«L’avevo seguito nelle gare di kart, poi in F3 e nei primi test con la Sauber: il miglioramento era continuo, non aveva bisogno di consigli».
Oltre al talento, di Sebastian colpisce la fortuna: è capitato in Red Bull all’inizio di un ciclo straordinario, poi è passato alla Ferrari alla fine di un periodo di crisi.
«Se è per questo ha vinto a Monza con la Toro Rosso. No, la fortuna non c’entra: è il suo modo di lavorare che contribuisce al successo».
Lei ha corso ai tempi di Prost, Senna e Schumacher: trova qualche somiglianza con Sebastian?
«Impossibile fare confronti: ogni campione è grande a modo suo. Ciascuno ha il proprio modo di guidare e la propria personalità».
Immaginiamo un podio con Alonso, Hamilton e Vettel: in che ordine li mette?
«Hamilton è incredibilmente veloce, Alonso è forte in tutto, ha killer istinct ed esperienza, Vettel anche lui è un pilota completo, gran lavoratore, molto intelligente. Sono tre campioni, li metto sullo stesso gradino».
Ai suoi tempi i test erano liberi, oggi non più: un giovane pilota ha ancora occasioni per mettersi in mostra? La F1 non rischia di perdersi altri potenziali talenti?
«Sono tanti oggi i problemi della Formula 1, a cominciare dalla qualità dello spettacolo e dalla facilità di guida di queste macchine. Serve uno studio profondo, non basta reintrodurre i test per risolvere la crisi».
Un pronostico per il Gp del Bahrein?
«In condizioni normali vince la Mercedes, sebbene la Ferrari abbia un leggero vantaggio sul consumo delle gomme».
Se lo aspettava comunque che Vettel vincesse così presto a Maranello?
«No, mi ha davvero stupito. È la dimostrazione del suo talento oltre che dell’ottimo lavoro fatto dalla squadra».
Le manca la Formula 1?
«Mi mancano i miei 27 anni, quando andai alla Ferrari».
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Stefano Mancini, La Stampa 18/4/2015