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 2015  aprile 18 Sabato calendario

LO STATO FINANZIA I FIGLI A CASA

Berlino
Sono trascorsi nove mesi esatti dal trionfo della Germania ai mondiali di calcio in Brasile, e si registra un baby boom. Non ci sono ovviamente prove, ma i medici e le ostetriche sono convinti: quel goal di Mario Götze negli ultimi minuti dell’incontro ha avuto conseguenze impreviste. Nell’ospedale della Rote Kreuz (Croce Rossa) a Monaco nascono 3.600 bambini all’anno, in media una decina al giorno.
In aprile siamo tra i 15 e i 20, e lo stesso aumento si registra in tutto il paese. La Germania, insieme con l’Italia, è all’ultimo posto al mondo per tasso di natalità, e tutti si rallegrano. Con qualche eccezione. Sui giornali si discute sulle giovani madri che pubblicamente si rammaricano per la maternità: a loro andava meglio prima. La nascita di un figlio crea gravi problemi che non vengono affrontati dalla società.
Le madri single difficilmente trovano un lavoro o, se l’avevano, difficilmente riescono a mantenerlo dopo il lieto evento. E una alta percentuale finisce per sopravvivere grazie all’assegno sociale, sufficiente o meno, comunque, per molte, umiliante. Giovedì scorso, il governo tedesco ha deciso di aumentare la quota esente per i genitori single di 600 euro all’anno. Una misura senz’altro insufficiente, ma è così che si agisce in Germania, diminuendo le tasse e non elargendo bonus di 80 euro non a tutti. O, al contrario, aumentando le tasse «per solidarietà» ai pensionati. E divampa la polemica sul cosiddetto Bretreungsgeld, l’assegno mensile che da un anno viene versato alle madri che scelgono di badare al piccolo a casa, rinunciando al lavoro, invece di mandarlo al Kindergarten: 150 euro al mese.
L’ha voluto la Cdu/Csu di Frau Merkel, mentre i socialdemocratici erano contrari. Il premio è stato deciso per far fronte all’insufficienza dei posti in asilo. Anche se sembrerà strano, in percentuale sulla popolazione sono la metà rispetto all’Italia. Una conseguenza della vecchia mentalità, secondo cui una brava madre doveva rinunciare alla carriera fin quando il figlio non avesse almeno raggiunto i 12 anni. I costumi cambiano, ma ancor oggi le donne che preferiscono lavorare piuttosto che restare a casa per il bene dei figli, vengono chiamate Rabenmutter, madri corvo, perché si ritiene (a torto) che questi pennuti trascurino il nido. Si è deciso di aumentare i Kindergarten, asili nido, ma, oltre ai soldi, occorre anche tempo, per addestrare le maestre e i maestri d’asilo. Nel frattempo, chi non ha un Kindergarten nel suo quartiere ha diritto a un indennizzo. E, dunque, anche coloro che vi rinunciano per libera scelta.
Ma così, obiettano i socialdemocratici, si penalizzano le famiglie meno abbienti. Le madri verranno indotte a restare a casa per qualche euro, e i piccoli non potranno socializzare con i coetanei. E la Germania si è spaccata in due, tra Amburgo, al nord, dove si è contrari all’assegno, e la Baviera, al sud, dove si registra il maggior numero di madri che hanno chiesto i 150 euro. Un altro paradosso: al contrario di quanto prevedevano i sociologi, le madri che hanno scelto i soldi rispetto al Kindergarten sono più numerose nelle regioni ricche all’ovest, che nell’est meno abbiente. Famiglie dal reddito basso non possono rinunciare al salario della madre in cambio dell’assegno. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, le madri che hanno fatto richiesta del Betreuungsgeld sono state 386 mila e 483. La Baviera ha il record con 85.682. Nelle vecchie regioni della ex Ddr, appena 27 mila. E, ha chiedere l’assegno sono anche i padri single (poco più del 9%). L’assegno per le madri, ribattono i cristianodemocratici, esiste da diversi anni in Scandinavia, e in Svezia ad esempio raggiunge i 330 euro a figlio.
Ora sulla questione dovrà decidere la Corte costituzionale. Ma i giudici non dovranno stabilire se è meglio allevare i bambini a casa o all’asilo, ma solo se lo stato ha il diritto di erogare l’assegno o meno.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/4/2015