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 2015  aprile 18 Sabato calendario

DOVE SI TROVA IL 4%

Da una parte mercati azionari ai massimi, dall’altra titoli di Stato che in mezza Europa presentano ormai tassi negativi, schiacciati dal rullo compressore rappresentato dal Quantitative easing della Bce. È quanto basta per dare filo da torcere agli investitori che non si fidano di entrare in borsa e vanno a caccia di opportunità tra le obbligazioni. «L’effetto benefico del Qe di Draghi sulla liquidità e sulla trasmissione del denaro dalle banche alle imprese e agli individui che vogliono effettuare investimenti produttivi inizia a farsi sentire, ma i risultati sono invece devastanti per chi ha liquidità da investire nel mercato dei bond», dice Nicola Esposito, responsabile investimenti di Tendercapital.
E il tutto esaurito fatto registrare dal Btp Italia, che nei giorni scorsi ha raccolto 5,4 miliardi spalmati su oltre 75 mila contratti retail pur offrendo una cedola reale molto bassa (0,5%), dimostra che sono in tanti a puntare ancora sulle obbligazioni. Per chi non si accontenta dei magri tassi offerti dal Btp, il mondo dei bond high yield è dunque diventata un’alternativa da prendere in considerazione, visto che hanno rendimenti superiori a quel 4% che una volta ero lo standard per i titoli di Stato, a condizione però di accettare rischi maggiori. «La caccia ai rendimenti ha determinato flussi di investimento elevati verso i titoli high yield», sottolinea Raman Srivastava, vicedirettore degli investimenti di Standish (Bny Mellon). «In realtà questa categoria di investimenti sta attraversando un periodo iniziato tempo fa. La raccolta netta delle obbligazioni più esposte al rischio è stata infatti positiva per 17 degli ultimi 23 anni, mentre i deflussi hanno interessato solo 6 anni su 23».
I bond in euro. Detto ciò, se fino allo scorso anno si poteva puntare sul rialzo del dollaro, oggi si inizia a scommettere che la corsa del biglietto verde sia arrivata al capolinea, quindi tanto vale tornare alle emissioni in euro. «In tale scenario investire in titoli high yield in euro per non avere il rischio cambio può essere una soluzione interessante, a patto di avere una logica di investimento diversificata e una buona tolleranza alla volatilità, in quanto con i tassi a zero cresce inevitabilmente la necessità di aumentare i rischi in portafoglio», prosegue Esposito, avvertendo che è necessaria un’approfondita conoscenza dell’emittente per quanto riguarda il modello di business, le fonti di finanziamento, la profittabilità alla scadenza, la sostenibilità del debito e il cash flow. «Questo lavoro di screening è essenziale per ottenere un buon rendimento tenendo i rischi relativamente sotto controllo», spiega Esposito, che per Milano Finanza ha selezionato un basket di titoli corporate in euro che presentano ai prezzi attuali un rendimento a scadenza superiore al 4%. Il tutto ricordando che dallo scorso 1° luglio l’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie è stata alzata dal 20 al 26%, mentre quella sui titoli di Stato è rimasta al 12,5%. Attualmente Tendercapital preferisce i bond corporate industriali e legati alle materie prime e all’energia, come Nyrstar (società belga leader mondiale nella produzione di zinco), Gazprom, le principali banche russe, Kazagro (banca per lo sviluppo agricolo del Kazakhistan), Hellenic Petroleum o Petrobras (compagnia petrolifera brasiliana). «Questo perché gli sforzi volti a evitare la deflazione passano per un rialzo importante del prezzo delle materie prime e del petrolio, che vediamo a 65-70 dollari al barile nei prossimi mesi grazie alla ripresa della domanda e alla riduzione della produzione americana legata allo shale oil», afferma Esposito. Altre obbligazioni interessanti segnalate da Tendercapital sono quelle legati a catene di gioiellerie, come Thom Europe, oppure ad acciaierie, come la svedese Ovako, oppure all’agricoltura biologica e sostenibile, come la tedesca Ktg Agraar. «Questi titoli fanno parte di una gamma di emittenti che, in base al profilo di rischio-rendimento, risultano appropriati nell’ambito dell’attuale scenario caratterizzato da tassi a zero e il cui merito di credito secondo Tendercapital è in miglioramento, assumendo che nei prossimi anni rivedremo l’inflazione crescere rapidamente, come auspicato da Draghi nella sua ultima conferenza stampa», sintetizza Esposito.
I bond in altre valute. Per gli investitori con un’alta soglia di rischio le obbligazioni in valuta locale dei Paesi emergenti offrono valide occasioni per diversificare il portafoglio, soprattutto se si scelgono i mercati con un forte orientamento alle esportazioni di prodotti e servizi. «Nonostante un inizio d’anno deludente, sono ottimista sulle loro prospettive» dice Paul McNamara, gestore del fondo JB Local Emerging Bond di Swiss & Global Asset Management. Considerando l’intera asset class, il money manager calcola un rendimento fra il 5 e il 10% per quest’anno. «Lo scenario globale indica una ripresa guidata dagli Stati Uniti, ma anche i dati macroeconomici dell’Eurozona stanno sorprendendo in positivo», fa notare McNamara. «Questa situazione è favorevole ai Paesi che beneficiano dei bassi prezzi delle materie prime e quelli che esportano beni e servizi verso i mercati sviluppati, diversamente dalle economie esposte soprattutto nei confronti della Cina».
Lo spread di rendimento offerto dalle obbligazioni in valuta locale dei Paesi emergenti è molto interessante e l’effetto cambio è un importante componente del ritorno totale, che va valutato tenendo presente la prossima graduale normalizzazione delle politiche monetarie. Considerando entrambi gli aspetti, le emissioni preferite sono quelle di India, Messico, Polonia e Romania. Al contrario, le obbligazioni dei Paesi estremamente dipendenti dall’export di commodity, come Colombia, Perù, Sudafrica e Brasile, dovrebbero rimanere sotto pressione, perché molte di questi mercati rischiano una revisione al ribasso dei tassi di crescita economica oppure un aumento del deficit delle partite correnti, con effetti negativi sulle monete nazionali. Un’eccezione è il peso cileno, dato il processo molto avanzato di ribilanciamento dell’economia del Paese sudamericano. In generale, comunque, il pericolo maggiore per le obbligazioni dei Paesi emergenti rimane l’apprezzamento del dollaro. «La forza del biglietto verde dovrebbe durare anche nel 2015, ma questo andamento è stato nel frattempo in gran parte scontato dai mercati», conclude McNamara.
Ester Corvi e Paola Valentini, MilanoFinanza 18/4/2015