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 2015  aprile 18 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL BAMBINO RAPITO DAL PADRE


REPUBBLICA.IT
E’ stato scarcerato dopo un’udienza lampo dal giudice di Albacete Enzo Costanza, il papà di Orbassano scomparso nei giorni scorsi dopo aver "rapito" il figlio di 15 giorni e bloccato nella città spagnola dopo una fuga di quasi duemila chilometri. L’uomo, che soffre di alcuni disturbi comportamentali, è comparso per il processo per direttissima davanti all’autorità giudiziaria iberica che, non riscontrando gli estremi per la sua detenzione (il reato è infatti iniziato in Italia) lo ha rimesso in libertà. L’uomo tornerà a casa in aereo assieme al cognato, mentre il bambino rientrerà in Italia con la mamma cui, nel frattempo, è stato riaffidato.

«Sono un ottimo mammo». Così Enzo Costanza si è definito nel corso dell’interrogatorio davanti alla polizia spagnola e ai carabinieri italiani. «Voglio bene a mio figlio, non avrei fatto nulla per metterlo in pericolo», ha aggiunto. L’uomo, fermato ieri ad Albacete dopo tre giorni di fuga col figlio neonato, ha riferito agli investigatori di essere consapevole di avere interrotto la cura per i suoi problemi psichiatrici. Ma ha detto anche di sentirsi «molto lucido». Al momento il papà torinese si trova ancora ad Albacete, mentre la moglie, Stefania C., e il figlioletto sono ora a Madrid.
Preso il padre in fuga: la madre riabbraccia il bambino ad Albacete, in Spagna
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L’avventura di Costanza si era dispiegata sulle strade del sud della Francia, lungo la costa mediterranea e nell’interno della Spagna. Settantadue 72 ore di fuga senza spiegazione, ma fortunatamente a lieto fine. È stato fermato ieri in un centro commerciale di Albacete, 250 chilometri a sudest di Madrid: la polizia spagnola lo ha riconosciuto e arrestato mentre faceva acquisti. Costanza, impiegato di 39 anni in cura per problemi psichiatrici, non ha opposto resistenza, né ha dato una spiegazione dell’accaduto ai poliziotti della Guardia Civil. Sia lui che il bambino, comunque, stanno bene; il piccolo è stato portato in un centro medico di Albacete e successivamente in una comunità per minori, dove è stato raggiunto dalla madre arrivata in giornata dall’Italia, che ha detto di aver già scusato il marito: "E’ un buon padre, lo perdono".
Fuga con il figlio neonato, parla la mamma: "Mio marito è una brava persona":
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L’episodio ha lasciato nello sconcerto i familiari del giovane, al quale lo zio sacerdote, don Baldassare Meli, ha tuttavia rivolto parole di incoraggiamento: "Ci dica perché lo ha fatto, gli staremo vicino".

LA MAPPA DELLA FUGA

Intorno alle 13.30 di martedì Costanza si era allontanato alla guida del suv “Fiat Freemont” familiare dal parcheggio di un centro commerciale di Rivalta mentre la moglie era impegnata a fare acquisti. L’uomo, portando con sé il neonato, ha fatto rotta verso la Francia, raggiungendo il traforo del Frejus. Poco dopo, alle 15.20, la carta di credito di Costanza è stata tracciata presso un distributore di benzina di Modane, appena oltre confine: l’uomo ha fatto il pieno, per poi proseguire verso Lione, dove assieme al figlio ha trascorso in un hotel la notte. Giovedì mattina la carta di credito è stata nuovamente tracciata presso un distributore di benzina, questa volta a Valencia. Giovedì pomeriggio Costanza fa di nuovo il pieno a Ciudal Real, 350 chilometri più a est. Gli inquirenti - che a questo punto hanno in mano un altro indizio sull’uomo, ovvero il suo desiderio, confidato in passato a familiari e amici, di visitare uno dei luoghi di pellegrinaggio della penisola iberica - ipotizzano che l’impiegato abbia intenzione di fare rotta verso il Portogallo. Meta: il santuario di Fatima. Ma il giorno dopo il percorso diventa erratico: Costanza ritorna sui propri passi, dirigendosi nuovamente a ovest, fino ad Albacete, a 200 chilometri da Ciudal Real,
dove viene fermato venerdì. In mattinata, intorno alle 9.30, l’uomo aveva telefonato alla moglie, riaccendendo il proprio cellulare per la prima volta. Aveva rassicurato la donna. «Il bimbo sta bene, te lo riporterò presto. Non so cosa sarà di me».
Ritrovato il bimbo "rapito" dal padre. I carabinieri: "Probabile destinazione Fatima"
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Il padre "rapitore", che secondo i referti medici è premuroso, ma affetto da manie di persecuzione, è indagato per sottrazione di minore.

PEZZO DELL’ALTROIERI
La mamma li aveva lasciati in auto, ed era andata a fare la spesa in un supermercato di Rivalta, cittadina alla porte di Torino. Ma quando la donna è tornata, con il carrello e le borse piene, non c’erano più né l’auto, un suv Fiat Freemont, né la sua famiglia: il marito Enzo C., 38 anni, impiegato, e il loro bimbo nato poco più di due settimane fa, il 31 marzo.
La scomparsa risale alle 13,30 di martedì. Da allora solo silenzio, lunghe ore d’angoscia e una debole traccia: quell’auto, con a bordo un neonato che ha bisogno di tutto, a partire dal latte della mamma, ha imboccato l’autostrada della Val di Susa e poi il traforo del Fréjus, dirigendosi verso la Francia. Nient’altro. Né un messaggio, né una telefonata. Addirittura pochi minuti dopo la scomparsa la donna aveva cercando di mettersi in contatto con il marito pensando che avesse cambiato posteggio. Lui inizialmente rispondeva ma interrompeva subito la comunicazione. Senza nessuna ragione apparente, come la moglie, Stefania C., 32 anni, ha spiegato sporgendo denuncia quando erano le nove e mezzo di sera ai carabinieri di Orbassano, un comune che confina con Torino dove la famiglia abita. C’è tuttavia un motivo di apprensione in più: il marito, ha aggiunto la donna, «è in cura per turbe paranoiche». E proprio poche ore prima di allontanarsi con il piccolo era stato sottoposto a una visita specialistica.
I militari hanno anche avvertito i colleghi della gendarmeria francese: a indirizzare le ricerche Oltralpe è stato l’iPhone dell’uomo, grazie al quale è stato “tracciato” il passaggio a Bardonecchia, confermato dalle immagini delle telecamere del tunnel del Fréjus. Ora si sta cercando di localizzare Enzo C. attraverso le celle telefoniche.
A parte i normali dissidi di coppia non sembra che dietro il “rapimento” del bambino appena nato ci sia un episodio in particolare.
A meno che il risultato dell’ultima visita medica non abbia ulteriormente turbato l’equilibrio dell’uomo. Il timore, al di là che possa fare del male al figlio, è anche che Enzo, il quale è in cura anche con potenti psicofarmaci, possa dimenticare il neonato da qualche parte. In Francia la coppia ha alcuni amici: secondo l’ipotesi alla quale la moglie si aggrappa disperatamente, l’impiegato potrebbe essersi diretto lì.


STAMPA DEL 16 APRILE
È scappato all’improvviso, in macchina, portando con sé il figlio di appena 16 giorni. Un neonato che ha bisogno di tutto. Di E. C., impiegato di 39 anni di Orbassano, nella prima cintura di Torino, e del piccolo non si hanno più notizie da martedì pomeriggio. Alle 13 la moglie S.C., 32 anni, è uscita da un centro commerciale e non ha più ritrovato nel parcheggio marito e figlio. Solo una certezza: il Freemont grigio di E.C. è stata ripreso un’ora e mezza più tardi dalle videocamere del traforo del Frejus. È andato in Francia. Non si sa nient’altro.
La ricostruzione
Martedì mattina, prima di sparire, pare che l’uomo fosse andato dal suo psichiatra, moglie e figlio l’avrebbero accompagnato. Sembra che avesse deciso autonomamente di interrompere la terapia farmacologica. Il medico gli avrebbe detto di riprendere la cura.
All’uscita dallo studio, non sembra turbato. La coppia si ferma in un centro commerciale per comprare un regalo al bimbo. E. C. e il piccolo rimangono in auto, ma quando la moglie torna nel parcheggio la Fiat Freemont grigia non c’è più. Lei compone freneticamente il numero del cellulare: alla prima chiamata squilla, ma lui mette giù. Poi spegne il telefono.
Da quel momento inizia l’incubo. Il telefonino non è stato più riacceso, nessuno ha più avuto notizie e la corsa contro il tempo per ritrovarli diventa ogni minuto più difficile.
L’ultimo avvistamento
Dopo i tentativi di chiamarlo la donna attiva il sistema di localizzazione dell’iPad: svela che il marito è in viaggio sull’autostrada A32, direzione Bardonecchia. Chiama il cognato, insieme partono per cercarlo. Ma E. C. passa il confine, il segnale svanisce. Le immagini delle videocamere del traforo del Frejus immortalano alle 14,30 il passaggio del Suv e svelano che ha raggiunto la Francia. La donna va prima alla polizia di Bardonecchia e più tardi sporge denuncia ai carabinieri di Orbassano: «Mio marito è scappato con nostro figlio».
Gli investigatori hanno contattato la gendarmerie, le ricerche sono state estese a tutta la Francia, in particolare alla Costa Azzurra. Alcuni famigliari hanno infatti una casa vicino a Mentone e si ipotizza - si spera - che quella sia la destinazione di E. C., sebbene non abbia con sè le chiavi. Ma le prime verifiche non hanno avuto alcun esito.
«Erano felicissimi»
«Potrebbe essere anche andato a Lourdes, era un suo desiderio -ipotizzano gli amici - Da circa 6 anni è diventato molto religioso». Nessuno crede che possa aver fatto del male al bimbo: «Sono stato il primo a vederli di ritorno dall’ospedale dopo il parto, pochi giorni fa, erano felicissimi - conferma attonito un vicino di casa -. Lui è un ragazzo tranquillo, simpatico. Lavorava molto, ma fino qualche tempo fa trovava il tempo di giocare qualche sera a calcio nella squadra del condominio».
Pochi conoscono i problemi che affliggono da tempo l’impiegato, tenuti sotto controllo grazie ai medicinali. La moglie ha però raccontato ai carabinieri che mai, nemmeno di recente, ci sono stati problemi all’interno della coppia. Innamorati da una vita, si sono sposati cinque anni fa e sono andati a vivere in un bel complesso residenziale a Orbassano. Lei impiegata nel settore pubblico, lui al lavoro in una società per conto del Centro Ricerche Fiat.
Lo scorso 30 marzo l’arrivo del piccolo sembrava aver portato una gioia immensa in famiglia, ma «qualcosa» ha fatto precipitare la situazione. Da due giorni l’uomo è in fuga con un neonato che è sempre stato allattato al seno. Ha con sé carte di credito, contanti e un borsone con pochi generi di prima necessità.

STAMPA DEL 17 APRILE
«È un padre malato, ha paura del mondo. Teme di essere avvelenato e viaggia, viaggia, viaggia, continua a macinare chilometri: Torino, Lione, Barcellona, Valencia, direzione Portogallo. Sta attraversando l’Europa, in fuga da tre giorni. Sul sedile posteriore del suo Fiat Freeemont grigio metallizzato, dentro un guscio protettivo legato alla cintura di sicurezza, c’è un neonato di 16 giorni: il figlio che aveva tanto sognato. Enzo Costanza, 39 anni, impiegato di Orbassano, è un persona stimata e perbene. Ma è un uomo sofferente. Soffre di «turbe psichiche», c’è scritto sull’ultimo referto medico. Ha manie di persecuzione. E’ un padre malato, è un padre premuroso.
«L’ho visto»
«L’ho visto mentre spingeva il passeggino», dice l’unico testimone diretto di tutta la fuga. Si chiama Manuele Vecchi, era anche lui all’Hotel Ibis Caluire di Lione, alle 10 di mercoledì mattina. Era lì per un convegno. «Una scena normale - spiega - persino dolce. E’ uscito dall’ascensore con me. Il neonato aveva un tutina azzurra e un berrettino. Il padre aveva con sé una specie di borsa porta documenti e una sacchetto di nylon, di quelli della spesa, che ciondolava. Sembravano in salute. Stavano bene». Il signor Vecchi non ha notato nulla che fosse ragione di allarme. Ma il giorno dopo, cioè ieri mattina, ha visto la fotografia di Enzo Costanza sui siti dei giornali: l’ha riconosciuto senza esitazioni. La foto era stata diramata dai carabinieri del comando provinciale di Torino, che stanno coordinando le ricerche. E così, intorno a mezzogiorno, è arrivata la notizia che tutti volevano sentire: erano veramente loro. Il padre e il figlio. Stavano bene. L’hanno verificato gli agenti della gendarmerie francese, presentandosi in albergo, sentendo il personale, confrontando la fotografia, controllando il documento di identità. Peccato che a quell’ora il Fiat Freemomt grigio metallizzato fosse già lontanissimo, altrove.
Alle 10 di ieri mattina, Enzo Costanza era in Spagna. Ha usato la carta di credito per fare il pieno in una stazione di servizio sull’autostrada E-15, lungo la costa, all’altezza di Valencia. E’ toccato questa volta agli agenti della Guardia Civil andare a verificare. Le telecamere dell’autogrill restituiscono un’immagine sgranata ma attendibile: la targa è quella giusta, l’ovetto è al suo posto, sul sedile posteriore.
Nessuno può sapere cosa stia passando nella testa di questo padre sofferente. Quello che si sa è che aveva smesso di curarsi. La moglie era preoccupata per le sue condizioni.
La decisione
Per questo motivo, martedì mattina, l’aveva accompagnato a un appuntamento dallo psichiatra che lo seguiva dal 2006. Quello che Enzo Costanza si è sentito dire, non deve essergli piaciuto. Il medico voleva che raddoppiasse la dose di farmaci. Le «turbe psichiche» erano fuori controllo. Ma questo genere di sofferenza è sempre difficile da capire e da decifrare. Potevi vederlo sorridere amorevolmente ai giardinetti sotto casa - così domenica pomeriggio - parlare felice di quando suo figlio avrebbe imparato a giocare a pallone. Potevi sentirlo terrorizzato per il cibo italiano, solo la sera dopo: «Vogliono avvelenarci, non dobbiamo fidarci di nessuno. Meglio andare a comprare in Francia».
Era già scappato alcune ore domenica. Ma era solo, era tornato presto a casa. Questa volta è diverso. Questa volta ha la responsabilità di un neonato che veniva allattato al seno dalla mamma.
Si sono separati alle 13 di martedì. Quando Enzo Costanza ha lasciato la moglie davanti al supermercato Euronics di Rivalta, perché doveva fare una commissione. Ma lui non l’ha aspettata. Ha messo in moto e non si è più fermato.
E’ un padre malato, è un uomo molto religioso. Sul suo profilo Facebook aperto a ottobre del 2013, c’è una sola fotografia: sono due bambini africani piegati dalla povertà. Enzo Costanza non è mai stato violento, neanche contro se stesso. Sognava viaggi a Lourdes e al santuario di Fatima. I carabinieri hanno allertato tutti gli hotel: francesi, spagnoli e portoghesi. Dove sta andando?
Ieri sera alle 22, aveva già percorso oltre 1900 chilometri. Non ha mai riacceso il cellulare, non si fida più di nessuno. Sta scappando dai fantasmi che gli affollano la testa. Sua moglie preferisce aspettare in silenzio, ma i parenti, gli amici e persino gli sconosciuti vorrebbero dirgli tutti la stessa cosa: «Fermati, Enzo. Fatti trovare, dai... Tutto andrà bene».

STAMPA DEL 17 APRILE
Un padre premuroso, protettivo. Ma anche una persona tormentata, diffidente, ossessionata dall’idea che qualcuno potesse fagli del male. A lui, alla sua famiglia e a quel piccolino appena arrivato che soltanto il giorno prima di sparire aveva portato in cortile per farlo conoscere a tutto il vicinato. La sua fuga, illogica e incomprensibile al resto del mondo, nella testa di Enzo Costanza non significa mettere in pericolo il figlio: vuol dire portarlo al sicuro.
Un uomo, due facce, entrambe vere. «Mio marito non è mai stato violento non ha mai tentato il suicidio né ha mai detto di volerlo fare. È sempre stato affettuoso e protettivo verso il bambino», racconta la moglie Stefania ai carabinieri.
La crisi di domenica
Paranoie. Paura di essere avvelenato. Che il cibo non fosse sicuro. Ossessioni che aveva manifestato negli ultimi tempi. Era in cura dal 2006, ma i suoi problemi erano tenuti sotto controllo grazie ai farmaci. Ma aveva smesso di prenderli. Domenica, due giorni prima della fuga, un precedente. Un primo allarme. L’impiegato esce di casa al mattino, verso le 11. Da solo. A pranzo, non ha ancora alcuna notizia, la moglie inizia a chiamarlo in continuazione, nessuna risposta. Torna verso le 18: «Sono stato in Francia, ho comprato da mangiare. Lì il cibo è più buono». Forse è per questo che, due giorni dopo, quando Enzo è sparito dal parcheggio dell’Euronics di Rivalta, Stefania non ha subito pensato al peggio: era tornato domenica, sarebbe tornato anche martedì. Erano appena stati insieme dallo psichiatra. Una visita di controllo: anche il medico si è reso conto dell’aggravarsi della situazione e della necessità di ricominciare la terapia interrotta, aumentando i dosaggi.
L’altra faccia
«Sono stata a trovarli pochi giorni dopo la nascita del bambino - racconta una vicina di casa -. È incredibile quello che è successo, davvero sembrava andasse tutto bene. Erano sereni, sembravano felici». «Benvenuto nel club», gli ha detto un altro inquilino quando è tornato con mamma e bimbo dall’ospedale dopo il parto: il club dei papà, delle tante giovani famiglie che vivono attorno al cortile con le altalene e gli scivoli che alle quattro al pomeriggio si riempie di voci e di corse.
Riserbo e speranza
La famiglia, in attesa di notizie, non dice nulla. Non parla Stefania, non parla neppure il papà di Enzo, che ai cronisti che provano ad avvicinarlo si limita a dire dalla finestra: «Quando tornerà gli darò una tirata d’orecchie». Cautela, nessun appello, nessuno riesce a credere che possa fare del male al bambino. E intanto dai carabinieri della compagnia di Moncalieri arrivano le prime notizie incoraggianti: il piccolo Matteo sta bene, il papà sta pensando a lui, si sta preoccupando di dargli in qualche modo il latte, come conferma la tettarella ritrovata dalla Gendarmerie nell’albergo di Lione dove ha trascorso la notte tra martedì e mercoledì.
«Una brava persona, non criminalizzatelo», si limitano a dire i colleghi. «Andava a messa la domenica con mio marito», racconta un’altra vicina di casa. Della “svolta” religiosa di Costanza, da qualche anno a questa parte, hanno riferito alcuni amici e anche la moglie ha detto ai carabinieri che Fatima, in Portogallo, potrebbe essere una meta del viaggio. Un pellegrinaggio religioso al Santuario della Madonna era uno dei suoi desideri.