La Stampa 31/3/2015, 31 marzo 2015
«Io riconobbi il gelsomino del vostro collo, le rose rosa della vostra gola, la mirra delle vostre ascelle, il cespuglio di mirto bruciato in agguato tra le vostre cosce, le violette delle vostre braccia, gli iris dei vostri fianchi, le tuberose delle vostre gambe, tutti i narcisi e tutte le giunchiglie che rendono la vostra schiena una collina fiorita, e, infine, la foresta di tutte le essenze che servono i vostri capelli» (lettera di Gabriele D’Annunzio alla giornalista Lucila Chitu)
«Io riconobbi il gelsomino del vostro collo, le rose rosa della vostra gola, la mirra delle vostre ascelle, il cespuglio di mirto bruciato in agguato tra le vostre cosce, le violette delle vostre braccia, gli iris dei vostri fianchi, le tuberose delle vostre gambe, tutti i narcisi e tutte le giunchiglie che rendono la vostra schiena una collina fiorita, e, infine, la foresta di tutte le essenze che servono i vostri capelli» (lettera di Gabriele D’Annunzio alla giornalista Lucila Chitu)