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 2015  aprile 16 Giovedì calendario

FLAVIA, PARENTI E ORECCHIETTE

Brindisi, finalmente. Papà Oronzo, detto Ronzino. Mamma Concetta, per tutti Concita. Le orecchiette con pomodoro e cacioricotta, la parmigiana di melanzane («Potrei divorarne una teglia senza stancarmi»), l’abbuffata di parenti: «Il Tc Brindisi è esaurito per colpa loro!». Dopo quindici anni di onorato professionismo, dieci titoli in singolare (con l’apice di Indian Wells 2014), una camera con vista sull’attico delle top-10 (agosto 2009) e quattro Fed Cup in valigia, la campionessa torna a casa: «Ho chiesto al c.t. Barazzutti se potevo dormire dai miei. No, mi ha risposto: giusto così». Sembra la tappa nobile di una tournée d’addio. «A me pare piuttosto un bellissimo trappolone» se la ride Flavia Pennetta, che rientra in azzurro contro gli Usa di Serena Williams nel momento più difficile, con la squadra spaccata dal divorzio Errani-Vinci e sull’orlo del burrone della B, da salvatrice... «Alt! Rifiuto il ruolo di salvatrice della patria!».
Parliamone, Flavia.
«È tutto fantastico. L’entusiasmo, il circolo di cui mio padre è stato presidente tirato a lucido, l’atmosfera. Non gioco a Brindisi da quando ero una bambina. Avevo 5 anni: senza rendermene conto, mi ritrovai una racchetta in mano».
Lo spareggio Italia-Usa è un bel vernissage.
«Qualche anno fa sarei stata nervosa. Oggi, 33enne, sono contenta: mi piace questa possibilità. L’assenza di Venus sposta un po’ gli equilibri ma Serena sa essere devastante. Io sto bene, sono pronta, darò tutto».
Come sta invece l’Italia terremotata dallo schiaffone di Genova e dallo strappo secco tra Sara e Roberta?
«Non è più il gruppo storico, senza nulla togliere a Giorgi e Knapp, e questo mi intristisce un po’ perché significa che il tempo passa. Devo confessare di aver proposto al c.t. di riunire a Brindisi il mitico quartetto: Pennetta, Schiavone, Errani, Vinci. Una scelta di cuore e di pancia. Ma Corrado, è ovvio, fa le convocazioni con la testa».
La Schiavone, k.o. a Bogotà, potrebbe venire a tifare.
«Io gliel’ho chiesto. Con una Schiavo in Fed Cup ho sempre la sensazione che si possano fare miracoli».
Flavia, ma insomma: cosa è successo tra Errani e Vinci?
«Sono cose private e io non ho voluto mettermi in mezzo. Essere unite è importante, in doppio, ma se in campo ti porti le tensioni ecco che la coppia migliore del mondo diventa normale, come a Genova con la Francia. Lasciare la vita privata fuori non sempre è possibile. Chissà quante altre volte in passato avranno litigato e poi l’hanno gestita bene, da professioniste. Ma a un certo punto la situazione è esplosa».
Lei e Sara in singolare. E in doppio?
«A Hertogenbosh, sull’erba, nel 2009 io e Sara battemmo in finale Krajicek e Wickmayer. Mica male, no?».
Tutt’altro. Proviamo a guardare il futuro oltre Brindisi e oltre il 2015.
«A gennaio avevo deciso che questa stagione era l’ultima. Poi Salva, il mio coach, mi ha detto: sei matta? Se ti metti dei paletti, ti freghi da sola».
Ha ragione.
«Allora ho deciso che a novembre mi farò un bell’esame di coscienza: ho ancora voglia o no? E giocherò mese per mese, in base a come mi sento, e quando me la sento. Senza più devo, devo, devo... Rio 2016 non rappresenta un’attrattiva irresistibile, per me. Pechino 2008 fu entusiasmante, Londra 2012 una delusione: l’avevo aspettata troppo. Sono felice della mia carriera, non ho molto altro da chiedere».
E chi lo dice a papà Oronzo?
«Già... Lui vorrebbe che continuassi fino a 50 anni. Mamma, invece, accetta che io sia cresciuta, che abbia altre ambizioni personali».
Tipo una famiglia?
«Eh».
Ma il suo fidanzato, Fabio Fognini, ci sente da quell’orecchio?
«Siiiiiiii. Stiamo bene insieme: ormai è più di un anno, alla faccia dei gufi. Fabio in campo ha sempre l’impulso che lo sovrasta, ma ora è più calmo. Deve trovare equilibrio tra continuità e tranquillità, però».
E lei, Flavia, cosa cerca?
«Tempo per me. Ma dal mio ambiente non mi separerò mai: che sia insegnare o parlarne, io senza tennis non ci so stare».