Alessia Cruciani, SportWeek 11/4/2015, 11 aprile 2015
GRANDUCATI DEGLI ANDREA
[Andrea Dovizioso e Andrea Iannone]
Dovizioso sfoglia distrattamente un giornale. Iannone parla con suo padre. L’intervista sta per iniziare ma i due ducatisti sono momentaneamente distratti. Con la mente sono già ad Austin, in Texas, dove si corre domani. È il momento giusto per fare un test e capire chi è davvero il più veloce. Uno, due, tre... “Andrea!”.
Appena sentono il loro nome, si voltano subito. E nello stesso istante. Lasciano passare un secondo e iniziano a ridere. Hanno capito che si trattava di una prova di velocità: uno scatto alla risposta. Ridono sollevati anche perché, piloti nel Dna, sono arrivati al “traguardo” insieme. Non ha perso nessuno. Ma anche perché a Borgo Panigale i sorrisi si sprecano dopo l’avvio da sogno del Motomondiale in Qatar, con la pole e il secondo posto per Dovi, davanti all’abruzzese, terzo e primo podio della carriera in MotoGP.
È stata felice la scelta della rossa a due ruote di affidarsi perla prima volta a una coppia tutta italiana. C’è un solo problemino, li hanno scelti anche con lo stesso nome. Come le offerte al supermercato: chiami uno, rispondono in due.
D «Esatto, finora succede sempre così. Però non ci siamo trovati soprannomi».
I «Perché alla fine è un motivo in più per farci una risata». D «E per stare più attenti al lavoro! Inclusi gli uomini del team: una volta mi è arrivata una mail che non capivo, si parlava di Angelo...».
I «Era per me. Angelo è mio fratello».
GP15 promossa a pieni voti?
D «La gara in Qatar è stata stupenda: sono arrivato a un decimo dal successo, ho lottato fino all’ultimo con Rossi guidando una Ducati che aveva fatto pochissimi km fino a quel momento. È stata creata una moto esagerata da zero. È rifinita in tutti gli aspetti. Siamo riusciti ad andare molto forte appena messa in pista. E finalmente ora posso guidare in modo “normale”». I «Per me è il primo anno in un team ufficiale. In questa squadra e con la GP15 si può lottare sempre per le prime cinque posizioni. Appena saliti sulla moto avevamo capito che girava. Era fondamentale. Poi è nuova e può solo migliorare».
Correre per la Ducati, diventata tedesca nel 2012, è ancora come giocare per la Nazionale o vi sentite convocati dalla Germania?
I «Sento assolutamente la responsabilità di correre per una moto italiana».
D «Avverti l’atmosfera italiana di Ducati con le spalle coperte dalla Germania. L’Audi è un valore aggiunto».Dovi, non preferiva essere l’unico italiano in squadra?
D «Dell’altro è la velocità che conta, non la nazionalità! L’importante per ogni pilota è che il compagno di squadra non vada più forte di te. L’arrivo di Andrea è stimolante perché è molto veloce, ha corso due anni con la Ducati (Pramac; ndr) e quindi era già pronto».C’è sintonia nel lavorare insieme?D «Siamo impostati talmente bene a livello di squadra che non è necessario a fine giornata fare un briefing per capire su cosa dobbiamo lavorare. Il team è quindi in grado di darci quello che chiediamo, anche perché non abbiamo richieste particolarmente diverse. Siamo indipendenti nello sviluppo e la squadra è devota a entrambi».
I «Quando spieghiamo le cose, Andrea e io usiamo termini completamente diversi. Però poi arriviamo quasi sempre alla stessa conclusione. Lui ha sicuramente più esperienza, soprattutto nello sviluppo della moto. Posso solo imparare da lui: è sempre veloce, incredibile nel gestire le situazioni, riesce a raccogliere il massimo da ogni momento. Insomma, è proprio una rottura di palle come compagno di squadra!».
D (ridendo) «Non sei troppo simpatico anche tu!».
Anche perché Iannone ha detenuto a lungo il record di velocità assoluto in MotoGP (appena battuto da Marquez in Qatar...).
D «Quanto avevi fatto?».
I «349,6 km/h al Mugello l’anno scorso».
D «Porca miseria, se è veloce! Ma è un compagno che mi stimola anche per lo stile di guida molto diverso dal mio. Aiuta a capire come fare certe cose. Poi è più giovane, ha corso solo due anni in MotoGP, è abbastanza fresco a livello mentale. Può servire, soprattutto a me che sono sempre molto razionale».
Dovi è così precisetto come si dice?
I «Credo di sì. Ma forse più io, anche se si pensa il contrario. Su certe cose sono maniacale».
D «Non c’è la possibilità di frequentarci così tanto da capire queste cose».
In passato vi era mai capitato di allenarvi insieme o frequentarvi?
D «Poco. Un anno è successo perché avevamo lo stesso preparatore. E lui è venuto a Forlì».
I «Ma solo per un mese e mezzo...».
D «Non ci vediamo più di tanto. Abitiamo lontani e abbiamo un’età diversa».
Non è che vi state antipatici?
I «Nooo! È che ancora non ci conosciamo così bene».
D«Abbiamo due anni di contratto. Meglio andare d’accordo».
Che consiglio vi dareste?
D «Un consiglio si dà a un amico. Non è bello aiutare il compagno di squadra!». I «Siamo nella stessa squadra ma in pista ci diamo le sportellate».
D «Chi parla di squadra nelle moto, racconta un sacco di balle». I «Esatto. A meno di avere un compagno talmente più lento di te che ci puoi dormire anche insieme!».
Iannone ha detto che l’adrenalina che sente in certi momenti di gara gli ricorda le stesse sensazioni che si provano facendo sesso. Dovi conferma?
D «Sono entrambe sensazioni forti ma diverse. Credo che noi piloti, come tanti sportivi, abbiamo la possibilità e la fortuna di provare emozioni incredibili, come poche altre persone al mondo. È una fortuna ma anche una droga, per questo dobbiamo sempre correre. Tutti i rischi che ci prendiamo in pista sono conseguenza dell’adrenalina che senti e che cerchi continuamente. Ma è diverso dal sesso».
I «Alla fine non sono poi così uguali come credevo».
D «Diciamo che senza uno dei due faresti fatica a vivere».
Dovizioso si era definito tempo fa “talmente bravo da essere il classico ragazzo da sposare“, Iannone, le risulta che sia davvero così? Perché alla fine non se l’è sposato nessuna mentre lei, considerato più “vivace“, è fidanzato da anni con la stessa ragazza.
I (sghignazzando) «Ma davvero ha detto questo?».
D «Forse quella volta avevo un po’ esagerato!».
I «Se si diverte, e senza ombra di dubbio lo fa, è giusto così».
D (preoccupato): «Ma io sono serio!».
Dovi, sarebbe contento se un giorno sua figlia Sara le presentasse un fidanzato come Iannone?
D (scherzando): «Nooo, ho già tanti pensieri così, se mi devo anche preoccupare per un fidanzato simile».I (finto offeso): «Perché?».
D «Non perché sei una brutta persona. Ma se proprio dovessi decidere...».
Però una cosa in comune l’avete: siete entrambi milanisti. Speriamo che quest’anno la Ducati dia più soddisfazioni ai tifosi di quanto non abbiano fatto i rossoneri.
D «Sono più un simpatizzante che un tifoso vero e proprio. Se il Milan perde, la notte dormo lo stesso».
I «Mi dispiace che quest’anno stia soffrendo un po’. Speriamo di rincuorare noi i tifosi rossoneri».
Se il primo italiano a rivincere dopo un po’ di anni sulla Ducati fosse l’altro Andrea?
D «Non sarebbe una bella cosa!».
I «Ho grande stima nei suoi confronti. È un pilota davvero veloce. Ha conquistato un titolo in 125, ha già vinto in MotoGP...».
D «Quindi?».
I «Però se fossi io sarebbe meglio».