Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 15/4/2015, 15 aprile 2015
CE’È VITA NEL PD: ISABELLA CONTI, LA SINDACA PARTIGIANA
Sul pianeta Pd c’è vita, nonostante tutto. Merito della grazia semplice e luminosa di Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro di Sàvena, poco più di 30 mila abitanti alle porte di Bologna. L’altra sera, a Piazzapulita, la Conti è stata la protagonista dell’ultima mezz’ora, la più bella, della trasmissione di Corrado Formigli. Seduta su uno sgabello ha spiegato in modo lineare e disarmante perché ha restituito duemila euro alla Cpl Concordia, la coop rossa che avrebbe corrotto il sindaco di Ischia del Pd, e non solo lui: “Io non vado a letto se non sono tranquilla. E il solo pensiero che mezzo volantino della mia campagna elettorale fosse stato pagato con i soldi di un’azienda indagata per corruzione e per i suoi rapporti con la criminalità organizzata non mi faceva dormire”. A quel punto pure Carlo Freccero, tra gli ospiti, non si è trattenuto e ha alzato le mani per applaudire. E poi ha aggiunto: “Lei è un angelo”. Il problema è che il Pd purtroppo non è un partito di angeli. Neanche un paradiso abitato da diavoli, se per questo. Piuttosto un purgatorio di anime sospese che sta precipitando in un inferno doroteo di indagati e condannati. Ed è per questo che la storia di Isabella Conti luccica come una piccola pietra preziosa.
Classe 1982, avvocato, è sindaco di San Lazzaro dalla primavera dello scorso anno, col 59 per cento dei voti. La sua campagna elettorale è costata 25mila euro: 20mila dal partito locale, tremila presi dal suo conto personale e duemila della Cpl Concordia. “All’epoca certo non potevo immaginare quello che poi sarebbe successo. Il finanziamento arrivò una settimana prima delle elezioni e presi informazioni da una persona di cui mi fido totalmente e mi riferì di questa cosa in buona fede. In genere sono titubante di fronte ai finanziamenti privati, magari poi si scopre che un’azienda ha problemi col lavoro in nero, e io mi pongo il problema etico. La Concordia si fece viva a luglio con una mail. Erano interessati a un progetto per l’illuminazione pubblica. Ma la loro proposta non fu di nostro interesse”. Il resto della storia è più recente. L’inchiesta di Napoli esplode e la Conti restituisce, con un bonifico, i duemila euro alla Concordia: “Vorrà dire che la campagna mi è costata 5mila euro anziché 3mila, ma così dormo meglio”. Nel frattempo ad accentuare il suo carattere angelico, per citare Freccero, ci sono anche le minacce d’inizio anno. La Conti diventa il sindaco anti-cemento perché fa saltare un piano di 582 appartamenti in una frazione agricola di San Lazzaro e la magistratura apre un’inchiesta sulla frase che un professionista interessato al piano sibila a un dipendente comunale: “Ma questa cosa vuole fare? Ha intenzione di farsi mettere sotto da una macchina?”. In quell’occasione la chiamò Matteo Renzi, premier e segretario del Pd: “Lui in quel momento rivolse un messaggio a me, ma gli dissi che se avesse fatto percepire a tutti gli amministratori giovani del Pd che il vertice del partito era dalla loro parte allora avrebbe fatto la rivoluzione. Io sto nel Pd con i miei valori di verità e giustizia. E sono convinta che senza Matteo Renzi non sarei mai diventata sindaco. Però questo non vuol dire annullare il mio giudizio critico su quello che vedo nel mio partito. Certo che non mi piace vedere candidati condannati oppure indagati al governo ma credo che la questione sia proprio generazionale. Rottamare è faticoso, è un lavoro che sfinisce ma solo noi possiamo fare una nuova rivoluzione etica e morale. Io ci credo perché il Pd siamo noi”.
Figlia di un impiegato e di un dirigente d’azienda, la Conti è “la prima laureata della sua famiglia”. In più ha un ottimo rapporto con il Movimento cinque stelle, che è all’opposizione. Da sindaco ha aiutato i grillini, con il patrocinio del Comune, in una campagna di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata nelle scuole. Per il prossimo 25 aprile, a San Lazzaro le hanno fatto una sorpresa: sulla locandina per le iniziative locali c’è una foto della nonna paterna della Conti, staffetta partigiana. Anche il nonno materno, Bruno Tanari, fece la Resistenza: nella brigata Giustizia e Libertà insieme con Enzo Biagi, che già allora i partigiani chiamavano “il giornalista”. Racconta la Conti: “Mio nonno fu catturato dai nazisti per essere fucilato nell’eccidio di Ronchidòs ma riuscì a buttarsi dal camion e rimase per tre giorni e tre notti in un dirupo. Fu dato per morto e ancora oggi a Palazzo d’Accursio, al Comune di Bologna, c’è il suo nome nella lapide che ricorda i civili e i partigiani uccisi dai tedeschi. È morto nel 1998 e il suo insegnamento mi fa commuovere ancora oggi. Mi diceva: ‘Noi eravamo nascosti su montagne che conoscevamo benissimo e quando finivamo le munizioni dopo aver sparato contro i nazisti potevamo scappare e nasconderci. Invece ci mettevamo a lanciare sassi”. La voce della Conti s’incrina. Silenzio. La speranza è che continui a lanciare sassi, come l’altra sera. E non faccia la fine della Serracchiani.