Luigi Accattoli, Corriere della Sera 12/4/2015, 12 aprile 2015
INDULGENZE
Insieme alle tante novità il Giubileo di Bergoglio ripropone anche l’elemento più tradizionale dei giubilei, quello delle indulgenze. Lo fa in poche righe, senza alcun accenno alle modalità di acquisto dell’indulgenza (confessione, comunione, pellegrinaggio, altri atti di pietà, elemosine…) e si deve forse prevedere l’arrivo di un’istruzione su quelle modalità. Il linguaggio usato da Francesco è sobrio e guardingo, forse per evitare parole che potrebbero provocare polemiche da parte del mondo evangelico: le «tesi» di Lutero sulle indulgenze (1517) furono all’origine della Riforma protestante. «Vivere l’indulgenza nell’Anno Santo – scrive Bergoglio – significa accostarsi alla misericordia del Padre con la certezza che il suo perdono si estende su tutta la vita del credente». E ancora: «Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa a tutti i benefici della redenzione di Cristo». Forse Francesco ha in mente una revisione della dottrina e della prassi delle indulgenze, che hanno avuto grande risalto nella storia del Papato. Esse hanno avuto i promotori in Alessandro II (in alto a sinistra), che nel 1063 concesse l’ «indulgenza plenaria» (cioè una piena remissione della penitenza conseguente al peccato) a chi partecipava alla crociata contro i mori di Spagna; e in Bonifacio VIII (in alto a destra), che nel 1300 la concesse ai pellegrini del primo Anno Santo.