Christian Giordano, Gs 4/2015, 14 aprile 2015
IL SABATO DEL VILLAGGIO
«Welcome to Match of the Day, the first of a weekly series coming to you every Saturday on BBC2. As you can hear we are in Beatleville» (Benvenuti a MotD, primo appuntamento settimanale del sabato su BBC2. Come sentite siamo a Beatleville). Così il 22 agosto 1964, sul prato dell’Anfield, Kenneth Wolstenholme introduce Liverpool-Arsenal mentre dall’altoparlante echeggia “She LovesYou”. Capite? Beatleville, la città dei Beatles, 44 giorni dopo l’uscita di “A Hard Day’s Night”, l’omonima colonna sonora del film-tributo alla beatlemania. Nasce il 90° minuto inglese. E il calcio in tv, non solo d’Oltremanica, cambia per sempre.
ICONA PER PROVA
Eppure, all’inizio nessuno pensava che Match ot the Day – per tutti gli inglesi semplicemente MotD – avrebbe sfondato. Per la BBC era un esperimento, la classica one-off series in vista del Mondiale casalingo del 1966. Prove tecniche di trasmissione. Chi poteva prevedere, infatti, che quelle immagini grigie, sgranate, che rendevano appena distinguibili le maglie a strisce, potessero funzionare? Anzi, a qualcuno dava pure fastidio. Nel 1965 vari presidenti avevano cercato di bloccarne il trasloco su BBC1 per timore di eventuali flop ai botteghini e alla fine la BBC acconsentì a non svelare fino al termine degli altri match quale partita avrebbe trasmesso il sabato. Per la cessione collettiva dei diritti tv, i 92 club di Football League avevano ricevuto in tutto 5.000 sterline – cioè 54,35 (circa 136 sterline di oggi) ciascuno – e lo show raccolse un’audience di 20.000 spettatori. Meno della metà dei 47.620 presenti all’Anfield per quello spettacolare 3-2 dei Reds sui Gunners, anche se BBC2 era visibile solo nell’area metropolitana di Londra, a Birmingham e in poche altre zone del Paese. Due anni dopo, sulla scia del Mondiale ’66 vinto, MotD traslocherà su BBC1, la rete ammiraglia. Già l’anno dopo, stagione 1967-68, saranno in 5 milioni a seguire nella sintesi serale la doppietta del Campione del Mondo Alan Ball nel 3-1 dell’Everton sul Manchester United di fronte ai 61.452 del Goodison Park, gara di apertura della stagione. Nel 1968 London Weekend Television – l’emittente regionale consociata a Independent Television – lancia il proprio show domenicale: The Big Match. In conduzione c’è Jimmy Hill, ex allenatore che, lasciato il Coventry nel 1967, era stato consulente della BBC per lo sceneggiato calcistico United!. Hill intrattiene e fa opinione, la voce in telecronaca è quella, presto storica, di Brian Moore, ex inviato di calcio su BBC Radio. La stessa BBC risponde innovando con il suadente David Coleman co-conduttore in diretta da studio e una nuova sigla che farà epoca.
HILL AND MR WILSON
Londinese di Balham, classe 1928. mento pronunciato e volto inconfondibile, istrionico, guascone il giusto e personalità da vendere, Jimmy Hill era un uomo di calcio perfetto per la tv. Ex attaccante per tre stagioni al Brentford e nove al Fulham, nel ’57 era ancora in attività quando – da neo-presidente della Professional Footballers’ Association (PFA), l’Assocalciatori inglese – s’era battuto per abolire il tetto salariale di 20 sterline per i calciatori di Football Lcague. Ci riuscirà nel gennaio ’61, allorché Johnny Haynes, suo compagno ai Cottagers, sarà il primo giocatore da 100 sterline. Smesso di giocare a novembre, Hill allenerà per sei stagioni il Coventry. E anche lì la sua gestione, “The Sky Blue Revolution”, non passerà inosservata. Pochi ne ricordano le tante innovazioni nel calcio inglese, ma quando Hill nel 1973 lasciò The Big Match per MotD, per la BBC fu un gran bel colpo. A LWT era stato lui, per Messico ’70, a introdurre gli opinionisti. E con la sua presenza scenica, l’approccio “populista” e quel viso caricaturale, con il mento reso ancora più sporgente dal pizzetto d’epoca, divenne subito un idolo. In 26 anni e in oltre 600 puntate alla BBC, Hill sarà il volto stesso dello show.
Anche Bob Wilson era stato ospite a MotD, durante il Mondiale messicano. Arrivato tardi tra i professionisti, perché il padre – che non considerava il calcio «un vero lavoro» – non gli aveva permesso di firmare per il Manchester United, si era dedicato all’insegnamento, prima di esordire 21 enne in porta per l’Arsenal, nel 1963. Ritiratosi nel ’73, debutta l’anno dopo come conduttore di Football Focus, programma di highlights della BBC all’ora di pranzo. Un must immediato per i telespettatori che si erano persi il MotD del weekend. Wilson resterà a “the Beeb” (nick coniato da Peter Sellers su The Goon Show negli Anni 50) fino al ’94, in coppia con Hill, prima di passare a ITV Sport dopo l’arrivo di Des Lynam. Hill tornerà nel 1988, ma come opinionista, su Football Focus e su MotD2.
SWEET SEVENTIES
Dal 1969 lo show va in diretta da studio e con due partite la settimana. Nel 1970 sono oltre 20 milioni gli spettatori per MotD, ora condotto da Hill, strappato a ITV manco fosse quel bomber che da centravanti mai era diventato. E con più di 12 milioni di media nella fascia delle 22 diventa “lo” show del sabato sera.
Prima della stagione 1969-70 c’erano una partita in diretta tv nazionale e le altre su base territoriale (South East, South & West, North, Midlands, Wales, North Ireland). Abolite le designazioni “regionali”, via alle due partite a puntata, con «news, opinioni, analisi e azione» e un nuovo tema musicale.
L’ormai familiare marcetta di fanfare composta da Barry Stoller aveva rimpiazzato Drum Majorette di Arnold Stock. E quando Hill, preoccupato come l’intero staff che lo show non stesse più al passo coi tempi, proverà a farla ritoccare, l’ondata di protesta costringerà Hill alle scuse e al pronto ritorno all’originale.
Il tema Match of the Day fu subito un classico, nonostante l’arietta militaresca. O forse anche per questo. Non a caso a commissionarlo, nell’estate 1970, fu il maggiore Leslie Statham, ex direttore musicale delle Welsh Guards. Quarant’anni dopo, nel 2010, uno studio realizzato dalla Performing Rights Society for Music lo ha dichiarato il tema musicale più riconoscibile nella storia della tv britannica. Curioso come la sigla diventata, secondo l’attuale conduttore Gary Lineker, «sinonimo non soltanto di MotD ma del football stesso», sia nata quasi per caso e da un compositore che nulla ne sapeva. «Mai avuto a che fare col calcio, né prima né dopo. Lo so, è pazzesco, ma è la verità» racconta divertito Stoller nel documentario BBC per i 50 anni dello show. «La prima cosa cui pensai furono le fanfare. Le ultime note rappresentano il football, la gente negli stadi. In quell’istante capii che tutti i pezzi stavano andando a posto».
NEW LOOK
David Coleman, alla scrivania, apre così il nuovo corso: «Buonasera, speriamo vi piacciano la nuova musica e il nuovo programma». Il conduttore sfoggia sulla cravatta un microfono enorme. Alle sue spalle, gli stemmi delle squadre sui quali il regista “stringe” per introdurre i vari match in programmazione.
Il format prevede anche il Goal of the Month, concorso che inonda di cartoline la BBC. Primo vincitore. Mick Jones del Leeds United per il capolavoro al Manchester United alla prima giornata.
La prima edizione a colori data 15 novembre ’69, ancora col Liverpool di Bill Shankly che stavolta, davanti ai 39.668 dell’Anfield, batte 2-0 il West Ham United di Ron Greenwood con reti di Chris Lawler e Robert (Bobby) Graham. Nel 1971 debutta la moviola. Il 9 ottobre ’72 tocca a un giovane telecronista che farà strada: John Motson. Con Barry Davies copre i due match del pomeriggio e insieme diventano gli “Starsky & Hutch del football”. Davies si sdoppia anche come conduttore dello show, che cresce fino ai 12 milioni di media del 1972-73. Il record, a oltre 20 milioni, arriva con la finale di FA Cup ’70 tra Chelsea e Leeds United (2-2 a Wembley, 2-1 Blues nel replay all’Old Trafford).
Come ogni superstar, e figuriamoci una col suo passato, Wolstenholme non prende bene la scelta della rete di rinfrescare lo show. Ex pilota bombardiere della RAF, a 23 anni aveva già oltre 100 ore di missione nella Seconda guerra mondiale. Le svolte “leggeriste”, insomma, non facevano per lui. E così, dopo 23 finali di FA Cup consecutive e 5 mondiali, anche per lui arriva il commiato.
Figlio di un ministro metodista, classe ’45, altro “Salford Boy“ come Wolstenholme, Motson diventa a sua volta un’icona. «Ricordo bene la prima puntata. Avevo 19 anni e lavoravo al Barnet Press (settimanale dello Hertfordshire, ndr). Rientravo dalla partita del Finchley di Athenian League e a casa non avevamo BBC2, così andai da un amico. Non so se ci rendemmo conto di aver assistito a qualcosa di storico, ma ne eravamo entusiasti». Entusiasmo che sarà il suo tratto più distintivo in oltre 2.000 telecronache e 42 anni di BBC. A MotD ci arrivò per caso. Quasi. «Nel ’71 facevo le interviste per BBC Radio alla finale di FA Cup. David Coleman girò l’angolo e senza fermarsi mi disse: “Ho fatto il tuo nome a Sam Leitch”. Non avevo mai incontrato David e rimasi ammutolito, ma una settimana dopo, Sam, il direttore di MotD, mi telefonò per dirmi che voleva provarmi come telecronista. Non dovevo dirlo a nessuno, ma poi mi mandarono a Leeds per la Coppa Uefa e mi offrirono un anno di prova. La partenza non fu delle migliori. Le mie prime due o tre telecronache di campionato furono, a dir poco, ansiogene. Malcolm Allison, in trasferta a Derby col Manchester City, mi aggredì verbalmente: per lui, facevo solo spazzatura». Col tempo arriverà il mestiere e con esso frasi storiche come quella sul «Brazil are so good it’s like they’re running around the pitch just playing with themselves». Il Brasile è così forte che in campo sembra giocare da solo.
Non si può però raccontare Motty senza citarne i leggendari pennarelli colorati e il presentarsi allo stadio tre ore prima; magari con l’inconfondibile montone di color biscotto e fodera d’agnellino. Un must che più Anni 90 non si può, e oggi esposto al National Football Museum di Manchester. «Il mio primo lo comprai negli Anni 70 e diventò di moda, ma diventò di culto con l’immagine, che tutti ricordano, di sotto la neve a Wycombe nel 1990».
VINCOLI BUI Nella stagione ’72-73, l’ultima di Coleman alla conduzione, il portfolio BBC ò più ricco che mai: highlights di due partite di campionato la settimana più la FA Cup, la League Cup e le partite interne delle Nazionali britanniche. Il contratto però vincola i direttori e per cinque sere lo show deve aprire con una gara di Division Two e due volte addirittura con un match di Division Three.
Nel 1979 MotD sembra spacciato. ITV sta per soffiare alla BBC i diritti in un accordo segreto con la Football League, ma poi l’Office of Fair Trading (dipartimento non governativo no-profit a tutela dei consumatori e della libera concorrenza) la obbliga a spartirli con la concorrente. Nel 1983, un nuovo accordo riporta MotD al sabato, con BBC e ITV che trasmettono ciascuna 7 partite live. La BBC le programma per il venerdì salvo poi spostarle dall’anno seguente, assieme allo show, alla domenica. Sarà l’ultima stagione in cui MotD avrà le quattro divisioni pro: la Fourth Division verrà scaricata dall’84, la Second e la Third dall’86.
Nel 1988 si festeggia il 25° anniversario, ma senza Football League. ITV ha fatto razzia, lasciando la BBC e la nascitura BSkyB a spartirsi i diritti per la FA Cup. MotD diventa “Match of the Day – the Road to Wembley” e saluta Hill. Alla conduzione va Lynam. Hill torna a fargli compagnia la stagione successiva, ma come co-opinionista accanto al futuro Ct Terry Venables. Il pubblico li adora. Des e Jim paiono in contrasto su tutto, a cominciare dalla “nuova” regola sul fuorigioco (“in linea” non è più offside), ma fuori onda sono amici. Il 20 febbraio 1991, il FA Council sancisce, dopo 104 anni, lo scisma della Football League. In agosto parte la Premier League. La salvezza arriva con l’accordo fra Premier e BSkyB che riassegna alla BBC i diritti sugli highlights. E così MotD torna là dove più appartiene: al prime time alle 22 del sabato, il dì di festa del calcio inglese. A ITV rimangono il resto della Football League e la League Cup.
RAGAZZINI STANNO BENE
Il new look riprende la formula Anni 80 – tre campi principali – ma ora i telespettatori possono guardare anche i gol delle altre partite. Con Lynam sempre in conduzione, debuttano i nuovi pundits, i nuovi opinionisti: Trevor Brooking e Alan Hansen, leggende rispettivamente di West Ham United e Liverpool e stili contrapposti. Il 19 agosto 1995, prima giornata, Hansen – altro scippo targato BBC, ma stavolta a Sky Sports – inciampa nella storica gaffe sul rinnovato Manchester United battuto 3-1 dall’Aston Villa: «You can’t win anything with kids», non si può vincere nulla coi ragazzini. Iper-rispettato per la micidiale lettura tattica, Hansen voleva in realtà difendere il ricambio generazionale. Il “problema”, però, è che la Class of ’92 di Scholes, Phil e Gary Neville, Butt e Beckham centrò subito il Double. Alex Ferguson è riuscito a vincere coi ragazzini.
Dopo 22 anni, chiusi l’11 maggio 2014, di Mark Lawrenson si ricordano poche cose, solo gli scoraggiati sospiri, i sempre più marcati atteggiamenti da professorino e le terribili camicie. Le lucide, corrosive analisi invece mancano già almeno quanto il tormentone «...terrrrrrrrible defendin’». E gli svarioni: per lui la Premiership non sarà mai Premier League. Ma questo è niente rispetto al polverone sollevato dal “coloured” scappatogli due volte in diretta sui casi di presunto razzismo riguardanti John Terry e Luis Suárez.
IN GARY WE TRUST
La ferita più grande resta Hillsborough ’89, tanti invece i momenti esilaranti o imbarazzanti in mezzo secolo nell’etere, per metà guidato da Hill con un piglio da pretoriano romano. Il suo mento lungo e appuntito era entrato a tal punto nell’immaginario collettivo inglese che, per esprimere dissenso o incredulità, tifosi d’ogni età – specie al nord – grattandosi un pizzetto immaginario gridavano: «Jimmy Hill! Itchy beard! Chinny reck-on!». Mi prude la barba, guarda un po’. I tempi di Hill o del compassato, istituzionale Wolstenholme – che chiuse la finale mondiale di Wembley ’66 col leggendario «They think it’s all over – it is now» («Per loro era già finita, e ora lo è») – erano già lontani, ma è con Lineker che MotD cambia ancora una volta pagina. Quando, nel 1998, fa la sua prima ospitata, l’ex centravanti della Nazionale (48 gol in 80 caps, secondo solo ai 49 di Bobby Charlton) in tv è già un volto familiare. Oltre che a Football Focus, era stato per tre anni capitano nello show sportivo intitolato, guarda un po’. “They Think It’s All Over”. Pur sapendo di essere per i media un “patrimonio nazionale”, Gary sa che l’ambita poltrona di MotD non è scontata per nessuno. Così, soprattutto all’inizio, nelle analisi post-show coi suoi capi, si riguarda le registrazioni di ogni puntata. «Chiesi loro di essere brutalmente sinceri con me. Volevo imparare». E assume un voice coach per trasmettere «col tono della voce entusiasmo, ma anche luci e ombre». Tempo e soldi ben spesi.
Attirato dalla promessa di ITV di riprendersi l’esclusiva per gli highlights della Premier League, Des Lynam s’era dimesso a due settimane dal via della stagione 1999-2000. E allora Lineker, fan dello show sin da bambino, si ritrova di colpo da solo al comando. «Sapevo che lo desiderava da sempre» racconterà Lynam nel libro della BBC sul cinquantenario di MotD. «Gascoigne lo chiamava “Des” perché lo stesso Gary gli aveva confidato di voler fare il conduttore sportivo. E arrivato, ha appreso i fondamentali e si capiva che sarebbe diventato bravo, ma nessuno è nato imparato. Avete mai visto le mie prime apparizioni televisive? Io di certo non ho voglia di andarmele a riguardare: sembravo un coniglietto spaurito».
WOMAN POWER
Nel 2000, ITV si accaparra i diritti e, appunto, Lynam. MotD copre la FA Cup e promuove Lineker. The Premiership, lo show con gli highlights su ITV, propone la rubrica “Tactics Truck” con l’ex centrocampista irlandese Andy Townsend, fresco di ritiro. Non funziona. Nel 2004, per 105 milioni di sterline, la BBC riacquista i diritti e il programma si sdoppia. Nasce MotD2, condotto da Adrian Chiles. L’anno dopo si ritira Albert Sewell, per 37 anni guru delle statistiche. Era a lui che Lynam si riferiva con il celebre «our man Albert», e una volta Sewell finalmente si palesò in diretta per dimostrare al pubblico che sì, lui esisteva davvero. Al suo commiato, aveva in archivio 24.000 trasferimenti di giocatori e 6.400 di allenatori. Non stupisce che Motson ne descrivesse i briefing pre-partita come «sei pagine di rara merce giornalistica». Il 21 aprile 2007, dopo 40 anni di monopolio maschile, la 32enne Jacqui Oatley diventa la prima telecronista donna dello show. Con il suo Fulham-Blackburn 1-1 (vantaggio Cottagers con Vincenzino Montella, pareggio Rovers di Benni McCarthy), match di Premier su BBC1, crolla così l’ultimo bastione del maschilismo britannico. La maggioranza dei colleghi apprezza, ma non mancano i critici che vedono una minaccia all’autorevolezza tecnica dell’emittente di Stato. «Sono totalmente contrario, come tutti quelli che conosco nel calcio» tuona Dave Bassett, ex manager di Sheffield United e Wimbledon. Vedeva rosso pure l’inviato del Daily Mail, Steve Curry, che scrisse: «La vocina stridula di Oatley suona come un allarme antincendio. Io sono della vecchia scuola, quando le tribune stampa erano per soli uomini e il pensiero di una donna a commentare il calcio era semplicemente disgustoso». Sul web però era forte anche la corrente degli oppositori all’oscurantismo sessista: «Qualunque donna che in telecronaca possa alleviarmi i timpani dal noioso ronzio di un vecchio logorroico come John Motson, sarà la benvenuta». Più formale, ma non per questo meno ferma, la voce ufficiale dell’emittente: per Roger Mosey, allora capo dello Sport alla BBC, la mancanza di telecroniste era insensata. «Jaqui, come tutti gli altri telecronisti, è stata selezionata per meriti». Oatley, infatti, si era fatta solide ossa su BBC Radio 5 Live. Nel febbraio 2005 Celina Hinchcliffe è la prima donna in conduzione, poi sarà Gabby Logan – biondissima figlia di Terry Yorath, ex centrocampista del “Dirty” Leeds Anni 70 – ad assumersi “la grande responsabilità” del ruolo di vice-Lineker. «Tante donne guardano MotD» dichiara Logan al Mirror del 16 agosto 2014 per il cinquantenario. «E tante ne hanno fatto parte. L’importante far passare il messaggio a milioni di telespettatori che non si tratta di un club maschile nel quale le donne non sono ammesse. Perché non è questo il caso». Riuscita, in proposito, la battuta del padre sulla popolarità derivatale dallo show che da bambina guardava sul divano con papà: «Non dicono più “Gabby, la figlia di Yorath”, ma “Guarda, è Terry Yorath, il padre della Logan”». Il cognome del marito Kenny, ex nazionale scozzese di rugby.
CRITIKI-TAKA
Con lo show prossimo a celebrare il mezzo secolo, nell’estate 2014 Hansen si ritira. Lineker, alla 15esima stagione da conduttore, coordina così un attacco a sei punte: Ruud Gullit e Alan Shearer (riconciliatisi dopo le guerre al Newcastle), Phil Neville, Robbie Savage, Danny Murphy e Rio Ferdinand. Tutti sotto contratto fino al 2016 ed esortati a essere più polemici, più pepati, per rispondere alla feroce concorrenza di Setanta Sports e ITV, di Sunday Night del brillante James Richardson e soprattutto di Sky Sports, che fa tendenza con Gary Neville (la vera star), Graeme Souness (ex Liverpool e Samp) e Jamie Redknapp (figlio dcll’Harry ex allenatore di Ferdinand al QPR); tridente di uno squadrone diretto dal conduttore Ed Chamberlin con Jamie Carragher, David Jones, Alan Smith, Niall Quinn, Dwight Yorke e l’ex Ct Glenn Hoddle. In tv la noia è reato. Nell’era dei social, nomi illustri con opinioni banali (lo stesso Shearer, ma anche Michael Owen) sono un lusso insostenibile anche per un’istituzione con mezzo secolo di tradizione. Sulle inevitabili accuse di faziosità si sono concentrate le critiche su MotD. Specie dopo l’avvento di BSkyB, con le sue innovazioni tecnologiche, il linguaggio giovane e i ritmi frenetici: un’idea di modernità che fa apparire i mostri sacri della BBC ancora più “dinosauri”. Così li definì al Daily Mail nell’agosto 2010 l’eterna promessa Stan Collymore. Sarà stato un caso, ma dopo il suo controverso tweet del maggio 2014 sulle Falklands «che non sono di nessuno, isole di sole pecore che noi abbiamo rubato, rule Britannia», ad agosto non fu confermato opinionista di MotD2. «Adoro MotD» aveva detto nel settembre 2010. «L’ho guardato per 33 anni, ma ormai, da appassionato, dico che fa schifo. Parla di un calcio da dinosauri, deve cambiare».
CAMBIA CHE TI PASSA
La BBC, di dover svecchiare, però l’aveva già capito. A cominciare da MotD2. Nato nel 2004, quando la rete aveva riacquistato i diritti sugli highlights di Premier, lo spin-off occupava la stessa fascia serale (dalle 22), ma della domenica. Nel 2012 è stato spostato da BBC2 a BBC1 e nel gennaio 2013 al posto del conduttore Colin Murray, il secondo dopo Adrian Chiles (2004-2010), era stato chiamato Mark Chapman, poi sostituito l’anno dopo con Lineker, “spalmato” così nell’intero weekend. Una faticaccia per Gary, ma ancor più per Shearer, che il sabato mattina parte dalla sua casa nel nord-est alle 8 per farvi ritorno lunedì notte alle 3. E dire che per Collymore era lui, l’ex centravanti di Newcastle, Blackburn e della Nazionale, il simbolo di uno show ormai «impigrito, compassato e sorpassato». Caso di scuola la disinformazione su Hatem Ben Arfa, che al Mondiale 2010 Shearer aveva definito «mai pervenuto nel radar di grandi club». In quella stessa estate l’allora 23enne trequartista francese, arrivò in prestito dal Marsiglia al Newcastle, club di cui lo stesso Shearer fu glorioso capitano. Licenziato nel 2004 dalla BBC, che lo aveva assunto come opinionista radiofonico nonostante l’aggressione alla fidanzata Ulrika Jonsson avvenuta nel 1998, Collymore si era costruito una seconda carriera come opinionista per TalkSPORT e Five, ma ha sempre negato che i suoi rilievi nascondessero un personale livore. «Non ce l’ho con BBC né con MotD. Adoro la nostra rete di servizio pubblico, ma la realtà è che MotD è superato, scontato, spazzatura autoreferenziale. Un lento teatrino che non fa che dire “Noi sì che ci siamo passati, noi abbiamo fatto questo e quello e non dobbiamo far altro che starcene qui seduti a dispensare cliché”».
DURO LAVORO
La scaletta viene decisa alle 17 «prima di mangiare un boccone per poi andare a prepararci alle 21», racconta Lineker. «Ci cambiamo, una ripassata al trucco e si parte». «Ci accomodiamo nella stanza coi maxi-schermi già dal primo calcio d’inizio» spiega Shearer «e prendiamo appunti. Normalmente seguiamo una gara, ma diamo un’occhiata a tutti i gol. Poi guardiamo quella delle 17.30 e dopo entriamo in sala di montaggio. All’inizio ero nervoso. In campo puoi sbagliare, ma in diretta non si può tornare indietro». Tante le nuove sfide che lo show, alla soglia della mezza età, deve superare. Nell’era dei gol in real time, si è già visto tutto altrove. E chi a quell’ora scanala la BBC pretende altro. Anche se gli ascolti di Final Score scendono, secondo il capo del calcio della rete, Mark Cole, MotD continua a crescere: 3,9 milioni di media. «Con tutta la nuova tecnologia avremo ancora più pressione per cambiare e dovremo resistere. Dobbiamo continuare a evolverci. L’anno scorso abbiamo introdotto il voto via-social media, usato ancora di più le statistiche di Opta e abbiamo fatto intervistare a Lineker gli allenatori. Ma senza perdere il nostro zoccolo duro. Oltre il 50% del nostro pubblico è over 45 anni, non possiamo stravolgere tutto». Quest’anno la BBC sta testando una nuova camera per le analisi tattiche. E continuano le trattative con la Premier per intervistare, durante il programma, gli arbitri.
Nato per caso, e per far discutere, tutti lo guardano. Persino José Mourinho. «A MotD non piace molto il blu-Chelsea» sorride nel documentario del centenario. «Là sono reds. Ma lo rispetto». Dal melodico Barry Davies al “selvatico” Robbie Savage: lo specchio del Paese da 50 anni. Voltarsi indietro per guardare avanti.
Christian Giordano