Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/4/2015, 14 aprile 2015
PERISCOPIO
Le minacce di D’Alema ci fanno un baffetto. Roberto Alatri. Il Foglio.
Luchino Visconti, una mattina, licenziò in tronco due camerieri perché non avevano pettinato i cani. Era comunista. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti. 2011.
Bondi ha riscritto tutte le poesie col nome di Renzi al posto di quello di Berlusconi. «T’amo pio Renzi e forte un sentimento...». Giuliano. Il Fatto.
L’euro è come l’Hotel California nella famosa canzone degli Eagles: puoi chiedere il conto quando vuoi, ma non potrai mai andare via. Yani Varoufakis all’Ocse. la Repubblica.
Che sia irrequieta è evidente. Alessandra Moretti era la portavoce di Pierluigi Bersani, in quattro e quattr’otto è passata armi e bagagli al suo peggiore nemico, Matteo Renzi. I suoi elettori pensavano volesse fare la deputata, e l’hanno mandata a Montecitorio nel febbraio 2013. Ma lei si è stufata, e 14 mesi dopo ha gettato la spugna facendo gli occhioni dolci e chiedendo: mi mandate a Strasburgo? Quelli hanno il cuore d’oro e l’hanno eletta europarlamentare. Niente da fare, nemmeno lì le andava a genio. Cinque anni in mezzo alle scartoffie dell’euroburocrazia? Che barba! Dieci mesi dopo si è di nuovo stufata, riprova con gli occhioni dolci e chiede agli elettori: «Mi fate fare il governatore del Veneto?». Un po’ troppo Forse, ma lasciamolo dire, fra poco, dalle urne. Franco Bechis. Libero.
«Se su tre appalti su quattro risultano truccati, è perché mancano i controlli..». «...Sul quarto». Il Fatto.
Attenzione, non chiedo la galera per l’aborto legale o che sia abolito il divorzio. Ma che lo stato non faccia dell’aborto, dell’eutanasia, del matrimonio gay una bandiera. Se lo fa, sbaglia. Non accetto la religione di stato dei modernisti di oggi. Giuliano Ferrara. Il Foglio.
All’interno della scuola Diaz (G8) c’erano giovani di tutta Europa. Venuti in visita in Sudamerica. Edelman. Il Fatto.
Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha minacciato un intervento armato contro l’Isis. Poi ha fatto subito marcia indietro. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, subito dopo, ha detto che è «vergognoso» che Gianni De Gennaro, all’epoca del G8 capo della polizia, possa restare al vertice di Finmeccanica. Poi si è ricreduto. Ora, benedetti figliuoli, è vero che uno, la mattina presto, non è sempre lucidissimo, ma prima di dichiarare guerra all’Isis o (peggio) a de Gennaro, non sarebbe meglio attendere l’ok di Matteo Renzi? Perchè, se poi quello dichiara guerra a voi, sono dolori. Antonio Padellaro. Il Fatto.
«Il mondo si è voltato dall’altra parte mentre i cristiani venivano uccisi?», chiedeva ieri il Washington Post. Secondo la ong Open Doors, quella che al mondo meglio e di più monitora le persecuzioni, nell’ultimo anno 4.344 cristiani sono stati assassinati perché tali, il doppio rispetto all’anno precedente. Giulio Meotti. Il Foglio.
Anche noi italiani siamo stati un popolo di emigranti. Ma noi portavamo valore aggiunto nel Nord Europa e negli Usa. Mica andavamo a rapinare ville. Joe Formaggio, sindaco leghista di Albettone (Vicenza) che ha vietato ai nomadi il suo comune (Gianluca Roselli), Il Fatto.
C’era una volta Zingarelli, oggi c’è Zuckerberg. C’erano vocabolari italiani che accoglievano parole buone e parole cattive, perché il mestiere del lessicografo non era censurare bensì documentare, oggi c’è un algoritmo americano che taglia foreste di sinonimi sgraditi. C’era l’Index librorum prohibitorum, antipatico però pubblico (era distribuito ai librai), e così ti potevi regolare, oggi ci sono molte liste di termini proibiti, una per ogni social, ma sono segrete e così vivi nel timore di sbagliare e ti autocensuri più del necessario. Zingaro non si può più dire e, se lo scrivi, rischi di essere sospeso per 24 ore o forse 24 giorni, a discrezione di un giudice sconosciuto: ma tzigano va bene? E Zingara, intesa come canzone di Iva Zanicchi, è citabile? Camillo Langone. Il Foglio.
Curiosa, bordeggio le bancarelle di questo mercatino milanese e scopro ogni volta merci nuove. Che sapore avranno le carrube? E i tenerumi, le trombette, i friggitelli, e la cicoria matta? Alle nove e mezza già si stenta a camminare. Stesi come stendardi, lì a destra, i primi parei per il mare. I colori sgargianti sanno di solleone e di spiaggia. Avide le donne rovistano, estraggono, valutano: otto euro per un primo morso d’estate. E poi spazzole, pettini, lenzuola, tende, asciugamani e strofinacci: nella mattina limpida, tutti bellissimi. Ciabatte, e sandali che si provano scomodamente, in piedi, attente a non cadere. Una collana di finta giada, fantastica. Fatico a non farmi incantare. E l’ambulante ora è passato a Mi ritorni in mente. Al banco dei detersivi i venditori marocchini masticano già qualche parola in milanese. Eppure, mi dico, cosa è Italia, in un semplice mercato, in una mattina di sole. Che colori, che profumi. E la gente sceglie i banchi dove la verdura costa meno, e sorveglia, sì, attentamente il peso sulla bilancia; ma poi guarda i bambini addormentati nei passeggini, e sorride. Eppure, non farei il cambio con nessun altro luogo al mondo. Le voci di minaccia e di rabbia nella campagna elettorale da poco conclusa, sul mercato galleggiano come una bolla irreale. L’Italia popolare, vista da qui, sembra in pace. Marina Corradi. Avvenire.
Quando uno ha fatto fuori un certo numero di animali, che gli vengono accreditati su uno speciale ruolino, è considerato venatoriamente maggiorenne, e può andare a caccia anche da solo. Io vado a bufali, mi dice un giovane farmer italiano, costano poco, ma sono i più emozionanti: costano poco perchè non hanno avorio o pelli da pelliccia e neppure il corno (come quello del rinoceronte che è venduto in oriente a peso d’oro perchè viene tritato e usato come afrodisiaco) e, al massimo, quello che ci si può ricavare è un abat-jour fatto con una zampa, e sono thrilling, perchè un bufalo ferito non perdona, ti dà la caccia, con astuzia, anche per un giorno intero e non fa come il rinoceronte che è miope e idiota e comincia a correre da lontano: sbuca all’improvviso e ti carica a ottanta all’ora. Mirare con calma di fronte a questa valanga e fare fuoco, è un’emozione non comunicabile: uno si sente dentro il rumore del sangue che scorre. Luca Goldoni. È gradito l’abito scuro. Mondadori. 1972.
Rachele si rivolge al marito affranta: «Oggi è il nostro anniversario di matrimonio.In quarant’anni non mi hai mai comprato niente!». Il marito, sorpreso, replica: «Ma non sapevo che tu avessi qualcosa da vendermi». Barzelletta ebraica.
Le corna non si vedono ma si sentono. Ricambiarle è più un dovere che un piacere. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/4/2015