Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 14/4/2015, 14 aprile 2015
SONO IN BILICO DIVERSE REGIONI
A poco più di un mese dalle elezioni, cadono le (quasi) certezze. I favoriti, accreditati della vittoria, sentono inaspettatamente il fiato sul collo degli sfidanti. È il trionfo dell’incertezza secondo i sondaggi, che danno ragione all’analisi dell’istituto Cattaneo, che studia i flussi elettorali: gli italiani, fino agli anni 90, erano gli elettori più fedeli in Europa, nel senso che difficilmente tradivano il partito per cui avevano votato in precedenza, ora sono diventati i più volubili, cioè cambiano tipo di voto con grande facilità.
Quindi chi parte in vantaggio perché i partiti che lo sostengono sono forti di una precedente vittoria rischia risvegli amari.
Così avviene in Campania, dove Stefano Caldoro è riuscito non senza difficoltà a compattare il centrodestra, quindi può contare sull’appoggio di Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia e liste civiche: sulla carta ha più del 54,2% dei voti che ottenne nelle elezioni del 2010, vincendo nettamente su Vincenzo De Luca, la cui coalizione di centrosinistra arrivò al 43%. Una vittoria netta che gli ha fatto iniziare questa campagna elettorale in netto vantaggio su De Luca, anche questa volta il suo avversario più temibile, sostenuto da Pd, Idv, Verdi e liste civiche. Ebbene, nei giorni scorsi un sondaggio di Scenari Politici ha sparigliato questa situazione, registrando il sorpasso di De Luca (41 %) su Caldoro (34 %). Distanziati gli altri: Valeria Ciarambino (M5S) col 18%, Salvatore Vozza (Sel, Rc) col 5,5%, Angelo Ferrillo (Mai più Terra dei fuochi) con l’1,5%.
Una conferma indiretta non del sorpasso ma di una rimonta di De Luca arriva addirittura da Forza Italia, che ha commissionato un sondaggio a Datamedia, secondo il quale Caldoro è ancora in vantaggio ma la forbice col suo diretto antagonista è scesa ad appena 4 punti. Quindi la campagna filo-Renzi di De Luca sembra dare i suoi frutti. «Abbiamo problemi di dimensioni bibliche. Avremo bisogno – ha affermato nell’ultimo comizio l’ex sindaco di Salerno – dell’aiuto di tutti, del governo, della vicinanza di Renzi, con l’aiuto del governo faremo di questa regione una terra splendida, di cultura, di lavoro, di creatività. Saremo pienamente dentro lo sforzo immane di rinnovamento e modernizzazione che sta facendo Renzi in tutta Italia».
Forza Italia rischia di perdere l’unica Regione in cui governa ma pure la Lega potrebbe dire addio alla sua Regione-simbolo, il Veneto. Infatti anche per essa sembra avvicinarsi un finale sul fino di lana. Luca Zaia, fino a ieri, era indicato come indiscusso trionfatore. Adesso invece anche qui sembrano cambiare gli scenari, Alessandra Moretti, a capo dello schieramento di centrosinistra, è in rimonta e ha acceso un cero di ringraziamento quando Flavio Tosi ha presentato una sua lista e spaccato la Lega. In più, i pidiessini si sono rimboccati le maniche, attendono l’arrivo di Matteo Renzi che effettuerà un tour in regione e intanto puntano il dito nelle piazze contro gli estremismi verbali di Matteo Salvini, con l’obiettivo di calamitare i voti moderati.
Il testa-a-testa è registrato da due sondaggi. Il primo è di Ipr Marketing e l’altro di Tecnè, commissionati da Bruno Vespa per il suo Porta a Porta. Secondo Ipr l’attuale governatore del Veneto ha due punti di vantaggio (39% contro il 37%) sulla Moretti. Per Tecnè, invece, lo scarto sarebbe ridottissimo: 38 per Zaia e 37,5% per la Moretti. Davvero un mutamento radicale se si pensa che nel 2010 Zaia vinse col 60,1% sul candidato del centrosinistra Giuseppe Bortolussi, che si fermò al 29,07%. Zaia non si scompone: «il sondaggio migliore è quello delle elezioni. Noi lavoriamo da vent’anni e non abbiamo mai avuto sorprese». Ma la Moretti («mi fanno piacere i sondaggi però continuerò ad andare nei mercati dove incontro tanta gente») accarezza il sogno di conquistare al centrosinistra la regione più leghista d’Italia.
Se Forza Italia e la Lega vedono a rischio le loro due Regioni (in una Penisola regionalmente dominata dal centrosinistra) anche il Pd ha una spina nel fianco: le Marche, tradizionale regione rossa che potrebbe questa volta sfuggire dalle mani. Infatti il governatore uscente Gian Mario Spacca (che nel 2010 ottenne il 53,17% dei voti rispetto al 39,71 dello sfidante di centrodestra Erminio Marinelli) è clamorosamente uscito dal Pd e si presenta con una propria lista in contrapposizione a quella del suo ex partito. Si tratta di una lista civica, Marche 2020, a cui ha già aderito il Ncd-Udc ma che presumibilmente calamiterà sia i voti del centrodestra sia quelli di una parte degli elettori Pd. La paura del centrosinistra è tanta che la presidenza del consiglio sta preparando un esposto alla Consulta per cancellare la lista di Sacca: il governatore uscente si presenta infatti per il terzo mandato, ciò che risulta possibile secondo la legge regionale delle Marche ma non sarebbe consentito dalla legge nazionale. Un colpo di spugna sull’avversario scomodo e il Pd è al sicuro. Ma se la spugna risultasse troppo secca?
Anche in Liguria, il Pd non è più così tranquillo perché Sergio Cofferati è entrato di peso nella campagna elettorale sostenendo il sellino Luca Pastorino e anche Beppe Civati sotto-sotto è a suo favore. Risultato? L’ultimo sondaggio (di Euromedia Research) dà Raffaella Paita, la candidata sostenuta da Renzi, al 32%, seguita a un’incollatura da Giovanni Toti (30%). Mentre Pastorino è accreditato del 17% Perciò se Toti riuscisse a convincere anche quella parte di leghisti che hanno contestato la sua candidatura potrebbe tentare il clamoroso sorpasso.
Infine la Puglia, dove i sondaggisti si sono dovuti fermare perché ancora non si sa qual è il candidato (o i candidati) del centrodestra. Ma il fittiano Francesco Schittulli è accreditato del 35,5%, considerando un appoggio a metà di Forza Italia. Se Berlusconi arrivasse all’accordo con Fitto su Schittulli egli si avvicinerebbe al favorito, Michele Emiliano. Quest’ultimo ha la strada trionfalmente spianata solo nel caso della divisione del centrodestra, con Schittulli sostenuto da fittiani & Co e Adriana Poli Bortone appoggiata dai forzisti. In pratica, secondo i sondaggisti, il destino di Emiliano è nelle mani di Fitto: se decidesse di non mandare all’aria il tavolo, l’ex-sindaco di Bari la vittoria la dovrebbe conquistare palmo a palmo.
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 14/4/2015