Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 14/4/2015, 14 aprile 2015
LEI, CARO SALVINI, NON HA ANCORA CAPITO CHE IL MONDO STA EVOLVENDO IN QUESTA DIREZIONE: FRA VENT’ANNI SAREMO TUTTI ROM. LE SPIEGO
Caro Salvini,
mi permetta un suggerimento in amicizia: anziché investire i suoi risparmi in felpe personalizzate perché non va a lezione di italiano moderno, quello che parlano i radical chic (con accento e rotacismo da vecchi azionisti torinesi)? Se l’avesse fatto, non avrebbe mai detto «radere al suolo i campi Rom» (il verbo «radere» oggi non osano usarlo neppure più i barbieri), ma il più femmineo «fare una ceretta ai campi Rom».
Come le ha spiegato dottamente Michele Serra, riposizioni l’orrendo «italiano del popolo» che pratica, lo sciacqui nel Seveso, si studi, come le suggerisce Moni Ovadia, la storia dei Rom. Risalgono al Medioevo come i lombardi, loro però hanno mantenuto intatto il modello culturale dei nostri avi, quello che assegnava alle donne un ruolo centrale nella famiglia patriarcale: figliare e lavorare. Le hanno volute così affinché acquisissero quella «dignità» che solo il lavoro dà e che Landini persegue da sempre; infatti la Carta più bella del mondo lo colloca all’articolo 1. Certo, i Rom mandano in strada i bambini, non lo fanno, come pensa lei, perché chiedano l’elemosina, ma per formarli alla vita. Lei non ha ancora capito che il mondo sta evolvendo in questa direzione, fra vent’anni saremo tutti Rom. Le spiego.
Immagino non abbia letto il libro appena uscito in Usa «Rules Works!» di Lazlo Bock, Direttore People Operation Google. Via i curriculum, ora la selezione si basa esclusivamente su due criteri: a) «assumi solo chi è più bravo di te»; b) cerca «l’abilità cognitiva», cioè individui di strada, generalisti, dalla mente aperta, flessibile, versatile, innovativa. Questa fauna, dicono, la trovi più facilmente “nella strada”, al limite in persone che non stanno neppure cercando un lavoro (non sorrida, questi concetti Google li ha teorizzati nero su bianco).
Sul primo criterio Google glissi pure, è la classica buffonata del mondo liberal del Big Data costruita per giornalisti specie europei, che si eccitano per tutto ciò che proviene da Mountain View. Il secondo criterio, invece è una cosa seria, si ispira a modalità antiche, quando la selezione avveniva senza curriculum e senza colloqui, i candidati trovati in strada, dove si erano formati, come succede ancor oggi per i piccoli Rom. Mio nonno venne assunto così, l’intermediario allora si chiamava «caporalato», oggi «App», figlia delle innovazioni disruptive, quelle che fanno fare degli incredibili balzi in avanti all’umanità.
Il modello economico in essere ha come capolinea per le classi medie e povere la cultura Rom. Il «ceo-capitalismo», l’avrà capito, prevede di «impoverire la classe media, sedare quella povera». Ciò significa una configurazione strutturale su tre livelli: 1% supermanager e assimilabili (principi e nobiluomini di un tempo), 10% i loro palafrenieri (staff, intellettuali, maggiordomi), il resto, a tendere, Rom. Costoro camperanno di «reddito minimo garantito», per arrotondare si dedicheranno a rubacchiare, ricuperare metalli pregiati dagli infiniti oggetti tecnologici dismessi, spazzolare mance provenienti da «App disruptive». Corretto quindi puntare sul modello Rom.
Nella loro millenaria storia di povertà mai hanno pensato di ribellarsi al potere costituito, sono perfetti per questo modello, non hanno problemi a cibarsi di prodotti Ttip, vivono da sempre nelle banlieue delle banlieue. In altre parole sono i sudditi ideali per il «ceo-capitalismo» imperante. Più difficile per le attuali classi medie e povere farsi Rom.
Caro Salvini, guardi i Rom con occhi benevoli, sia tollerante, loro sono rimasti come i nostri avi del Medioevo, sono culturalmente nomadi, come oggi lo sono le nostre Classi Dominanti, in continuo movimento, da Cortina a Capri, dalla New York di «Occupy Ws» alla Parigi di «Charlie Hebdo«. Lo so che i suoi elettori dicono che i Rom rubano, è vero, ma cosa vuole che siano qualche collanina, un vecchio cellulare, un po’ di rame sottratto ai tetti, al confronto di quello che rubano le nostre classi politiche (attraverso Coop o Fondazioni), o quelle ben più serie dei supermanager in doppio petto, scamiciati, con golfini, felpe, borsalini. Pensi che solo uno dei loro giochini criminali, per esempio sui tassi euribor, vale più di tutti i furti dei milioni di Rom in circolazione sul territorio europeo.
Caro Salvini, mi dia retta, ogni volta che guarda un Rom, chiuda per un attimo gli occhi, le apparirà uno dei nostri figli o nipoti. Il mondo è cambiato, lei, io, le persone perbene, siamo destinati in un ventennio a diventare Rom: quindi un po’ di pre-solidarietà di classe non guasta. Si rilassi, abbandoni questo suo piglio renziano, getti la felpa, ogni sera prima di addormentarsi ripeta con me: Je suis Rom.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 14/4/2015