Andrea Montanari, MilanoFinanza 14/4/2015, 14 aprile 2015
RCS, BAZOLI APRE LA FALLA TRA I SOCI
Non era difficile supporre che dopo anni di accuse al vetriolo tra alcuni dei grandi soci di Rcs Mediagroup prima o poi si sarebbe arrivati al redde rationem. E ci si è arrivati proprio alla vigilia della scadenza rappresentata dall’assemblea del 23 aprile. Tanto più che i giochi sono già fatti con l’ufficializzazione di un patto di sindacato che vincola fino al voto il 38,9% (Fca, Della Valle, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Pirelli) del capitale a sostegno della lista di maggioranza che insedierà 6 dei 9 nuovi consiglieri d’amministrazione a partire dal presidente, Maurizio Costa, fino al riconfermato ad Pietro Scott Jovane.
Ma ieri il per solito compassato e misurato professore Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, ha scoperchiato il vaso di Pandora. «Nel momento in cui si compone una frattura come quella che si era manifestata clamorosamente fra l’azionista di maggioranza relativa (Fca, 16,73%, ndr) e il secondo socio (Della Valle, 7,32%) di Rcs, se noi non avessimo aderito si sarebbe creata un’altra frattura. Una frattura con un azionista che ha un preciso significato e per questo senso di responsabilità abbiamo deciso di aderire», ha dichiarato Bazoli. «Poi, per quanto riguarda il rapporto con quella persona (Della Valle, ndr), io ho avviato una causa giudiziaria». Per diffamazione. Dopo anni di attacchi di Mr Tod’s che invero ha più volte preso di mira anche il presidente di Fca ed Exor, John Elkann.
L’esternazione del banchiere bresciano può avere diverse interpretazioni.
C’è chi dice che sia una dichiarata volontà di ribadire la sua contrarietà a certe scelte dell’ad Jovane: dalla vendita degli immobili all’intenzione di vendere la Libri alla Mondadori. Ma c’è anche chi fa notare come, in questa vicenda che pone al centro del contendere il Corriere della Sera, Bazoli sia uscito ridimensionato dal confronto con Alberto Nagel, ad di Mediobanca, l’artefice della riappacificazione e della formazione della lista di maggioranza. Certo è che una sparata così forte non giova a nessuno, tanto più che l’azienda editoriale continua a soffrire e ha un debito ancora sostenuto. Inoltre, vanno definite le deleghe al presidente in pectore Costa (proposto da Della Valle) che gestirà Rcs in tandem con Jovane (sostenuto da Fca) in un mercato difficile. Senza trascurare il fatto che il nuovo cda, che avvierà una nuova fase di robusti tagli anche di personale, dovrà nominare il direttore del CorSera, altro elemento di stabilizzazione. Dopo mesi di trattative, la scelta sembra essere ricaduta sull’attuale condirettore Luciano Fontana (il candidato suggerito dal direttore uscente, Ferruccio de Bortoli) magari in tandem con Antonio Polito, direttore del Corriere del Mezzogiorno, che potrebbe affiancare i vice direttori Barbara Stefanelli, Daniele Manca e Venanzio Postiglione. Mentre paiono affievolirsi le speranze di Mario Orfeo (Tg1), Sarah Varetto (SkyTg24) e Carlo Verdelli. A favore di Fontana si è in qualche modo espresso anche Elkann. Ieri, nella lettera indirizzata ai soci di Exor, il presidente della holding ha fatto un parallelismo con il ricambio della direzione di The Economist partecipato al 4,72% da Exor. «Sono un convinto sostenitore delle successioni interne nelle grandi organizzazioni e l’Economist ne è un esempio».
Chi invece sembra avere sempre maggior seguito è Urbano Cairo (che ha il 4,6%) il quale punta ai tre posti in cda destinati alla minoranza. Secondo la Reuters i proxy adviser Glass Lewis e Frontis Governance consigliano di votare la lista presentata dal proprietario di La7, unico vero socio industriale di Rcs. E come già emerso nei mesi scorsi più d’una banca d’affari aveva studiato la possibilità di un’aggregazione tra Cairo Communication e Rcs. E anche il mercato ipotizza sorprese dell’ultima ora: dall’inizio di marzo è stato scambiato il 28% del capitale del gruppo editoriale.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 14/4/2015