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 2015  aprile 12 Domenica calendario

USA, TORNA IL PLOTONE D’ESECUZIONE MA LA PENA DI MORTE PERDE I SUOI FANS

Il dibattito sulla pena di morte negli Stati Uniti ha qualcosa di schizofrenico. Qualche giorno fa lo stato dello Utah ha annunciato il ritorno al plotone di esecuzione creando una ondata di sconcerto tra gli osservatori. Già lo scorso mese di febbraio la camera bassa dello stato del Wyoming aveva preso analoga decisione. A sentire gli esperti una scarica di fucileria è molto meno atroce di una iniezione letale o della sedia elettrica. La decisione dello Utah sorprende fino ad un certo punto. Fu proprio in quello stato che quasi 40 anni fa ripresero le esecuzioni dopo una pausa di quattro anni a seguito di una sentenza della Corte Suprema. Da allora sono stati giustiziati 1404 detenuti americani; eppure le polemiche sulla pena capitale sono forti più che mai. In Alabama Anthony Hinton, un detenuto è stato rilasciato dopo 30 anni di detenzione: era stato condannato a morte per un duplice omicidio mai commesso.
Questo e altri casi analoghi hanno riacceso il dibattito nei 32 stati nei quali si ricorre ancora alla pena di morte. Il Texas – che ha al suo attivo 522 del 1404 esecizioni – ha annunciato l’arrivo di nuove scorte di pentobarbitolo in quantità sufficiente a garantire le esecuzioni previste per il mese di aprile. Di contro c’è la California dove dal 1978 sono state eseguite solo 13 condanne a morte, ma i cui penitenziari ospitano 751 condannati alla pena capitale. Si condanna ancora – in alcuni stati anche di più – ma la pena non viene eseguita. In realtà negli ultimi venti anni è notevolmente cambiato l’atteggiamento dell’opinione pubblica anche a seguito del numero crescente di errori giudiziari portati alla luce dalle nuove tecniche di rilevamento del Dna e di valutazione scientifica delle prove. Le centinaia di innocenti finiti sulla sedia elettrica stanno facendo breccia nella coscienza dell’americano medio. Stando ad una rilevazione dell’Istituto Gallup, il sostegno alla pena di morte è sceso da venti anni a questa parte dall’80% al 63% circa. Una maggioranza che esiste solo sulla carta. Infatti anche i sostenitori della pena di morte scendono al 42% se possono scegliere tra pena di morte e ergastolo senza possibilità di sconti di pena.
Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 12/4/2015