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 2015  aprile 12 Domenica calendario

CHIEVO E CARPI PREPARATEVI C’È LA SERIE A DA ESPORTARE

La soluzione e l’assoluzione sono come la gente e l’agente. Parole che a dirle suonano quasi uguali, ma la scrittura fa la differenza. Anche una condanna può fare la differenza. La Corte europea stabilisce che a Genova per il G8 ci furono torture da parte della polizia e il pd Orfini conquista titoli chiedendo che l’allora capo della polizia Di Gennaro, oggi alla guida di Finmeccanica, lasci carica e poltrona. In parole povere, è la condanna in sede europea a dare fiato allo sdegno. Dal mio ristretto punto di vista, avrei preferito un intervento anticipato di Orfini, un po’ come quando un difensore spazza via il pallone dall’area di rigore e, col pallone, eventuali pericoli per la sua squadra. Il paragone regge fino a un certo punto. In una squadra tutti remano dalla stessa parte, in un partito no e nel Pd men che meno. Insomma, avrei preferito che all’interno del suo partito Orfini a un certo punto avesse chiesto: qualcuno può spiegarmi per quali meriti Di Gennaro viene messo a capo di Finmeccanica? O c’era bisogno della Corte europea per capire dopo 14 anni che a Genova c’era stato un deragliamento non solo dei black bloc ma di una parte delle forze dell’ordine?
Quando nello sport accade qualcosa di grave, che suscita interrogativi, subito dopo accade qualcosa di più grave fuori dallo sport. Ancora ci si chiedeva come all’Olimpico possano entrare striscioni insultanti, lunghi una ventina di metri, oltre ad assortito materiale esplodente, che c’è stata la mattanza nel Tribunale di Milano. E allora, contando i morti e i feriti, ci siamo chiesti com’è possibile che un uomo armato (cui doveva essere ritirato il porto d’armi) possa superare facilmente il controllo di documenti e il passaggio al metal detector. E così gli striscioni dell’Olimpico rimpiccioliscono, spariscono quasi. Ma resta una cosa da dire. Il presidente Pallotta ha parlato. In ritardo, sì, ma almeno ha parlato chiaro, ha detto quel che pensa dei tifosi che hanno esposto gli striscioni. Per questo, 7. Intendiamoci, niente di speciale, ma rispetto ai suoi colleghi un fiume in piena. I suoi colleghi non dicono mai nulla che possa suonare come critica ai tifosi, al massimo dicono che è una questione di ordine pubblico, che si tratta di gente che nulla ha a che fare col calcio.
Nulla ha a che fare, ma mi ha messo di buon umore, una segnalazione della lettrice M.B. di Varese. Su Nota diplomatica c’è scritto che il Gchq, agenzia dell’intelligence inglese, ha consigliato alle principali multinazionali di togliere lo smartphone ai dipendenti e di usare email solo per comunicazioni di routine. I servizi segreti russi e tedeschi, intanto, sarebbero tornati alla vecchie macchine da scrivere per i documenti davvero segreti. Non ho potuto controllare perché di Bond, James Bond, ho solo un vecchio numero disattivato, ma è consolante la prospettiva che la retroguardia possa pian piano diventare avanguardia. Poi magari non succede, è una prospettiva che vale la coperta di Linus (non la copertina). Per un giorno può tenere compagnia.
Più o meno come la prospettiva della prima giornata del campionato 2016/17 da giocarsi interamente all’estero. L’ha buttata lì venerdì Aurelio de Laurentiis, poi il presidente della Lega Beretta ha buttato altro (acqua sul fuoco) e insomma se ne riparlerà, ma il giro del mondo ha suscitato molto interesse. L’Inter a Giacarta, ovviamente, e il Milan dipende dalle trattative: Pechino o Bangkok, niente male. Sconsigliata Tripoli. Dosare bene tra emirati ed emigrati: per Juve o Roma o Napoli bene New York come Sydney. Bisognerà forse pilotare gli accoppiamenti, non si vede una coda per avere un Chievo-Carpi. E ci sarebbe il problema del fuso orario, il problema degli abbonati che perderebbero una partita, a meno che non facciano un biglietto per Giacarta o Sydney. E, non ultimo, il problema di rendere appetibile all’estero un calcio sempre meno appetibile in Italia.
Concentrarsi sul futuro fa perdere di vista il presente. Venerdì la prima pagina della Gazzetta era traboccante di futuro. Kakà: “Il Milan ripartirà”. E “La lista del Mancio”, bel titolo che a Stefano Bartezzaghi suggerirebbe scambi d’iniziale: la mista del lancio. E giochetti consimili: la pista del rancio, la vista del gancio. In sostanza, Mancini vorrebbe otto giocatori: quattro difensori, due centrocampisti, due attaccanti. Foto di sei prime scelte: Romero, Filipe Luis, Touré, Pedro, Lucas Leiva, Dybala. Con 107 milioni, ingaggi esclusi, si potrebbe fare. All’interno, intervistato Nicola Berti: «Avanti tutta con Thohir, vedo solo cose positive». Io ne vedo anche altre, ma abbiamo un ottico diverso. «Teniamoci stretti Thohir e Mancini». Chi vuole, sì. Ma è questione di fede, non più di ottico.
Gianni Mura, la Repubblica 12/4/2015