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 2015  aprile 12 Domenica calendario

GENERAL ELECTRIC ESCE DALLA FINANZA E ORA INTERBANCA DOVRÀ TROVARE UN NUOVO PADRONE

MILANO.
Il colosso americano General Electric (Ge) dice addio alla finanza, cosa che in Italia si traduce nell’uscita da Interbanca, per concentrarsi nell’industria. Venerdì le azioni Ge sono balzate del 10% a Wall Street quando il gruppo attivo nel settore dell’energia con base a Fairfield, nel Connecticut, ha annunciato la volontà di cedere, nel giro di due anni, gran parte delle proprie attività finanziarie riconducibili alla società Ge Capital per un valore di 200 miliardi di dollari. Rientra in questo piano anche la vendita di Ge Capital real estate, specializzata nel ramo immobiliare, per 26,5 miliardi di dollari, operazione che vede tra gli acquirenti anche i fondi americani di Blackstone e la banca a stelle e strisce Wells Fargo. Una netta sterzata per Ge, che così si libera della divisione più vulnerabile ai venti di crisi. General Electric, rispetto al 2008, ha già ridotto le attività di Ge Capital in maniera considerevole, portandole da 538 miliardi a 363 miliardi di dollari. Poi nei mesi scorsi c’è stata la quotazione in Borsa (Ipo) della controllata Synchrony Financial, che il gruppo conta di scorporare entro fine anno per un valore di 75 miliardi di dollari. E adesso l’annuncio dell’uscita da gran parte delle attività finanziarie, con il mantenimento nel gruppo guidato da Jeff Immelt dei soli business verticali (come i servizi finanziari legati all’energia) per una novantina di miliardi di dollari. Il riposizionamento nell’industria a scapito delle attività finanziarie avrà ripercussioni anche in Italia, dove Ge Capital possiede Interbanca, destinata perciò a breve a passare di nuovo di mano. Per l’ex merchant bank di Antonveneta continua la fase complessa: il 2014 non soltanto si è chiuso con una perdita di esercizio di 15,8 milioni di euro (comunque in netto miglioramento dal rosso di quasi 119 milioni del 2013) ma il socio di controllo Ge Capital Global Financial Holding Inc ha anche dovuto versare 550 milioni a fondo perduto per rafforzare il patrimonio. Per gli americani meglio chiamarsi fuori anche da qui.
Carlotta Scozzari, la Repubblica 12/4/2015