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 2015  aprile 13 Lunedì calendario

CEDE L’ASFALTO DI UN’ALTRA STRADA, PALAZZO CHIGI ALL’ATTACCO DELL’ANAS

L’itinerario dell’Italia che frana è lungo quasi 21mila chilometri. Passa per l’autostrada Palermo-Catania e raggiunge anche la Sardegna. L’ultimo pallino rosso, in questa cartina dei disastri, compare nei dintorni di Cagliari, nel primo tratto della Statale che doveva collegare la città alle località turistiche, quella che l’Anas aveva ribattezzato “Nuova 554”. Esiste da 10 anni ma è già devastata. Le auto non ci possono più passare perché al terzo chilometro l’asfalto è esploso e tra le quattro corsie si è creata una voragine di oltre un metro. Tutta colpa di uno smottamento, delle piogge e forse di qualche leggerezza nella fase progettuale. Per ora restano le transenne. Gli ingegneri studiano ancora la causa del crollo ma risistemare la strada potrebbe non essere semplice.
«Disastro nazionale»
In Sicilia si studia un piano di emergenza per rimettere in collegamento i due angoli dell’isola, mentre in Sardegna sarà molto più difficile trovare una soluzione immediata. Di certo non basterà continuare a rattoppare col bitume fresco: l’Anas lo ha già fatto per sei anni, spendendo inutilmente più di 400 mila euro. In aggiunta ai 55 milioni iniziali che sono serviti per realizzare la strada: 11 chilometri che ora sono già off limits. Nel frattempo bisogna studiare un percorso alternativo e affrontare deviazioni non segnalate. Un vero e proprio disastro nazionale, denuncia Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi (#italiasicura) e uomo di fiducia di Matteo Renzi e del nuovo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Che accusa direttamente del disastro il vertice dell’Anas, a cominciare dall’apparentemente intoccabile presidente Pietro Ciucci. «Anas - accusa D’Angelis - non può continuare con lo scaricabarile. A me sembrava già una vicenda incredibile il crollo di Capodanno del viadotto; quest’altro caso, che conoscevano da dieci anni, mi sembra francamente imbarazzante. Mi chiede se Ciucci deve prendere atto e andarsene? Io dico solo che ognuno si deve assumere le sue responsabilità».
Fragilità e incuria
Per il collaboratore di Renzi certamente c’è il problema di un territorio fragile, maltrattato e malgestito: il 70% delle frane censite in Europa, quasi 500mila, sono in Italia. È il 7% del territorio nazionale. Ma la situazione delle strade è indice speciale dell’incuria. Sì, perché incredibilmente l’Anas - ma il discorso vale anche per le ex strade provinciali, per Autostrade e gli altri gestori della rete autostradale, con l’unica eccezione positiva delle Ferrovie - non effettua un «normale» monitoraggio delle sue strade. E anche se nel nostro paese sono disponibili tecnologie di eccellenza per il controllo di questi fenomeni, l’Anas non ne fa nessun uso. E forse solo nel 2016 si deciderà a dotarsi di un fondo per la protezione dal rischio idrogeologico.
Un fondo per le frane
In Italia, tragicamente, «l’ingegneria ha pensato di poter fare a meno della geologia». Come spiega D’Angelis, quasi sempre si realizzano opere infrastrutturali senza fare gli indispensabili studi geologici preventivi. E quando - come nel caso dell’autostrada siciliana - ci si accorge di un potenziale rischio di frana, si preferisce non intervenire. Così ha fatto l’Anas. Il risultato è che si sarebbe potuto consolidare il colle spendendo 30 milioni, adesso si dovrà rifare il viadotto sborsandone ben 350. E adesso? Il neoministro delle infrastrutture ha intenzione di intervenire con forza, pare. E a metà aprile la task force di #italiasicura varerà un fondo in collaborazione con la Ragioneria dello Stato e i ministeri di Ambiente e Infrastrutture per far decollare un piano nazionale di contrasti alle frane.