Mario Ajello, Il Messaggero 11/4/2015, 11 aprile 2015
RENZI RAFFORZA LA SQUADRA: PIÙ GIGLIO MAGICO CHE MAI
Più di prima, Palazzo Chigi è Palazzo Renzi. Anche se, a giudicare dalle carte d’identità, nulla parrebbe cambiato. Escono due non fiorentini: il sottosegretario Graziano Delrio e il direttore generale Mauro Bonaretti, entrambi emiliani, tandem collaudatissimo dai tempi in cui l’uno era sindaco di Reggio e l’altro uomo-macchina del Comune e ora hanno traslocato insieme al ministero delle Infrastrutture. Ed entrano, a Palazzo Chigi, due non fiorentini: i romani Claudio De Vincenti e Paolo Aquilani. Pari e patta? Macché.
Il Giglio Magico si rafforza, e non si smorza, nella stanza dei bottoni - quella di cui entrandoci Pietro Nenni disse «non vedo i bottoni» ma i renziani li vedono o almeno credono di vederli - perché nella geografia di questo luogo e nel suo cuore amministrativo e quindi politico ha fatto il suo ingresso una figura, quella di Aquilanti, classe 1960, ex funzionario del Senato scelto da Maria Elena Boschi come braccio destro e sinistro nell’elaborazione delle riforme istituzionali e capo del dipartimento dei rapporti con il Parlamento, che rispetto al predecessore Bonaretti parla ormai fluentemente, e senza eretiche cadenze alla Delrio, la lingua politica del renzismo più ortodosso. Arricchita di una sapienza giuridica che ad Aquilanti viene accreditata nei luoghi che contano e di cui finora - secondo i critici del neo-potere dei Matteo Boys - Palazzo Chigi non ne avrebbe avuta abbastanza. Tanto è vero che si sprecano, al Consiglio di Stato o in altri sacrari del potere alto-burocratico romano, le ironie sui neofiti di Palazzo Chigi o sui dilettanti allo sbaraglio arrivati dall’Arno e da Rignano sull’Arno che pensano di conquistare la Capitale giocando duro e non mediando su niente. Ed è inutile ricordare qui la reciproca insofferenza tra neo-renzismo e potere amministrativo, dentro e fuori dai ministeri, che si è venuto a creare dal momento in cui sono arrivati - senza passare dalla cooptazione - gli alieni del team Matteo.
Si dirà: ma l’altra new entry, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, De Vincenti, già viceministro dello Sviluppo economico e addirittura amico di Enrico Letta e Bersani, non è quanto di più lontano si possa pensare dal renzismo? E se Delrio era renziano, ma non considerato renzianissimo o renzianerrimo come il collega Luca Lotti, lui invece è un comunista sia pure ex e per di più un professore (allevato da Vincenzo Visco) e al nuovo potere i docenti sembrano spesso dei «gufi»? Ma proprio per questo, per la difficoltà d’inserimento che avrà De Vincenti nel Giglio Magico, per il fatto che le deleghe importanti sono tutte nelle mani di Lotti che è un Renzi toscano quanto lui ma biondo e scapigliato soprannominato «il Lampadina» e assoluto factotum, per il naturale bisogno di tempo a imparare la lingua politica fiorentina, il sottosegretario-prof almeno per un po’ avrà un peso non facilmente percepibile. Anche se da sottosegretario prima con Monti, poi con Letta e tuttora vice al dicastero di Via Veneto, conosce bene il settore delle crisi aziendali. E insomma, Palazzo Renzi ancora più Palazzo Renzi. Almeno nelle previsioni.
I CURRICULA
Perché poi, il curriculum di De Vincenti è così interessante che il personaggio potrebbe rivelarsi invece capace di allargare il lessico domestico in uso in queste stanze. Dove si ha poca dimestichezza, per esempio, come gli annali della "Rivista Trimestrale", culla del catto-comunismo alla Rodano cui collaborava De Vincenti e dove si incrociavano le analisi marxiste con le spinte riformiste del mondo cattolico dopo il Concilio Vaticano II. Per non dire che De Vincenti si è anche occupato di sanità nei governi di centrosinistra con le ministre Rosy Bindi e Livia Turco, non proprio due Matteo Girls.
Quanto al resto, e al netto del romano Filippo Sensi o del napoletano Francesco Nicodemo (responsabile new media) o pochi altri, Palazzo Chigi è Palazzo Vecchio. Con Antonella Manzione, l’ex capo dei vigili di Firenze, che ne tiene le redini legislative, vestita spesso in tuta e con le scarpe da ginnastica e devota a Renzi e a Madre Teresa di Calcutta anche se è il primo e non la seconda che vorrebbe farla diventare consigliera di Stato. Boschi che già c’era in qualità di aggiunta, e ora c’è di più con l’innesto di Aquilanti. E Tiberio Barchielli (da Rignano) addetto alle foto. E Giovanni Palumbo e Franco Bellacci detto Franchino che gestiscono, sia pure nella quasi impossibilità di gestione, l’agenda e le attività del premier (indovinello: da dove vengono?) e il pisano Pilade Bandini che si occupa della corrispondenza di Matteo ed è «comunista non pentito». Forse comincerà con il suo aiuto, per l’ex marxista De Vincenti, il corso accelerato di lingua fiorentina.