Leonardo Martinelli, La Stampa 12/4/2015, 12 aprile 2015
Volkswagen, la faida ai vertici In Francia scoppia il caso Renault, lo Stato compra un altro 4,7% di azioni Leonardo Martinelli Aria da «crepuscolo degli dèi» nei piani alti di Volkswagen: Ferdinand Piech, il potente patriarca del gruppo, ha aperto a sorpresa le ostilità contro Martin Winterkorn, l’amministratore delegato
Volkswagen, la faida ai vertici In Francia scoppia il caso Renault, lo Stato compra un altro 4,7% di azioni Leonardo Martinelli Aria da «crepuscolo degli dèi» nei piani alti di Volkswagen: Ferdinand Piech, il potente patriarca del gruppo, ha aperto a sorpresa le ostilità contro Martin Winterkorn, l’amministratore delegato. Una battaglia, comunque, che è solo iniziata e che Piech non è sicuro di vincere. A Parigi, invece, Carlos Ghosn, altro ad, stavolta di Renault (e della controllata Nissan), non sta traballando. Ma ha comunque dovuto incassare un imprevisto aumento di capitale da parte dello Stato francese, che vuole mantenere a ogni costo il controllo del gruppo. E l’ultima parola sull’operato di Ghosn. Presa di distanza «Ho preso le distanze da Martin Winterkorn», ha dichiarato venerdì Piech allo Spiegel. Winterkorn deve rinnovare il suo contratto a fine 2016 ed era ormai previsto che nell’aprile del 2017 avrebbe preso il posto di Piech alla guida del consiglio di sorveglianza di Volkswagen. Ma le parole dell’attuale presidente, nipote ed erede del fondatore del casato, quel Ferdinand Porsche che aveva inventato il Maggiolino, hanno raffreddato qualsiasi entusiasmo. Piech ce l’ha con Winterkorn perché non riesce ad aumentare la redditività di Vw, marchio madre del gruppo, ancora inferiore a quella di Mercedes e Bmw. E ritiene l’attuale ad il responsabile delle difficoltà di Vw (non di Porsche e Audi, i marchi premium di Volkswagen) sul mercato americano, oltre che dei tentennamenti per entrare nel mercato del low cost, con destinazione soprattutto l’Asia. Piech nel passato ha già fatto fuori altri manager, in maniera rapida e indolore. Ma stavolta non sarà così facile. Innanzitutto Winterkorn sta facendo resistenza. «Non sono uno che getta facilmente la spugna», ha dichiarato al Frankfurter Allgemeine, ricordando che in otto anni alla guida di Vw ha aumentato le vendite del 60%. Anche il sindacato, la IgMetall, che siede nel consiglio, e il governo della Bassa Sassonia, che può contare sulla golden share del gruppo, sono dalla sua parte. Non solo: domenica è intervenuto Wolfgang Porsche, pure lui nel consiglio di sorveglianza, specificando che «le dichiarazioni del dottor Piech riflettono solo la sua opinione personale». I due sono cugini. E le famiglie Piech e Porsche detengono insieme il 53,1% delle azioni Volkswagen. A Parigi l’apprensione cresce riguardo alla governance di un altro colosso dell’auto europea, la Renault. Crescita al 19,7 per cento Lo Stato francese ha appena annunciato di avere acquistato un ulteriore 4,7% del capitale del gruppo, così da portare la sua partecipazione al 19,7%. L’operazione serve a bloccare una risoluzione che all’Assemblea generale, prevista il 30 aprile, potrebbe imporre alla casa automobilistica di non applicare il sistema del doppio diritto di voto per chi detiene azioni per un periodo superiore a due anni. È una novità prevista da una legge del 2014. E che, grazie all’ultimo potenziamento della presenza pubblica nel capitale, si potrà applicare anche a Renault, favorendo l’azionista principale, lo Stato francese appunto. Ghosn non era neanche al corrente dell’ultima operazione. Lui, liberal nell’anima, è fortemente contrario a questo tipo di manovrine. Ma, volente o nolente, è un ad fortemente attento ai desideri del suo «padrone».