Paolo Mastrolilli, La Stampa 13/4/2015, 13 aprile 2015
Nel cerchio magico di Hillary tra giovani “digitali” e vecchie volpi Dall’inseparabile Huma alla trentenne ex manager di Google e John Podesta Largo ai giovani digitali, e ai vecchi di grande esperienza
Nel cerchio magico di Hillary tra giovani “digitali” e vecchie volpi Dall’inseparabile Huma alla trentenne ex manager di Google e John Podesta Largo ai giovani digitali, e ai vecchi di grande esperienza. Il «cerchio magico» della campagna presidenziale di Hillary Clinton si sta strutturando così, mescolando le facce nuove cresciute con internet e big data, e i consiglieri più rodati che garantiscono disciplina. I temi saranno il «capitalismo responsabile», la lotta alle diseguaglianze economiche, il rilancio della classe media sul piano interno, e la sicurezza senza avventure su quello internazionale. Ma come ha spiegato il manager Robby Mook, in un memo distribuito allo staff sabato intitolato «We Are Hillary for America», il punto centrale sarà questo: «Noi siamo una squadra. Siamo impegnati ad aiutarci l’uno con l’altro per avere successo. Siamo una famiglia, piena di diversità e talento: dobbiamo lavorare insieme, sostenerci e rispettarci, guardarci reciprocamente le spalle. La campagna non siamo noi, e nemmeno Hillary, ma gli americani, a cui dobbiamo restituire l’opportunità di costruire una vita migliore». L’uomo di Bill Il presidente è John Podesta, una garanzia. È stato capo di gabinetto alla Casa Bianca con Bill Clinton, poi ha fondato la think tank democratica Center for American Progress, quindi è tornato alla Casa Bianca con Obama per fare il consigliere. È lui, tra le altre cose, che ha negoziato l’accordo sul clima con la Cina. Il suo compito sarà far funzionare la campagna, evitando rivalità e attriti che rovinarono quella del 2008: quando parlerà John sarà la voce di Hillary, e tutti dovranno obbedire. Con sè porterà veterani come Neera Tanden, che oggi guida il CAP e suggerirà i programmi di politica interna, il raccoglitore di fondi Harold Ickes, il governatore della Virginia McAuliffe e il sindaco di New York de Blasio, che daranno appoggio e consiglio. Il manager della campagna sarà Robby Mook, 35 anni, cresciuto a internet e big data. Ha appena guidato McAuliffe alla vittoria in Virginia, e gestirà il quartier generale di One Pierrepont Plaza per farlo somigliare alla macchina tecnologica costruita da Obama a Chicago nel 2008 e 2012. Questi aspetti saranno curati da un’altra trentenne, Stephanie Hannon, ex direttrice di Google per Product management, Civic Innovation e Social impact. Da Mountain View si trasferirà a Brooklyn, per garantire la massima efficienza tecnologica. A dirigere la comunicazione invece ci sarà Jennifer Palmieri, che ha appena lasciato questa stessa posizione alla Casa Bianca, aiutata dal veterano Jim Margolis. Il sondaggista sarà Joel Benenson, un newyorchese senza peli sulla lingua che aveva avuto lo stesso ruolo con Obama, che gli attribuiva il merito di andare sempre al punto senza mascherare la realtà. Lo aiuterà Roy Spence, stratega politico che negli ultimi mesi ha elaborato con Hillary i dettagli della campagna. Più morbida con Israele La politica estera è affidata al trentanovenne Jake Sullivan e a Dan Schwerin. Jake era il braccio destro di Hillary al dipartimento di Stato, dove con William Burns aveva avviato i negoziati segreti con l’Iran. Hillary sarà più morbida con Israele di Obama, ma l’apertura a Teheran era condivisa. Gli analisti si aspettano che sarà più aggressiva sulla scena internazionale, infatti aveva appoggiato l’intervento in Libia e lo favoriva anche in Siria. Però dovrà fare i conti con la base liberal che le preferì Obama proprio perché prometteva di chiudere le guerre in Iraq e Afghanistan, e quindi dovrà muoversi con prudenza. Con la classe media Gli economisti che ha ascoltato di più negli ultimi mesi, oltre ai vecchi amici tipo Larry Summers e Robert Rubin, sono stati Teresa Ghilarducci e Heather Boushey, entrambe fautrici del «responsabile capitalism». Questo conferma che punterà ad essere il campione della casse media per sanare la diseguaglianza economica. Al fianco di Hillary, poi, ci sarà Huma Abedin, l’assistente storica che ha vissuto un dramma simile al suo, quando il marito Anthony Weiner ha distrutto la propria carriera politica mandando foto scabrose a varie donne. Huma è sopravvissuta e Hillary non l’ha mollata. Come ha fatto con Bill, che insieme alla figlia Chelsea sarà la colonna della campagna, dietro le quinte.