Andrea Galli - Gianni Santucci, Corriere della Sera 12/4/2015, 12 aprile 2015
«Guadagnava milioni con una mano sola Così li spendevamo nelle notti di Milano» MILANO Della Milano che fu, restano l’amicizia e gli articoli prima dei nomi di battesimo
«Guadagnava milioni con una mano sola Così li spendevamo nelle notti di Milano» MILANO Della Milano che fu, restano l’amicizia e gli articoli prima dei nomi di battesimo. Il Gildo, il Maurino, il Fabio. E il Claudio, naturalmente. Altri tempi. Un’altra città. Dice Maurino Malvenuti, tassista di notte, 54 anni: «C’era il grano , ce n’era per tutti. A patto, s’intende, di non averci la sfiga addosso. E oggi sta città qui ha proprio un’aria sfigata. Game over . Io trasporto un sacco di gente che non ha i soldi per terminare la corsa. Cosa faccio? Li porto a casa, non li lascio certo a metà strada. Il Maurino non ti mollaaaaa mai!». Non molleranno nemmeno adesso. Giura un altro dei tre amici fraterni del killer, Fabio Fanciullacci, 55 anni, un passato da imprenditore e oggi (definizione sua) professione inventore: «Avete il cellulare dell’avvocato? Voglio andare a trovare Claudio in carcere. Paga l’ingiustizia della giustizia italiana». Erano e sono in quattro. A Malvenuti e Fanciullacci bisogna aggiungere Gildo Gabrielli, 53 anni, proprietario di un’argenteria. Eccolo, il gruppo del viaggio a Cracovia, con l’aneddoto svelato proprio dal Gildo: «Due di noi partirono dall’aeroporto di Orio al Serio. Gli altri due, e uno era Claudio, che pagò, persero il volo e ne affittarono uno privato. Un aero-taxi. Giardiello aveva denaro, forse nemmeno sapeva quanto». Si erano incontrati all’ex Club Conti, palestra di lusso in corso Como, luogo per allenamenti, chiacchiere e affari di personaggi famosi, di emergenti, della gente coi danèe . Il Maurino fu folgorato: «A me piace la gn... ma quando lo vidi, alto, elegante, raffinato, fossi stata una donna mi sarei innamorata. E avrei fatto pazzie». Si sudava (quasi niente) e si mangiava (abbuffate). Cene in ristoranti di lusso. La migliore carne, il migliore pesce. Il miglior vino. E le serate fino all’alba, a ballare. E i casinò, da Campione d’Italia a Sanremo. La spensieratezza di un’esistenza agiata. Forse troppo. Claudio Giardiello era un attore per quel palcoscenico. E in parallelo, mentre la città gli scompariva intorno, la sua storia personale sprofondava nel fallimento economico. Così, nella post-Milano di oggi, ancor prima di mettersi a sparare s’era già ritrovato un relitto. Di nuovo il Maurino: «Il Claudio c’aveva tre, quattromila euro in contanti nelle tasche. Anche noi stavamo bene. Ma il Claudio di più. Saliva a un livello tale che ti dovevi fermare per forza. Aveva mosso miliardi di lire... Gli anni Novanta... Sia sempre benedetto Craxi. Almeno non s’arricchiva da solo. Mangiavano tutti. Adesso i politici succhiano e basta. All’epoca il lavoro te lo tiravano addosso. Io guadagnavo come se avessi lavorato 380 giorni all’anno... Non è unicamente una questione di crisi: allora c’era un’energia che trascinava. Uscivo da un locale e mi buttavo in un altro, non trovavo mai chiuso un ristorante e quando entravo non mi accoglievano con la faccia smorta. Sorridevano. E le donne... Le donne...». C’era un’allegria contagiosa, forse impegnativa. Sembrava che la fine non dovesse mai arrivare. Il Fabio: «Sì, c’è stata Mani pulite. Però le inchieste non hanno spento la vena creativa, la possibilità di investire sapendo che avresti comunque guadagnato a condizione di non essere proprio un pirla. C’erano le opportunità. Claudio le aveva colte. Anche io, per la verità. Ho fatto lo stesso suo lavoro. Costruivo case, le vendevo, reinvestivo. Fin quando è durata. Ho avuto problemi giudiziari. Ero sotto il giogo di uno psicopatico che aveva il potere per schiacciarmi. Ho speso un capitale per gli avvocati, c’ho rimesso in cuore e fegato ma ho vinto, a testa alta. Ora faccio l’inventore. Sto brevettando un nuovo social network. Con una rigida selezione all’ingresso: entra chi ha concetti seri da esprimere, altrimenti la comunità lo caccia. Non è che possiamo sopportare tutto anche su Internet...» I tre amici son stati quelli che hanno prestato soldi a Giardiello quand’è arrivato al precipizio, inseguito dai debiti. Dice il Gildo che gli avevano lasciato una loro macchina purché riuscisse a fare un trasloco. Dice il Maurino che gli ex soci gli avevano mangiato l’impossibile. Dice il Fabio che nessuno mai giustificherà l’orrore e che però bisogna leggere le carte delle inchieste, per capire le reali colpe nei vari procedimenti. Han trascorso giorni e giorni insieme. Milano, l’Italia, l’estero. Ma poche, pochissime foto di gruppo. «Non avevamo il tempo di metterci in posa, intorno la vita correva» sentenzia Maurino Malvenuti, il tassista di notte. «La prossima volta vi parlo dei tanti fuori di testa che carico a bordo. Mi mettono paura. Casomai d’improvviso...». Andrea Galli Gianni Santucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 9 Immagini della pagina Visualizza : Data Contenuti Pubblicazioni Opzioni Zoom