Carlo Fruttero, La Stampa 12/4/2015, 12 aprile 2015
Ma Montecristo straccia D’Artagnan Un nobiluomo di mezza età, magro, bellissimo, che gira per Parigi con un tiro di cavalli di gran pregio, va all’Opera insieme a una misteriosa dama greca
Ma Montecristo straccia D’Artagnan Un nobiluomo di mezza età, magro, bellissimo, che gira per Parigi con un tiro di cavalli di gran pregio, va all’Opera insieme a una misteriosa dama greca. Si fa chiamare conte di Montecristo, una piccola isola dell’ Arcipelago toscano. Ma noi lettori sappiamo che in realtà si tratta di Edmond Dantès, impegnato a vendicarsi dei suoi vecchi nemici. Quando rivelerà la verità? Questo genere di suspense ha un nome (che non ricordo) in retorica ed è in uso da secoli. Dantès è un giovane marsigliese che vent’anni prima i suoi infidi amici hanno fatto cadere in una trappola politica, in seguito alla quale il giovane viene sbattuto nella prigione del castello di If. Qui egli incontra l’abate Faria, anche lui prigioniero, che gli rivela l’esistenza, a Montecristo, di un tesoro inimmaginabile. Dantès riesce a evadere, raggiunge l’isola, trova il tesoro e torna a Parigi ad affrontare i calunniatori. É il romanzo di una vendetta, ma è anche una descrizione impareggiabile del gran mondo parigino. Tutti i suoi nemici hanno fatto carriera, ma Dantès con ogni genere di astuzia riesce a stroncarli uno per uno. Tutti lo ammirano, tutti lo invitano, neppure la sua ex fidanzata, che ha sposato un alto funzionario, lo riconosce. Quando si deciderà a parlare?, ci chiediamo col fiato sospeso. Siamo ben lontani da I tre moschettieri, libro di cappa e spada più celebre e molto più sempliciotto. E’ Montecristo il vero eroe romantico creato dallo straripante Dumas. E a lui (se ci fosse una giustizia letteraria suprema) che andrebbe appesa la fama di Alexandre Dumas.