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 2015  aprile 12 Domenica calendario

Non sapremo mai quale sia stata l’ultima, definitiva scheda di Carlo Fruttero su Topolino, album che doveva occupare un posto d’onore nella sua libreria ideale, specchio e riassunto di quella, labirintica, che lo circondava nella casa di Roccamare

Non sapremo mai quale sia stata l’ultima, definitiva scheda di Carlo Fruttero su Topolino, album che doveva occupare un posto d’onore nella sua libreria ideale, specchio e riassunto di quella, labirintica, che lo circondava nella casa di Roccamare. Quella «magica bestiola che ci ha aperto le porte della letteratura» è stata divorata da un disastro del computer su cui la figlia Carlotta annotava «di notte in notte» i brevissimi, fulminanti riassunti dello scrittore, ormai malato e debolissimo. Ci sono rimasti una trentina abbondante di perfetti ritratti di libri e scrittori, trenta cammei che ora escono per Mondadori con il titolo che è anche la loro chiave di interpretazione. Da una notte all’altra, appunto. Sono quelle in cui Carlo Fruttero riprese il filo di un’idea nata nel 2009 con Fabio Fazio e che non poté essere realizzata per ragioni di salute. Doveva essere un filmato per la televisione: il conduttore se ne sarebbe salito su una alta scala, e lo scrittore gli avrebbe passato, un libro alla volta, quel che doveva rappresentare il suo canone ultimo, cento libri di cui offriva per ciascuna una sintetica, fulminea descrizione. La scala è rimasta un’idea letteraria, le note d’autore invece no. perché a partire da un caldo agosto 2009, abbandonato sui cuscini, debole, smagrito ma come sempre vivacissimo, Fruttero (scomparso poi nel gennaio 2012) cominciò a dettare, sollecitato dalla figlia che aveva capito come solo la letteratura potesse continuare a mantenerlo in vita. Dettò molto, sulla base di un piano di lavoro che cominciava con Collodi e doveva finir con il Chatwin di In Patagonia; forse non dettò tutto, ma comunque molto più di quanto è rimasto, quasi a volerci lasciare un mistero, un guizzo, un ammiccante indovinello. Abbozzò anche una sorta di dialogo melanconico e scherzoso con Fazio, come se davvero si dovesse scrivere la trasmissione. Il risultato – e lo si vede dagli esempi qui pubblicati – è affascinante. Le schede sono quarte di copertina perfette, perché senza fini commerciali; sono «tutta anima». In esse si intuisce la vita dello scrittore, il suo particolare modo di avvicinarsi con passione disincantata alla letteratura, il suo capire senza mai ergersi a «maestro», il suo orrore per la trombonaggine: in una parola, l’intelligenza. E il cuore. Non sapremo mai quale sia stata l’ultima, definitiva scheda di Carlo Fruttero su Topolino, album che doveva occupare un posto d’onore nella sua libreria ideale, specchio e riassunto di quella, labirintica, che lo circondava nella casa di Roccamare. Quella «magica bestiola che ci ha aperto le porte della letteratura» è stata divorata da un disastro del computer su cui la figlia Carlotta annotava «di notte in notte» i brevissimi, fulminanti riassunti dello scrittore, ormai malato e debolissimo. Ci sono rimasti una trentina abbondante di perfetti ritratti di libri e scrittori, trenta cammei che ora escono per Mondadori con il titolo che è anche la loro chiave di interpretazione. Da una notte all’altra, appunto. Sono quelle in cui Carlo Fruttero riprese il filo di un’idea nata nel 2009 con Fabio Fazio e che non poté essere realizzata per ragioni di salute. Doveva essere un filmato per la televisione: il conduttore se ne sarebbe salito su una alta scala, e lo scrittore gli avrebbe passato, un libro alla volta, quel che doveva rappresentare il suo canone ultimo, cento libri di cui offriva per ciascuna una sintetica, fulminea descrizione. La scala è rimasta un’idea letteraria, le note d’autore invece no. perché a partire da un caldo agosto 2009, abbandonato sui cuscini, debole, smagrito ma come sempre vivacissimo, Fruttero (scomparso poi nel gennaio 2012) cominciò a dettare, sollecitato dalla figlia che aveva capito come solo la letteratura potesse continuare a mantenerlo in vita. Dettò molto, sulla base di un piano di lavoro che cominciava con Collodi e doveva finir con il Chatwin di In Patagonia; forse non dettò tutto, ma comunque molto più di quanto è rimasto, quasi a volerci lasciare un mistero, un guizzo, un ammiccante indovinello. Abbozzò anche una sorta di dialogo melanconico e scherzoso con Fazio, come se davvero si dovesse scrivere la trasmissione. Il risultato – e lo si vede dagli esempi qui pubblicati – è affascinante. Le schede sono quarte di copertina perfette, perché senza fini commerciali; sono «tutta anima». In esse si intuisce la vita dello scrittore, il suo particolare modo di avvicinarsi con passione disincantata alla letteratura, il suo capire senza mai ergersi a «maestro», il suo orrore per la trombonaggine: in una parola, l’intelligenza. E il cuore. Non sapremo mai quale sia stata l’ultima, definitiva scheda di Carlo Fruttero su Topolino, album che doveva occupare un posto d’onore nella sua libreria ideale, specchio e riassunto di quella, labirintica, che lo circondava nella casa di Roccamare. Quella «magica bestiola che ci ha aperto le porte della letteratura» è stata divorata da un disastro del computer su cui la figlia Carlotta annotava «di notte in notte» i brevissimi, fulminanti riassunti dello scrittore, ormai malato e debolissimo. Ci sono rimasti una trentina abbondante di perfetti ritratti di libri e scrittori, trenta cammei che ora escono per Mondadori con il titolo che è anche la loro chiave di interpretazione. Da una notte all’altra, appunto. Sono quelle in cui Carlo Fruttero riprese il filo di un’idea nata nel 2009 con Fabio Fazio e che non poté essere realizzata per ragioni di salute. Doveva essere un filmato per la televisione: il conduttore se ne sarebbe salito su una alta scala, e lo scrittore gli avrebbe passato, un libro alla volta, quel che doveva rappresentare il suo canone ultimo, cento libri di cui offriva per ciascuna una sintetica, fulminea descrizione. La scala è rimasta un’idea letteraria, le note d’autore invece no. perché a partire da un caldo agosto 2009, abbandonato sui cuscini, debole, smagrito ma come sempre vivacissimo, Fruttero (scomparso poi nel gennaio 2012) cominciò a dettare, sollecitato dalla figlia che aveva capito come solo la letteratura potesse continuare a mantenerlo in vita. Dettò molto, sulla base di un piano di lavoro che cominciava con Collodi e doveva finir con il Chatwin di In Patagonia; forse non dettò tutto, ma comunque molto più di quanto è rimasto, quasi a volerci lasciare un mistero, un guizzo, un ammiccante indovinello. Abbozzò anche una sorta di dialogo melanconico e scherzoso con Fazio, come se davvero si dovesse scrivere la trasmissione. Il risultato – e lo si vede dagli esempi qui pubblicati – è affascinante. Le schede sono quarte di copertina perfette, perché senza fini commerciali; sono «tutta anima». In esse si intuisce la vita dello scrittore, il suo particolare modo di avvicinarsi con passione disincantata alla letteratura, il suo capire senza mai ergersi a «maestro», il suo orrore per la trombonaggine: in una parola, l’intelligenza. E il cuore. Non sapremo mai quale sia stata l’ultima, definitiva scheda di Carlo Fruttero su Topolino, album che doveva occupare un posto d’onore nella sua libreria ideale, specchio e riassunto di quella, labirintica, che lo circondava nella casa di Roccamare. Quella «magica bestiola che ci ha aperto le porte della letteratura» è stata divorata da un disastro del computer su cui la figlia Carlotta annotava «di notte in notte» i brevissimi, fulminanti riassunti dello scrittore, ormai malato e debolissimo. Ci sono rimasti una trentina abbondante di perfetti ritratti di libri e scrittori, trenta cammei che ora escono per Mondadori con il titolo che è anche la loro chiave di interpretazione. Da una notte all’altra, appunto. Sono quelle in cui Carlo Fruttero riprese il filo di un’idea nata nel 2009 con Fabio Fazio e che non poté essere realizzata per ragioni di salute. Doveva essere un filmato per la televisione: il conduttore se ne sarebbe salito su una alta scala, e lo scrittore gli avrebbe passato, un libro alla volta, quel che doveva rappresentare il suo canone ultimo, cento libri di cui offriva per ciascuna una sintetica, fulminea descrizione. La scala è rimasta un’idea letteraria, le note d’autore invece no. perché a partire da un caldo agosto 2009, abbandonato sui cuscini, debole, smagrito ma come sempre vivacissimo, Fruttero (scomparso poi nel gennaio 2012) cominciò a dettare, sollecitato dalla figlia che aveva capito come solo la letteratura potesse continuare a mantenerlo in vita. Dettò molto, sulla base di un piano di lavoro che cominciava con Collodi e doveva finir con il Chatwin di In Patagonia; forse non dettò tutto, ma comunque molto più di quanto è rimasto, quasi a volerci lasciare un mistero, un guizzo, un ammiccante indovinello. Abbozzò anche una sorta di dialogo melanconico e scherzoso con Fazio, come se davvero si dovesse scrivere la trasmissione. Il risultato – e lo si vede dagli esempi qui pubblicati – è affascinante. Le schede sono quarte di copertina perfette, perché senza fini commerciali; sono «tutta anima». In esse si intuisce la vita dello scrittore, il suo particolare modo di avvicinarsi con passione disincantata alla letteratura, il suo capire senza mai ergersi a «maestro», il suo orrore per la trombonaggine: in una parola, l’intelligenza. E il cuore. (Alberto Conti/Contrasto) - Carlo Fruttero (1926-2012) sulla spiaggia di Roccamare (Provincia di Grosseto) nel 2006 pag. 3 di 3