Notizie tratte da: Marta Boneschi # Milano, l’avventura di una città # Ledizioni 2014 # pp. 420, 19,90 euro., 12 aprile 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 34
(Milano, l’avventura di una città)
Vedi Biblioteca in scheda: 2303260
Vedi Database in scheda: 2303899
L’ABC DI MILANO –
Borromeo. Tra le più antiche e illustri famiglie patrizie di Milano i Borromeo, toscani di origine, dalla fine del Trecento commerciavano a Milano in lana inglese, cotone africano, seta toscana, olio siciliano, armi bresciane, ed esercitavano il mestiere bancario nelle filiali di Londra e Bruges.
Motto . Motto dei Borromeo: «Humilitas».
Origine . Il nome Borromeo viene da buon romeo, ovvero il pellegrino sulla strada di Roma.
Famiglia. Carlo Borromeo, il santo nato nel 1538, supremo avversario dell’eresia protestante, riorganizzatore della Chiesa ambrosiana, fondatore del Seminario (a porta Orientale) e del Collegio Elvetico (sul Naviglio di San Damiano). Il cugino Federico, nato nel 1564, fondatore della Biblioteca ambrosiana, la prima in Europa aperta al pubblico.
Pia. Nel Libretto de i ricordi al popolo della città e diocesi di Milano, il santo arcivescovo Carlo Borromeo istruiva «ogni pia famiglia a condurre una giornata devota: mai con le mani in mano, ma sempre operosi per allontanare le tentazioni. In particolare, affermava, occorre esercitare la massima sorveglianza sui deboli, cioè sui bambini e sui domestici, per sottrarli al demonio. Nulla serve a scacciare il peccato come i riti virtuosi, l’austerità, la parsimonia, la pietà, e nessun vigore è sprecato contro ogni deviazione, anche la più subdola».
Tasse. Maria Teresa d’Austria, che introdusse a metà Settecento un nuovo sistema di tassazione, imperniato su un sistematico censimento delle proprietà e sulla stesura di un catasto. L’aliquota da pagare era fissa, indipendente dal reddito. Spiega il riformatore Gian Rinaldo Carli che le terre incolte «per incuria o per negligenza rimangono senza diminuzione alcuna sotto il medesimo tributo» ed è meglio quindi vincere la negligenza e farle produrre, senza aggravi ma con profitto.
Religione. Il figlio e successore di Maria Teresa, Giuseppe II nel 1781 promulgò «l’editto della tolleranza religiosa» che attirò a Milano ebrei e protestanti, ricchi di idee, iniziative, ambizioni e denaro.
Scala. La Scala, sorta sulle rovine di una malandata chiesa, Santa Maria alla Scala, dopo che il teatro Ducale andò bruciato per un incendio. Giulio Pompeo Litta, «quale primo rappresentanti del Corpo generale dei proprietari di Palchi nel Regio Ducal Teatro», acquistò dal Demanio il sito e curò la realizzazione del progetto di Piermarini. I lavori durarono poco più di un anno, i finanziatori si assicurarono un posto (ai Litta, grandiosi come al solito, toccarono «i primi quattro palchi del primo rango a sinistra»).
Beccaria. «Il libro del Marchese Beccaria, l’argomento glielo ho dato io, e la maggior parte dei pensieri è il risultato delle conversazioni che giornalmente si tenevano fra Beccaria, Alessandro, Lambertenghi e me. Nella nostra società la sera la passiamo nella stanza medesima ciascuno travagliando. Alessandro ha per le mani la Storia d’Italia, io i miei lavori economici politici, altri legge. Beccaria si annoiava e annoiava gli altri. Per disperazione mi chiese un tema, io gli suggerii questo, conoscendo che per un uomo eloquente e di immagini vivacissime era adatto appunto» (la genesi di Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, ricostruita da Pietro Verri).
Foscolo. Ugo Foscolo arrivò a Milano nel 1797. «Nel 1801 s’innamora di una bellezza dagli occhi di carbone, Antonietta Fagnani, sposata a Marco Arese Lucini. Con la complicità della cameriera Teresa, gli amanti approfittano delle uscite del marito per incontrarsi nel palazzo di porta Orientale (di fronte al Seminario voluto da Carlo Borromeo per una comunità morigerata e pia). Ma questa abitudine potrebbe diventare imbarazzante: l’adulterio è tollerato, purché discreto, e invece l’affaire è noto a tutti. Al rassegnato coniuge non rimane che divulgare il proprio duplice disappunto: «Ho fatto costruire la facciata di casa mia da Luigi Cagnola perché tutti l’ammirino, e purtroppo piace solo a me. Ho scelto mia moglie per me solo, e purtroppo piace a tutti».
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 12/4/2015