Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 11/4/2015, 11 aprile 2015
ATENE STRINGE I DENTI, MA LA LIQUIDITÀ BASTA AL MASSIMO DUE MESI
Quanto può ancora resistere finanziariamente il governo Tsipras? Chi dice fino al vertice dell’Eurogruppo del 24 aprile a Riga, chi fino a fine mese e chi invece si spinge fino al massimo alla fine di maggio. Tutto dipende da quante riserve, che si stimano sui 3 miliardi di euro circa, il ministro Yanis Varoufakis avrà ancora nelle casse.
Nei primi due mesi dell’anno il Governo greco non ha fatto nessun investimento, né ha pagato i crediti di imposta né i fornitori, aumentando così il debito che si aggira sul 175% del Pil. Il Governo Tsipras, attraverso una specie di economia di guerra, ha pagato puntuale solo stipendi e pensioni. Non solo. Il ministro Varoufakis, controlla, come un novello Colbert, circa la metà del Pil greco. E da questa tolda di comando costruita a marce forzate, ha chiesto a società pubbliche, comuni, enti pubblici, assicurazioni e fondi pensione statali di versare al governo le loro riserve strategiche per reperire il massimo di liquidità. Accentrando la tesoreria, Atene ha messo le mani su 80-90 milioni di fondi extra. Con questa manovra finanziaria è riuscita a pagare il 9 aprile i 450 milioni di euro di rata dovuti al Fondo monetario internazionale, un appuntamento che, se saltato, poteva costare caro. Poi i ministri del Lavoro e dell’agricoltura hanno dirottato tutti i fondi europei verso le casse comuni. Atene è riuscita così, con disciplina teutonica, ad far saltare le previsioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che il 22 marzo scorso aveva previsto in prima pagina il default greco il 9 aprile, proprio in occasione della scadenza della rata dell’Fmi.
Anche le banche greche hanno sottoscritto l’ultimo T-bill da 1,7 miliardi di euro in scadenza e con durata sei mesi, nonostante la vigilanza della Bce avesse fatto moral suasion di non acquistare più bond sovrani greci. A dire il vero i T-bill, sono sempre stati onorati anche nel 2012, punto più grave della crisi greca. Le banche elleniche, inoltre, sono in difficoltà di fronte al drammatico calo dei depositi, e se continua così presto saranno a secco e senza possibilità di prestare soldi all’economia reale. Secondo numerosi analisti ,Atene avrebbe più o meno due mesi di liquidità al massimo. A luglio e agosto con le scadenze rispettivamente da 3,5 miliardi e 3,2 miliardi di euro relativi ai famosi bond acquistati dalla Bce di Jean-Claude Trichet e da rimborsare al centesimo, senza l’agognata ultima rata da 7,2 miliardi di prestiti, che è ferma da agosto dell’anno scorso, Atene non ce la farà.
A quel punto sulla Grecia si allungherà come avvenuto a Cipro, lo spettro dei controlli bancari. Secondo un rapporto di Barclays, la valutazione di vari elementi come la ripresa dei deflussi sui depositi bancari, i deludenti dati sulla finanza pubblica e gli scarsi progressi dei negoziati, «evidenziano un rischio crescente che possano essere attuati a breve controlli sui pagamenti».
Opinione su cui concorda anche la società di ricerca Oxford Economics che ritiene i controlli sui capitali la causa del fallimenti di sei anni di politiche per far tornare la sostenibilità dei conti.
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 11/4/2015