Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 11/4/2015, 11 aprile 2015
SPENDING E FLESSIBILITÀ UE, DUE ATOUT NON PRIVI DI RISCHI
Nell’anno in cui finalmente, dopo tre anni di recessione, l’economia italiana tornerà alla crescita, il governo prova a scommettere con il «Def» su due atout che al momento paiono non privi di rischi. Il primo è rappresentato dalla partita con almeno 10 miliardi di tagli alla spesa corrente, da realizzare con le prossima manovra di bilancio. Risorse che tuttavia non potranno essere utilizzate per ridurre le tasse, perché già impegnate a evitare che la pressione fiscale aumenti dal prossimo anno, sotto forma di incremento dell’Iva e delle accise. L’interrogativo, più che legittimo quando si affronta il tema della «spending review» è se i 10 miliardi di tagli saranno effettivamente realizzati. In caso contrario, occorrerà reperire altrove le risorse mancanti. Il secondo atout è da ricondurre alla doppia trattativa in atto con Bruxelles. Così come avvenuto con la legge di stabilità del 2015 (da un deficit tendenziale del 2,2% si è passati al 2,6%), si utilizza un ulteriore margine di maggior deficit dello 0,1% per «rafforzare l’attivazione delle riforme strutturali già avviate» (questa almeno la dizione utilizzata nella bozza del Def approdata ieri sera in Consiglio dei ministri). Il tutto nell’ipotesi che effettivamente il Pil cresca almeno allo 0,7%, in attesa di spuntare margini più corposi di flessibilità da Bruxelles (6,4 miliardi) grazie alle riforme strutturali già approvate. E qui l’interrogativo riguarda l’effettiva realizzazione di tutte le riforme indicate nei documenti programmatici del governo. L’iter di approvazione dei decreti attuativi della delega fiscale procede, ad esempio, a rilento. Quindi - tanto per citare una delle altre riforme più attese - il varo dei provvedimenti che la rendono operativa dovrebbe avvenire esattamente entro i tempi previsti dall’allungamento dei termini per l’esercizio della delega (27 giugno). Altra scommessa non da poco.
Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 11/4/2015