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 2015  aprile 11 Sabato calendario

L’ultimo muro sta per cadere. Secondo gli operatori di Citibank, il Bund a dieci anni che, oggi, offre ancora un rendimento dello 0,15 per cento si avvia a raggiungere gli altri titoli tedeschi a scadenza più breve che offrono un tasso nominale negativo: meno 0,05 per cento è la previsione di Citibank per i decennali

L’ultimo muro sta per cadere. Secondo gli operatori di Citibank, il Bund a dieci anni che, oggi, offre ancora un rendimento dello 0,15 per cento si avvia a raggiungere gli altri titoli tedeschi a scadenza più breve che offrono un tasso nominale negativo: meno 0,05 per cento è la previsione di Citibank per i decennali. E’ la conferma che il Quantitative easing di Draghi, che aveva l’obiettivo preciso di far scendere i tassi di interesse, funziona. Ma anche, nelle parole di un commentatore americano, che “la storia più strana nel mondo dell’economia diventa sempre più strana”. Più precisamente, si sta avverando quello che la teoria economica, fino a ieri, considerava impossibile: tassi d’interesse sotto zero. La Bce remunera con un tasso negativo le banche che parcheggiano nei suoi forzieri virtuali le loro riserve. Germania e Finlandia emettono titoli con tassi negativi. Se si considerano non le emissioni, ma i mercati secondari, offrono rendimenti sotto zero anche i titoli di Olanda, Svezia, Danimarca, Svizzera ed Austria. Ma perchè qualcuno dovrebbe prestare mille euro oggi al governo tedesco o finlandese, nella certezza di avere indietro meno di mille euro fra dieci anni? La teoria dice che, in questi casi, gli investitori preferiscono tenere i soldi in contanti. Invece, non è vero. Gli esperti offrono tre spiegazioni. La prima riguarda la sicurezza. I depositi in banca sono garantiti fino a 100 mila euro. Chi ne ha di più preferisce perdere qualcosa, ma sapere che il governo tedesco glieli ridarà quasi tutti. La seconda è che fondi di investimento e fondi pensione sono spesso tenuti a investire in titoli con rating di tripla A e, se questo comporta tassi negativi, non c’è niente da fare. La terza è che, per le banche, i tassi negativi sui Bund sono comunque meno penalizzanti del meno 0,20 per cento che carica la Bce sulle riserve collocate a Francoforte. Il risultato, tuttavia, è una situazione insieme paradossale e fragile, in cui gioca un ruolo decisivo la politica economica adottata dal governo tedesco. Angela Merkel si trova oggi nell’invidiabile posizione di poter prendere soldi a prestito gratis, anzi con una piccola mancia. Ma non lo fa, perché insegue il dogma del pareggio di bilancio. Se spendesse di più, ne beneficerebbero i tedeschi (con qualche opera pubblica in più), il resto del mondo, che esporterebbe un po’ di più in Germania e il sistema finanziario, perchè i rendimenti dei Bund risalirebbero sopra zero. Fra pochi giorni, al consesso dell’Fmi a Washington, la Merkel e la Germania si troveranno nuovamente sul banco degli imputati per il tenace rifiuto ad intraprendere questa strada. L’avvisaglia dello scontro c’è stata in questi giorni con l’attacco, probabilmente il più pesante sferrato finora, che viene da una fonte autorevole come l’ex presidente della Fed, Bernanke. Nel suo blog, Bernanke definisce l’avanzo commerciale tedesco di 250 miliardi di dollari, un "problema" per tutta l’economia mondiale, come lo era, anni fa, quello cinese. L’ex presidente della Fed demolisce l’abituale difesa tedesca che attribuisce l’avanzo alla virtù produttiva teutonica. Il volano di quel surplus, dice senza mezzi termini Bernanke, è un cambio che, grazie alla debolezza dell’euro, risulta sottovalutato anche del 30-35 per cento, rispetto a quello che avrebbe un marco risorto. A cui si aggiunge l’avarizia con cui una Germania imbragata nella politica sparagnina della Cancelliera, compra all’estero. Insomma, l’avanzo è frutto di esportazioni vincenti, ma anche di importazioni latitanti. Bernanke usa argomenti pesanti, ricordando, ad esempio, che il gold standard crollò proprio perchè i paesi in avanzo rifiutarono di riequilibrare il loro surplus. Oggi potrebbe accadere all’euro. E propone una ricetta che farà imbestialire i politici tedeschi: investimenti pubblici, rialzo dei salari, incentivi agli investimenti privati, riforme dei settori protetti nel commercio e nei servizi. Il viaggio a Washington non sarà una passeggiata per la Cancelliera e il suo ministro delle Finanze.