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 2015  aprile 11 Sabato calendario

BRIATORE EVERGREEN. COMPIE 65 ANNI

Di anni, da quando una quindicenne Daniela Santanché, assieme a sua sorella e ad alcune amichette, lo inseguivano in Vespa 50 per le strade di Cuneo ne sono passati parecchi. «Era il più bello della città - dice al Tempo la parlamentare di Forza Italia - più grande di noi e già fidanzato. Ma ci dava comunque il contentino, già allora era brillante, invitandoci al bar del Corso dove ci offriva panini e bibite». Cuneo non era la Costa Smeralda e neppure Londra, ma Flavio Briatore, nato a Verzuolo, un paesino piemontese 462 metri sopra il livello del mare, era già lui. Genio e sregolatezza. Seduzione (per le donne) ed invidia (per i maschi). Domani compirà 65 anni e magari gli girano pure un po’ le scatole nel risfogliare l’album della sua biografia, contesa tra donne e successi, tra realtà e mito. A Mosca, ad esempio, non si sono ancora dimenticati il suo compleanno di sedici anni fa quando la fidanzata di allora, la top model Naomi Campbell, tappezzò di manifesti le strade della capitale russa per dirgli che lo amava. «F.B. Happy Birthday, firmato Na-cuoricino (I love you)». Solo J.F. Kennedy aveva avuto un buon compleanno simile, canticchiato da Marilyn Monroe ma lui - che diamine!- era il presidente degli Stati Uniti. Perché con le donne, come in Formula 1, Briatore ha sempre avuto una buona stella. Sarà la sua filosofia - oggi rasserenata e cambiata dopo il matrimonio con Elisabetta Gregoraci (da cui ha avuto un figlio Nathan Falco) - ma allora simile ad un Giacomo Casanova dei tempi moderni, con le sue massime: «A me piace flirtare, e il movimento di liberazione della donna ha reso tutto più facile, perfino troppo facile. Prima era come pescare in un fiume; adesso è come pescare in uno stagno». Una, due, dieci, cento vite diverse. Geometra, comincia la sua ascesa con il gruppo Benetton, per il quale apre una rete di negozi in franchising negli Stati Uniti. Poi entra quasi per caso in Formula Uno, per l’acquisto della scuderia Toleman da parte dei Benetton, e trasforma quella che era una squadra di medio livello nella scuderia che con Michael Schumacher vincerà i mondiali del 1994 e 1995. Alla Renault, tempo dopo, lancerà Fernando Alonso che gli regalerà la gioia di altri due mondiali. Dalla pista al mare, il nome di Briatore vuol dire anche divertimento e locali notturni. È lui, insieme a villa Certosa di Silvio Berlusconi, il simbolo della vita Smeralda, con il Billionaire ed il sogno del tutti ricchi. Il suo slogan per descriverne il successo era «mai vista tanta gnocca al metro quadro». Eppure, oltre la patina, c’è pure un altro Briatore. Lo racconta al «Tempo» Lucio Presta, manager tv e imprenditore ma soprattutto un suo caro amico. «Ho la fortuna - dice - di frequentarlo molto, oggi che è nella sua terza vita, da adulto e da padre. Ed è stato per me una sorpresa clamorosa. Prima lo conoscevo per i suoi vissuti pubblici, raccontati dai media, e mi pareva il demonio. Invece ho trovato una persona altruista, attenta, delicata. Le racconto un aneddoto. Io, in vita mia, non sono mai entrato al Billionaire. Non frequento il jet set. Una sola volta Flavio mi ha pregato, per telefono, di andarci: avrebbe chiesto a Elisabetta Gregoraci di sposarlo e voleva che io, poi suo testimone di nozze, fossi lì in quel momento. Ho ceduto. Beh, poco dopo mi ha richiamato e mi ha detto: "Lucio, il locale è esaurito, andremo da un’altra parte"». Insomma, Presta il Briatore delle cronache non l’ha mai visto. «Lo guardo - spiega - con i miei figli, è premuroso, loro si confidano più con lui che con me. E poi insieme siamo una coppia di giocatori di bocce formidabili anche se devo ammettere che, testa a testa, lui è più forte di me. Briatore è un uomo entusiasta, che guarda al futuro ancora come un visionario». Il Briatore visto da un amico, all’esterno però ritrova, negli occhi della gente, il personaggio. Un immaginario così forte che la televisione lo ha pure chiamato per fare se stesso, l’imprenditore duro che insegna ai giovani a farcela, nel programma «The Apprentice», su Sky. Perché che lo si ami o che lo si detesti, che lo si processi o che lo si esalti, F.B. è una autobiografia della nazione. Un uomo con le sue malinconie, nonostante il successo. «Ero anche io - ha ricordato tempo fa - uno di quei ragazzi che andavano in Sardegna. Partivamo da Cuneo, un posto dove nessuno aveva mai visto né una lira, né un ricco, era il Sessantasette...Dormivamo in sacco a pelo, sulla spiaggia dell’Isola Rossa, guardavamo le barche a vela dei grandi imprenditori. Era come essere al cinema, sognavamo di diventare come loro, di avere le donne più belle, le ville, gli yacht. A volte penso che ci divertivamo più allora...». Buon compleanno, Flavio. Anzi, happy birthday.