Ettore Livini, la Repubblica 11/4/2015, 11 aprile 2015
PRESSING SULLA GRECIA, ANCHE LA FRANCIA ATTACCA
L’Europa aumenta il pressing sulla Grecia. E anche il governo socialista di Parigi, finora uno dei partner più vicini ad Atene, chiede ad Alexis Tsipras qualche sforzo in più per riuscire a chiudere un accordo entro il 24 aprile ed esorcizzare lo spettro dell’uscita del paese dall’euro. «Il tempo è ormai quasi esaurito – ha detto ieri il premier di Parigi Manuel Valls -. Il governo deve preparare rapidamente una lista molto più dettagliata di riforme. Noi vogliamo rispettare il voto, ma esistono pure degli impegni internazionali che vanno mantenuti».
L’urgenza è chiara a tutti. Tanto che i tecnici del Partenone hanno sacrificato in queste ore le vacanze per la Pasqua ortodossa rimanendo nella capitale a definire i dettagli della loro proposta al Brussels Group. Il termine ultimo per un’intesa (in teoria) è l’Eurogruppo del 24 aprile a Riga. Se in quell’occasione non si sbloccheranno nuovi aiuti alla Grecia, Atene non avrà in cassa i soldi per rispettare le prossime scadenze del debito, ha detto chiaro e tondo ai creditori un negoziatore ellenico all’ultimo incontro. Nell’aria non c’è molto ottimismo, tanto che le prime indiscrezioni già ventilano l’ipotesi di un ulteriore summit Ue il 29 aprile per cercare un accordo ai tempi supplementari.
Qualcuno, stando alle indiscrezioni, inizia già a prepararsi al peggio. Uno dei principali quotidiani finlandesi ha reso noto un memo riservato datato 27 marzo del governo di Helsinki in cui si dice che la Grecia «potrebbe finire la liquidità entro fine giugno e che potrebbero essere necessarie decisioni molto difficili». Il calendario delle prossime settimane in effetti è molto impegnativo. A fine mese Atene deve trovare 1,5 miliardi per stipendi e pensioni. Poi in rapida successione ci sono in agenda due scadenze di prestiti del Fondo Monetario Internazionale, una per una cifra vicina ai 700 milioni. Il governo Tsipras ha raccolto un po’ di soldi (180 milioni circa) con il mini-condono fiscale e ha già messo le mani nelle riserve di diverse realtà pubbliche. L’ex Troika è ben conscia della tempistica e della difficoltà di Syriza a rispettarla e proprio per questo tiene ben chiusi i cordoni della Borsa, conscia che centellinando i finanziamenti potrà poco alla volta costringere una stremata sinistra ellenica a venire a patti sulle riforme. Il gioco (se così si può chiamare, visto che è fatto sulla pelle della gente) rischia però di sfuggire di mano in ogni momento. L’84% dei greci - dice un sondaggio di queste ore di Parapolitika - vuole rimanere nell’euro. Ma il 38,5% - percentuale superiore a quella ottenuta alle elezioni - rivoterebbe oggi il partito di Tsipras. E in molti, specie nell’ala più radicale del partito, inizia a farsi strada l’idea che piuttosto che mandar giù un terzo memorandum fatto tutto di austerità è meglio avventurarsi nella terra incognita dell’uscita pilotata dall’euro. Magari chiedendo l’ok con un referendum o attraverso elezioni anticipate.
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