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 2015  aprile 10 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - STRAGE, SECONDO GIORNO


Un lunghissimo applauso dedicato al giudice Fernando Ciampi e un pensiero anche alle altre due vittime della strage al palazzo di Giustizia di Milano: Giorgio Erba e Lorenzo Alberto Claris Appiani. Si è aperta così l’assemblea dell’Anm che si è riunita in via straordinaria, nell’aula magna del tribunale di Milano, dopo la strage compiuta da Claudio Giardiello, il 57enne imputato di bancarotta che si è trasformato in killer. Il ricordo commosso delle vittime ha lasciato presto il posto all’amarezza. Sono in molti, infatti, a pensare che i magistrati paghino un clima sfavorevole. Lo aveva già detto Gherardo Colombo in un’intervista a Repubblica Tv, subito dopo la strage.

La strage sia un simbolo. Ventiquattr’ore dopo, lo sconforto si fa ragionamento. "I magistrati non possono essere lasciati soli - ha messo subito in chiaro il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini - bisogna esprimere un sostegno concreto alla magistratura per il lavoro che fa per la giustizia per questo Paese". Questa strage, ha aggiunto il presidente di Anm Rodolfo Sabelli "ha un valore simbolico: troppe tensioni e troppa rabbia si raccolgono sulla giustizia. Occorre richiamare tutti al diffuso rispetto verso la giustizia".

Strage al tribunale, fiori per ricordare il giudice Ciampi
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"Rispetto per i magistrati". La sparatoria dimostra che la giustizia è stata lasciata sola, è il convincimento di Sabelli, che dal palco dell’aula magna della cittadella giudiziaria ha messo in chiaro: "Siamo qui per chiedere rispetto". "In un momento di forte tensione sui magistrati e su tutta la giurisdizione, di fronte a quei morti non possiamo non fare una riflessione sulla solitudine in cui siamo stati lasciati, con gravi falle nella sicurezza" ha detto intervistato a Radio anch’io. Il leader del sindacato delle toghe ha aggiunto anche (intervenendo telefonicamente anche a Unomattina) che "troppe tensioni si concentrano sulla giustizia in questa epoca di crisi: bisogna respingere ogni forma di discredito della giurisdizione, tema richiamato dal Capo dello Stato".

Le vittime come Alessandrini, Galli e Ambrosoli. L’avvocato Appiani e il giudice Ciampi come "Alessandrini, Galli e Ambrosoli stavano esercitando la loro funzione e il loro dovere" e sono morti a causa di "un terrore diverso, ma che è sempre terrore". Ha usato queste parole il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio, alla commemorazione delle vittime. Per Canzio questo "non è il tempo, né lo spazio per rivendicazioni corporative o sindacali, oggi è il tempo per guardare avanti" per "recuperare la fiducia dei cittadini" da parte della magistratura. E ha aggiunto: "Non ci sentiamo una fortezza assediata e non vogliamo alzare ponti levatoi, ma continueremo ad essere aperti verso i cittadini".
Tribunale, code davanti all’ingresso principale blindato il giorno dopo la strage
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"Falle molto gravi nel sistema di sicurezza". Il clima in cui i magistrati lavorano oggi in Italia è uno dei temi lasciati sul tappeto dalla strage in tribunale. L’altro è quello della sicurezza. Tutti si interrogato su come abbia fatto Giardiello a entrare armato di pistola. Sulla questione interviene ancora Sabelli: le vittime della sparatoria "sono state lasciate sole da un sistema di sicurezza che ha rivelato falle molto gravi" ha detto. E ha aggiunto: "Una discussione sulla sicurezza deve essere fatta nei palazzi di giustizia di tutta Italia". Le polemiche hanno già portato a un primo effetto: il controllo agli ingressi si è fatto più rigoroso ed è stato messo anche un carabiniere a stazionare all’ingresso assieme alle guardie della vigilanza privata. Lo zio dell’avvocato Appiani aggiunge un altro spunto ancora: quello del porto d’armi. "Come famiglia - ha affermato Alessandro Brambilla Pisoni, anche lui avvocato - non accettiamo che un soggetto pericoloso come Giardiello potesse avere un porto d’armi: bisogna fare una riflessione soprattutto su questo".

Le guardie giurate nel ciclone. "Delle due l’una: o si trova in modo di far passare sotto il metal detector per controllare davvero tutti quelli che entrano qui, e dico tutti, magistrati, avvocati, personale amministrativo, oppure c’è il rischio che episodi simili possano succedere ancora. Perchè i pazzi non sono prevedibili". Chi parla è una guardia giurata armata della AllSystem, una delle società titolari della sicurezza del Palazzo di Giustizia. "Dai quattro accessi - continua - transitano ogni giorno più di 5mila persone. Come facciamo a verificare l’autenticità di tutti i documenti che ci vengono mostrati?". L’altra società addetta alla securiy, la Securpolice sottolinea che "l’operato dei nostri addetti è ed è sempre stato conforme ai protocolli di sicurezza e alle disposizioni impartite dagli organi competenti". L’istituto gestisce i controlli dell’ingresso di via Manara, accesso dal quale sarebbe entrato Giardiello.

"Giudici e avvocati siano uniti". La solitudine dei magistrati, dunque, ma anche la necessità di fare squadra con gli avvocati. E’ il senso delle parole della madre di Appiani, l’avvocato 37enne ucciso da Giardiello, che ha partecipato all’assemblea. Avvocato a sua volta, Alberta Brambilla Pisoni ha parlato della vocazione del figlio e ha sottolineato, citando anche il giudice Ciampi, "la necessità che giudici e avvocati siano sempre più dei mondi uniti". Parlando del figlio, ha aggiunto che era fortemente "consapevole dell’alta dignità della professione forense e dell’alta missione sociale. Voglio che tutti gli avvocati siano orgogliosi dell’alta dignità della nostra professione forense. Così lui non sarà morto per niente". Il suo intervento commosso è stato salutato da un lungo applauso della intera sala. "Non esistono vittime di serie A e di serie B, sarebbe inaccettabile di fronte a un fatto tragico come questo": è la presa di posizione dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) che lancia un appello al presidente Sergio Mattarella. Il senso della richiesta è contrastare la campagna denigratoria in corso contro la magistratura, ma anche contro gli avvocati.

L’accusa di strage. Sul fronte investigativo, invece, è stato fissato l’interrogatorio di convalida dell’arresto di Giardiello: sabato alle 9.30, il gip di Monza Patrizia Gallucci ascolterà Giardiello che sarà difeso dall’avvocato Nadia Savoca, sarà ascoltato dal gip Patrizia Gallucci, che ha ricevuto dal pubblico ministero, Franca Macchia, la richiesta di convalida dell’arresto. Il fascicolo che è stato aperto a carico di Giardiello è omicidio plurimo premeditato, tentato omicidio e lesioni gravi. Ma non è escluso che l’accusa possa essere trasformata in quella di strage. Intanto trapelano le frasi del primo verbale del killer: "Sono entrato senza tesserino". Poi ha aggiunto anche: "Sono stato rovinato dal Tribunale".

CELENTANO
"E’ come se improvvisamente fossi inghiottito da un desolante ’stato’ di abbandono e non so più chi sei, cosa fai e perché sei lì dove sei adesso". E’ un passaggio della riflessione sulla strage al tribunale di Milano che Adriano Celentano affida al suo blog in cui si rivolge direttamente all’esecutivo.
"Ciao governo, scusa se ti rompo, è che non so con chi parlare, forse non te l’hanno detto: ma ieri - scrive Celentano - un signore è entrato nel tribunale di Milano e ha ucciso tre persone, più due feriti di cui uno in modo grave. Ma perché l’avete fatto entrare?!? E’ pericoloso lasciare la porta aperta senza che ci sia, non dico una guardia, sarebbe troppo, ma almeno un portinaio che ricordi a tutti quelli armati che possono sì entrare, ma senza uccidere. E invece guarda cos’è successo. Tu non hai idea di come io mi senta in questo momento. Non pretendo che tu mi difenda, - prosegue Celentano - in fondo non sono che un cittadino, lo so, ma almeno avvisami quando inviti qualcuno che vuole uccidere la gente".
"Forse - insiste il cantante - lo sbaglio è di esserti concentrato troppo sulla velocità per risolvere una crisi impossibile e non aver, invece, subito pensato a un centro di accoglienza per gli assassini che ormai si confondono coi cittadini. A cosa serve il progresso se poi ti uccidono?".

GIARDIELLO
"Il Tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali": sono state queste le parole di Claudio Giardiello, l’autore della strage di ieri al palazzo di Giustizia di Milano dove sono morti il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e l’imprenditore Giorgio Erba. Tutta la responsabilità delle sue azioni, Giardiello le attribuisce ai giudici: "Odio i magistrati, è colpa loro. Con loro non parlo". Ma ha cacciato anche l’avvocato d’ufficio: "Vada via, non la voglio qui", gli ha detto. Ed è fissato per domani alle 9:30 nel carcere di San Quirico di Monza, l’interrogatorio di garanzia. Giardiello sarà ascoltato dal gip Patrizia Gallucci, che ha ricevuto dal pubblico ministero, Franca Macchia, la richiesta di convalida. Lunedì, invece, è fissata l’autopsia sul corpo delle tre vittime.
Strage al tribunale, fiori per ricordare il giudice Ciampi
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Nessun controllo. "Sono uscito tranquillamente dal tribunale", ha dichiarato Giardiello, stando a quanto messo a verbale al momento dell’arresto. L’uomo ha detto anche di essere entrato nell’edificio dal varco riservato agli avvocati senza mostrare alcun tesserino. "Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio... ". L’ex avvocato di Giardiello, Michele Rocchetti, poi ha precisato al procuratore Edmondo Bruti Liberati, che lo ha ascoltato ieri, subito dopo gli avvenimenti, che il killer "non è entrato nel Palazzo di giustizia insieme a me". L’avvocato Rocchetti difendeva Giardiello nel processo per bancarotta ed era in aula quando l’uomo ha sparato. Il legale ha detto che quando è entrato nell’ edificio non era con Giardiello che avrebbe quindi superato i controlli da solo. Il legale Rocchetti ha chiarito di essere entrato "come sempre, dall’ingresso riservato agli avvocati in via Freguglia". E ha poi spiegato di aver incontrato il suo cliente Giardiello direttamente "al terzo piano, poco lontano dall’aula, davanti alla cancelleria della seconda sezione penale". In sostanza, Giardiello e il suo avvocato si sarebbero incontrati già dentro il Palazzo vicino all’aula e poco prima dell’inizio dell’udienza. Quando Giardiello è arrivato, ha spiegato ancora il difensore, "io ero già là, a scambiare due chiacchiere con un testimone".

Voleva uccidere ancora. Agli investigatori che lo hanno interrogato, ha detto anche di essersi "fermato a Vimercate per prendere un caffè e fumare una sigaretta". Poi ha aggiunto: "Meno male che mi avete fermato, stavo andando ad uccidere un altro coimputato nella vicenda che non era in tribunale".

Tre i feriti. Claudio Giardiello, oltre ad aver ucciso tre persone, ne ha ferite altrettante. Un avvocato, Paolo Brizzi, è infatti rimasto ferito, anche se in modo non grave, nel corso della sparatoria. Rimane in terapia intensiva Davide Limongelli, mentre è rimasto ferito ad una gamba il commercialista Stefano Verna.

Al momento nessun rilievo penale. Non sono emersi, al momento, stando a quanto si apprende da ambienti giudiziari, rilievi penali dai primi accertamenti degli inquirenti sul sistema di sicurezza del Palazzo di Giustizia di Milano che ieri, giorno della strage in Tribunale, per dirla con le parole dei vertici degli uffici, ha presentato "una evidente falla". Delle indagini sul sistema di sicurezza si occuperà la Procura di Brescia: probabilmente verranno ascoltati anche gli addetti alla sorveglianza, dipendenti di una società privata, in servizio ieri mattina. Anche se, secondo fonti vicine alle indagini, a causa del grande afflusso di persone è poco probabile che i vigilantes abbiano notato l’uomo mentre superava i controlli all’ingresso. La Procura di Brescia è competente sull’inchiesta sugli omicidi in quanto una delle vittime è un magistrato milanese.

Ipotesi di strage. Non è escluso che la Procura di Monza ipotizzi il reato di strage nei confronti di Giardiello. Al momento l’imputazione è per omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio nei confronti dei feriti. Bisognerà capire, però, sulla scorta degli accertamenti, se Giardiello, dopo aver ucciso il coimputato Giorgio Erba, il testimone Lorenzo Claris Appiani e il giudice Fernando Ciampi, abbia poi sparato all’impazzata ferendo altre persone.

Lunedì le autopsie delle vittime

È prevista per lunedì prossimo, il 13 aprile, l’autopsia delle tre vittime della strage di ieri a palazzo di Giustizia di Milano dove un imputato di bancarotta, Claudio Giardiello, ha sparato uccidendo il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, e Giorgio Erba, che era suo coimputato, e ferendo altre due persone tra cui suo nipote. Lo si è appreso da fonti giudiziarie.


MAURIZIO GIANNATTASIO SU CORRIERE.IT
Spari a Palazzo di Giustizia, terrore a Milano Cos’è successo in tribunale: la ricostruzione

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L’uomo armato in tribunale


Il bando di gara porta la data del 2010: «Affidamento del servizio di sorveglianza armata (tramite Guardie particolari giurate), guardiania non armata...». A vincere la gara, ai tempi, un raggruppamento di imprese che comprendeva la Gf Protection, Uniondelta, Sicura e All System srl. La stessa All System che cinque anni dopo, insieme a un altro raggruppamento di imprese, vince un altro appalto molto importante per la sicurezza, quello del controllo degli accessi a Expo. Un business da venti milioni di euro.
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Terrore e fuga dal Tribunale

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Ma torniamo al Tribunale e all’introduzione dei vigilantes senza armi in un luogo considerato un obiettivo altamente sensibile. Difficile comprendere la ragione della svolta se non per un fatto banalmente economico. Una guardia giurata, dotata di porto d’armi e di licenza individuale costa circa il doppio rispetto al personale che svolge lavori di portineria: all’incirca 20 euro all’ora contro 13.
In ogni caso, la gara del 2010, tanto per sgomberare il campo dagli equivoci, non fu fatta secondo l’offerta al massimo ribasso, ma con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Comunque sia andata la gara, la conseguenza è stata che il personale armato all’interno del Tribunale si è dimezzato. La decisione, come riporta il Giornale in un articolo del 2011, provocò polemiche a non finire tanto che l’associazione delle imprese di vigilanza fece ricorso al Tar proprio contro la figura della guardia non armata. Ricorso che fu rigettato dai giudici amministrativi.

C’è poi un altro aspetto che non va sottovalutato nella vicenda di ieri. Perché, dopo l’ultima ristrutturazione, l’entrata di via Manara non ha più metal detector come gli altri ingressi al Tribunale? La spiegazione è che quell’entrata è stata riservata agli addetti ai lavori a cui basta mostrare un tesserino per il loro ingresso. La vulgata racconta che a chiedere con insistenza la possibilità di avere un ingresso riservato siano stati gli avvocati. Da quella porta è passato Claudio Giardiello sventolando un tesserino falso.