Nicola Perilli, il Venerdì 10/4/2015, 10 aprile 2015
400 EURO AL MESE: I CONTI IN TASCA AI COMBATTENTI IS
David Thomson, giornalista di Radio France Internationale (Rfi) e autore del documentario La tentazione della Jihad e del libro I Francesi Jihadisti, ha fatto i conti in tasca al braccio armato dello Stato islamico. Stando alle sue fonti e ai suoi studi ha infatti calcolato – e ha poi pubblicato un resoconto sul suo account Twitter – che i jihadisti «più alti in grado» sono retribuiti in media con quattrocento euro al mese, mentre il compenso per i guerriglieri semplici si aggira sui cinquanta euro mensili. A questo stipendio base si aggiungono i bonus: per ogni donna «schiava» (è il termine esatto che Thomson usa nel suo post) si ha un plus di cinquanta euro, e di trentacinque per ogni figlio a carico. «Non ci sono differenze di trattamento in funzione della nazionalità del combattente» spiega Thomson in un’intervista al quotidiano belga Le Soir, nella quale precisa anche: «Cibo, vestiti e alloggio sono rigorosamente gratuiti. Quanto alle armi, quelle sono solo prese in prestito».
Un mercato economico, quello dei guerriglieri, decisamente in crescita, se si confrontano queste cifre con gli appena 40-50 dollari al mese che, secondo fonti Usa, era la paga di un jihadista durante l’egemonia di Al Qaeda. Ingaggi sempre più appetibili quindi, grazie anche al forte potere economico del Califfato: l’agenzia Bloomberg ha stimato ad oggi il patrimonio Stato islamico attorno ai due miliardi di dollari. Una cifra enorme che è la somma dei quasi due milioni di dollari al giorno ricavati dalle vendite del petrolio, dei dieci milioni incassati grazie al pagamento dei riscatti, degli oltre 420 milioni di dollari rubati nelle banche di Baghdad e di tutto il resto del denaro messo in cassa grazie ai giri di racket ed estorsioni.