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 2015  aprile 10 Venerdì calendario

ZOI, LA PASIONARIA ARMA SEGRETA DI ALEXIS TSIPRAS


Seconda, dopo Alexis Tsipras: per numero di voti ricevuti alle elezioni greche del 25 gennaio. Seconda, dopo Anna Benaki-Psarouda: a diventare presidentessa del parlamento di Atene. Due argenti che potrebbero bastare a capire perché Zoi Konstantopoulou, del partito Syriza, sia al momento la donna più in vista della (maschilista) politica ellenica. Ma ben più ostico e meno prosaico è il traguardo al quale ambisce quest’avvocato di 38 anni, appassionata di tailleur neri e di diritti umani, sposata con un velista, ma lavoratrice che tira avanti sino a notte fonda nel suo ufficio del Vouli, il parlamento, per portare avanti una crociata che sinora le ha procurato più nemici che amici e lo sprezzante soprannome di Robespierre. La crociata contro la proverbiale malapolitica greca.
Certamente il fatto che suo padre, anche lui avvocato e deputato, sia uno degli storici esponenti di Syriza, la rende di per sé bersaglio di critiche. Dalle quali lei, parlamentare per la prima volta nel 2012, si schermisce spiegando: «Ho abbracciato la politica perché considero un dovere della mia generazione prendere in mano il nostro destino facendo trionfare democrazia e uguaglianza». Ma è vero che Zoi aveva dimostrato l’amore paterno per il diritto e la politica (e la coscienza civile della madre giornalista) già in giovinezza. Come rappresentante degli studenti all’Università di Atene, poi con due master in legge, alla Sorbonne e alla Columbia di New York. Dove prestò volontariamente assistenza legale agli indigenti. È stata però una causa giudiziaria ad Atene a farla atterrare sotto i riflettori della vita pubblica: quella in cui difese la famiglia del 15enne Alexis Grigoropoulos, ucciso da un poliziotto mentre beveva una limonata. L’omicidio provocò violente rivolte per settimane nel 2008 e procurò un ergastolo all’agente.
E con quello stile da arringa Zoi, donnone da un metro e ottanta, si scaglia contro le nefandezze greche in un Parlamento con sole 69 donne su 300 deputati. Ma più dei toni è la sostanza delle battaglie a irritare i colleghi. Prima di diventare la più giovane presidente della Camera, scrisse un saggio sugli scandali del Paese, Libro nero della vergogna. Poi, il rapporto sull’indagine preliminare sulla «lista Lagarde», con i nomi degli evasori greci in Svizzera. E ora, sempre tuonando contro la corruzione, presenta leggi per tagliare i privilegi di una classe politica poco avvezza a rendere conto del proprio operato. Chiede l’eliminazione dell’immunità e dell’assenteismo, e la riduzione di un quinto dell’indennità a chi si presenta in aula meno di cinque volte al mese.
«La chiamiamo Robespierre perché ama mostrarsi come moralista incorruttibile» ha spiegato a Le Monde un deputato. «Credo che anche Tsipras rimpianga di averle affidato l’incarico» ha detto il leader del partito To Potami dopo il rifiuto di Zoi di votare per l’accordo fra Atene e i creditori internazionali sulla proroga del debito. «Era solo una consultazione interna al partito» dice lei. «E comunque ognuno deve essere libero di parlare». Chissà però che a furia di parlare in libertà la ghigliottina politica non venga usata contro Robespierre.