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 2015  aprile 10 Venerdì calendario

MENTRE LA GRECIA DIVENTA UN HUB EUROPEO PER IL GAS RUSSO IN PUGLIA C’È EMILIANO CHE BLOCCA IL TAP E DANNEGGIA L’ITALIA

Mentre la Grecia sta facendo di tutto per diventare un grande hub europeo per il gas russo (tema centrale dell’incontro tra Vladimir Putin e Alexis Tsipras), l’Italia sembra fare l’esatto contrario. Dopo l’uscita dal South Stream, impostaci dagli Stati Uniti e dall’Unione europea in chiave anti-Putin, vi è ora il rischio che il gasdotto alternativo, il Tap (Trans Adriatic pipeline), che dovrebbe portare entro il 2020 il gas dell’Azerbaijan in Puglia e da lì nel resto dell’Europa, rimanga bloccato dalle opposizioni ambientaliste locali e dal caos interno al Pd proprio su questa infrastruttura. Se il no-Tap degli ambientalisti poteva dirsi scontato, nessuno poteva prevedere quanto sta accadendo dentro il Pd, sia a livello regionale che nazionale.
Settimana scorsa l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, candidato Pd a guidare la Regione, nel bel mezzo della campagna elettorale ha infatti deciso di sposare le tesi di ambientalisti e grillini, impegnati a impedire che il gasdotto Tap approdi sulla spiaggia di Santa Foca, comune di Melendugno (Lecce), considerata una delle più belle della Regione, un patrimonio paesaggistico da tutelare. Benché il governo di Matteo Renzi, per bocca dello stesso premier e di vari ministri, si sia dichiarato più volte a favore del gasdotto azero, Emiliano non ha esitato a sostenere il contrario, attaccando via tweet il portavoce del Tap, Luigi Quaranta, che è un iscritto del Pd.
Per Emiliano, che è anche segretario del Pd pugliese, Quaranta non può essere nello stesso tempo il portavoce del Tap e un iscritto del Pd, in quanto vi sarebbe «incompatibilità» tra le due cose. Per questo, Quaranta dovrebbe lasciare il Pd (ma anche essere cacciato, ove si rifiuti di farlo), senza pretendere di «fare coincidere la linea politica del Pd nazionale con quella dell’azienda che lo stipendia». Giornalista esperto, con un passato a Palazzo Chigi quando il premier era Massimo D’Alema, Quaranta ha ribattuto, sempre via tweet, che il premier Renzi, nella duplice veste di premier e di segretario nazionale del Pd, si è più volte espresso a sostegno del Tap, e come lui diversi ministri, sottosegretari e parlamentari locali. Per questo, ha concluso, dovrebbe essere Emiliano a porsi un problema di incompatibilità.
Ma Emiliano, evidentemente deciso a sottrarre al movimento grillino i voti ambientalisti e dei no Tap, ha rincarato la dose: «È inutile che Quaranta invochi la mia incompatibilità con il Pd perché dialogo con la gente, con i movimenti, con i sindaci, e perché ho idee diverse dal governo nazionale sull’approdo del Tap a San Foca». Proprio così: «idee diverse dal governo azionale». Un dissenso che non sembra essersi limitato alle parole. Scavando nella vicenda, si scopre infatti che tra il governo Renzi e gli enti locali pugliesi è in atto da mesi un vero e proprio braccio di ferro politico-burocratico sullo sbarco del Tap a Melendugno.
Dopo che l’Unione europea lo aveva definito nel 2013 un’infrastruttura strategica, una valida alternativa geopolitica al South Stream, il governo italiano ha infatti stipulato una serie di accordi internazionali per la sua realizzazione, dall’Azerbaijan alla Grecia e all’Albania, ed espletato le procedure per il rilascio della Via, la valutazione di impatto ambientale, che è stata rilasciata nel 2014. In particolare, il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ha firmato il decreto di compatibilità ambientale, decretando che San Foca è il miglior sito per l’approdo «sotto i profili tecnico, ambientale e paesaggistico».
Giudizio netto, ma non condiviso dalla Regione Puglia guidata da Nichi Vendola, e neppure dal ministero dei Beni culturali e ambientali (Mibact), ai quali in occasione della Conferenza dei servizi del 3 dicembre 2014 si sono aggiunti il comune di Melendugno e la Sovrintendenza competente per il territorio (il Comune di Lecce), esprimendo parere negativo
Così, nonostante il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, si sia attivata per il rilascio dell’Autorizzazione unica per dare inizio ai lavori, il Tap è tuttora bloccato. Come ha spiegato l’amministratore delegato del Tap, Giampaolo Russo, il motivo è semplice: benché lo Sblocca Italia abbia tolto alle Regioni il potere di interferire sulle infrastrutture energetiche decise dal governo nazionale, è tuttavia sufficiente che il Comune interessato non rilasci i permessi di sua competenza, perché l’opera diventi irrealizzabile: «Se si è in disaccordo, si va al Tar ogni tre giorni, e l’opera diventa irrealizzabile», dice Russo.
Di questo passo, il tempo gioca a favore del Turkish Stream, il gasdotto che Putin ha concordato di realizzare insieme alla Turchia per aggirare l’Ucraina, con l’obiettivo di farlo proseguire verso l’hub della Grecia, e da lì al resto d’Europa. Magari togliendo clienti e miliardi al Tap, bloccato dai localismi pugliesi. Il che, vista l’opposizione di Emiliano alle decisioni del governo nazionale, propone una volta di più seri dubbi sulle reali capacità di Renzi di cambiare verso al Pd anche al di fuori del Raccordo anulare di Roma.
Tino Oldani, ItaliaOggi 10/4/2015