Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 10 Venerdì calendario

LA GRANDE MURAGLIA CINA? NO, PIEMONTE UNA DELLE SETTE MERAVIGLIE TUTTI I DUBBI SULLA LUNGHEZZA OBIETTIVO: FERMARE I MONGOLI

S i arrampica per tre chilometri sul crinale del Monte Pinaia nella verdissima alta Val Chisone, vicino a Torino. È la Fortezza di Fenestrelle, la più grande muraglia europea, seconda al mondo solo dopo la muraglia cinese.
Nel 2007 il World Monuments Fund l’aveva inserita nella lista dei cento siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio. Per fortuna dal 1990 iniziavano i lavori di restauro e oggi, 25 anni dopo, il prezioso insediamento di archeologia militare si può dire salvato anche se restano ancora importanti lavori da completare. Così la fortezza è tornata alla vita grazie alle risorse della Regione Piemonte e di alcuni privati mentre l’Associazione Progetto San Carlo Forte di Fenestrelle o-nlus gestisce tutte le attività. E sono numerose e affascinanti, ma soprattutto capaci di far emergere la lunga storia della straordinaria architettura, delle vicende che l’hanno attraversata e dei personaggi che ne sono stati protagonisti.
Per cogliere la sua imponenza bisogna soprattutto scalare i 4 mila gradini nascosti nella sua struttura («gradinata titanica», la battezzava Edmondo De Amicis) arrivando a 1.700 metri d’altezza. È talmente complessa nella sua concezione che sono occorsi 122 anni per realizzarla dopo che il primo re sabaudo, Vittorio Amedeo II, iniziava la costruzione nel 1727 per difendere Torino dalle truppe francesi. In effetti, la fortezza si mostrò così ben protetta e armata da incutere tanto timore da non essere mai assaltata giudicando l’impresa impossibile. Napoleone la trasformava in una prigione rinchiudendovi persino il segretario di papa Pio VII, il cardinale Bartolomeo Pacca, perché si era opposto al suo impero. Prigione rimase con il ritorno sul trono dei Savoia che riempivano le celle di prigionieri politici, militari agli arresti, soldati borbonici e pure di delinquenti comuni. La fortezza era una cittadella capace di ospitare nei momenti di maggior gloria tremila soldati.
Immersa in un parco maestoso popolato da caprioli e camosci, lasciata dall’esercito nel 1947 rimaneva abbandonata per quarant’anni subendo danni ingenti. Finché l’associazione con l’entusiasmo dei suoi partecipanti tutti volontari non le ha dato una nuova vita. «Adesso — racconta Mara Celegato, direttore dell’associazione — è un luogo ricco di iniziative, da spettacoli teatrali a concerti, mercatini, competizioni, presentazioni di libri; tutte mirate a raccontare il valore dell’opera, ma non solo». Il secondo sabato del mese, ad esempio, una visita teatralizzata fa incontrare al visitatore i personaggi che hanno vissuto nella fortezza: dal cardinale imprigionato all’architetto progettista Ignazio Bertola, all’abate Faria del Conte di Montecristo. E così la storia diventa una magnifica realtà da conoscere.