Francesco Alberti, Corriere della Sera 10/4/2015, 10 aprile 2015
«SE SI PRESENTA UNA CAROVANA ROM, LA ASPETTO CON IL FUCILE IN MANO...». PARLA JOE FORMAGGIO, IL SINDACO-PISTOLERO DI ALBETTONE, UN PAESE DI DUEMILA ANIME, TUTTE ARMATE: «VOGLIO UN COMUNE DENOMADIZZATO. SE LE ISTITUZIONI NON SONO IN GRADO DI DIFENDERCI, LO DOBBIAMO FARE DA SOLI»
È qui il saloon? Ridono al bar Alpino. Ma c’è poco da ridere. La sagoma da boxeur di Joe Formaggio – «Nome e cognomi veri, non sono un fumetto: mio padre voleva chiamarmi Joy come quello della serie tv Furia cavallo del West, ma si sbagliò e all’anagrafe divenni Joe» – giganteggia nella piccola piazza del Municipio. E pure giganteggia nell’immaginario collettivo delle 2.000 anime di Albettone, prototipo di un Nordest che ancora funziona, ma che agli onori della cronaca è balzato grazie a lui: Joe Formaggio, 37 anni, laurea in Ingegneria, sindaco-pistolero che dorme con un fucile a pallettoni, una Beretta calibro 9 e i proiettili un po’ dappertutto (avvistati anche sul sedile anteriore della sua auto).
«Qui sono io la legge» ama dire. Ma nubi si addensano sulla sua testa. Oggi dovrà spiegare al prefetto, da cui è stato convocato in fretta e furia, cosa veramente intende fare con quell’ordinanza comunale che vieta ai nomadi il campeggio e la sosta in paese «con camper, roulotte, furgoni e autoveicoli in genere», pena 500 euro di multa e sequestro del mezzo. E ieri sera due gazzelle dei carabinieri si sono materializzate alle porte del paese per rimuovere i cartelli con la scritta «nomadi» e il segno inequivocabile del divieto. Ma dato che quella di Joe è una guerra che viene da lontano, nelle bacheche di Albettone resistono ancora i volantini messi due anni fa per aiutare la popolazione a decodificare i segni lasciati dai nomadi sui muri delle case da ripulire: la «X» per indicare che si tratta di obiettivo alla portata; il «Triangolo» per dire che l’appartamento è abitato da una donna sola; la «D» per consigliare la domenica come giorno dell’assalto.
Pare una santabarbara, qui. E non solo per la presenza di uno dei più grandi poligoni d’Italia. «Tutti armati da noi – racconta Joe, orgoglioso —: due famiglie su tre hanno da difendersi. Vede quella villetta? Hanno subito 10 furti e adesso hanno almeno 14 fucili. Anch’io e i miei tre fratelli, nel nostro ristorante, siamo ben messi…». Per tutti, lui è «il comandante». Apprezzano il suo senso protettivo, chiamiamolo così. E il suo modo di andare dritto al nocciolo della questione: «Voglio un Comune “denomadizzato”. Che c’è di male? Se si presenta una carovana rom, la aspetto con il fucile in mano...».
Nel suo ufficio sono appese due magliette nere («Io sto con Stacchio», il benzinaio di Nanto che ha ucciso un bandito, e un’altra con la scritta «Io sto con le forze dell’ordine»). Le critiche gli scivolano addosso: «Il mio non è razzismo, è una richiesta di più Stato. Se le istituzioni non sono in grado di difenderci, lo dobbiamo fare da soli. Preferisco vicini di casa che sparano piuttosto che gente che finge di non vedere». Al primo mandato venne eletto con il centrodestra (53%). Al secondo prese il 100%, perché era l’unico candidato. In consiglio comunale non esiste opposizione («Le nostre sedute durano 4-5 minuti»), ma questa storia dei nomadi e dei fucili gli sta regalando audience: «Mi sono avvicinato a Salvini e a Zaia, sto valutando se candidarmi alle Regionali, ma ho richieste anche da altri...».
L’ufficio anti discriminazioni razziali di Palazzo Chigi ha aperto un’istruttoria su Albettone. La Procura valuta l’apertura di un fascicolo. Joe sogna «la sua personalissima rivoluzione».