Luca Ricolfi, Panorama 9/4/2015, 9 aprile 2015
IL LIBRO DEI BLUFF
Ipnotizzati da Matteo Renzi? Direi proprio di sì, siamo un po’ tutti affascinati e storditi dal nuovo premier. Me ne accorgo parlando con gli amici, i colleghi, i negozianti, i professionisti, le persone che mi capita di incontrare. Se accenno a qualcosa che non va, che non convince, o che mi sembra sbagliato, la risposta è sempre più o meno nello stesso registro: ti piaceva Silvio Berlusconi? Preferivi Romano Prodi e Massimo D’Alema? Ma soprattutto: qual è l’alternativa?
Per parte mia, istintivamente, o forse semplicemente per il mestiere che faccio (mi occupo di analisi dei dati), sono portato a pensare che il consenso a Renzi sia dovuto a una sorta di miopia dell’opinione pubblica e della stampa, incapaci di cogliere alcuni frutti negativi del renzismo, come il deterioramento dei conti pubblici, o il varo di una mediocre legge elettorale. Però, a ben rifletterci, mi rendo conto di sbagliare. Quella che a prima vista mi pare miopia, immaturità, mancanza di senso critico, non è affatto tale. La realtà è che ci sono ottime ragioni, ragioni fortissime, per essere ipnotizzati.
La prima è che nel renzismo ci sono anche cose ottime, la più importante delle quali è la caduta di tanti totem e tabù. Ci sono argomenti di cui per decenni non si è potuto parlare, almeno a sinistra, senza essere squalificati e denigrati, e invece ora si può parlare abbastanza tranquillamente, senza scomuniche preventive: penso all’articolo 18, alle regole del mercato del lavoro, alle intercettazioni, al potere dei giudici. Non è detto che le posizioni di Renzi in queste materie siano sempre sagge e condivisibili, ma trovo che il mero fatto di poterne parlare senza la cappa del conformismo di sinistra sia un notevole progresso.
La seconda ragione di ipnosi è la convinzione, maturata dagli italiani dopo decenni di immobilismo politico, che solo un leader dotato di grandissima energia possa sbloccare l’Italia.
La terza ragione è che Renzi, effettivamente, sta facendo sia cose che piacciono all’elettorato di sinistra (come il bonus di 80 euro) sia cose che piacciono a quello di destra (riduzione dell’Irap, l’imposta sull’attività produttiva, e le decontribuzione per le nuove assunzioni).
Ma la ragione più importante che spiega la nostra ipnosi collettiva è, secondo me, quella cui accennavo all’inizio: la mancanza di un’alternativa credibile al renzismo o, se preferite, la completa assenza dalla scena politica di attori in grado di competere con il Pdn (Partito della nazione), o Pdr (Partito di Renzi) se preferite chiamarlo così.
Questa assenza, almeno ai miei occhi, ha dell’incredibile. Io arrivo a capire che un partito nuovo come il partito di Beppe Grillo sia privo di un progetto di governo e preferisca un ruolo di opposizione radicale. Arrivo anche a capire che un partito come la Lega, uscita da una stagione di scandali e indebolita dalla morte del federalismo, preferisca rafforzare la propria identità e il proprio radicamento sul territorio piuttosto che elaborare un progetto realistico di trasformazione dell’Italia. E infine anche se con qualche difficoltà in più, arrivo a capire che un partito come Forza Italia si lasci distruggere dalle fazioni che se lo contendono senza rendersi conto che nessuna scialuppa di salvataggio vale il transatlantico che si sta contribuendo ad affondare.
Quello che non riesco a capire è come mai il vuoto che si è creato al di fuori del renzismo non venga occupato da alcun soggetto politico, vecchio o nuovo. Certo, si potrebbe dire: perché Renzi e il Pd hanno occupato sia lo spazio tradizionale della sinistra sia quello della destra. Ma il punto è che la base sociale della sinistra e quella della destra non costituiscono l’intera società italiana ma solo una parte di essa, una parte che la crisi iniziata nel 2007 ha eroso sempre più. Oggi, dopo otto anni di recessione e stagnazione, l’Italia non è più divisa semplicemente fra ipertutelati e precari, fra società delle garanzie (che guarda a sinistra) e società del rischio (che guarda a destra). Oggi accanto a queste due società se ne stanno formando una terza, le cui dimensioni hanno raggiunto quelle delle prime due: la società degli esclusi, o degli outsider, costituita da quanti vorrebbero lavorare ma non riescono a trovare un lavoro o sono costretti a farlo in nero.
Della terza società fanno parte soprattutto giovani, donne e immigrati, per un totale che sfiora i dieci milioni di persone. Ad essi il renzismo offre ben poco, perché il Jobs act punta essenzialmente a stabilizzare chi un lavoro regolare già ce l’ha (trasformando contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato) nonché a fornire un reddito minimo a chi ha perso il lavoro, mentre ben poco si cura di chi si colloca fuori del mercato del lavoro regolare. È curioso che di questa lacuna del renzismo nessuna forza politica abbia ancora saputo approfittare.