Paolo Di Paolo, La Stampa 5/4/2015, 5 aprile 2015
LA GUERRA SI PRENDE ANCHE I GIOCHI DEI BIMBI
È vero che da due anni Hitler ha sospeso in Germania la produzione di giocattoli? È vero che ha invitato i bambini a giocare alla guerra, a cantare marcette, a scegliere le arti marziali? Non sarebbe poi così strano, in effetti, considerato che su un numero qualunque del nostro «Corriere dei Piccoli», fra un’avventura del signor Bonaventura e una pubblicità dell’Ovomaltina, capita di trovare storielle del tipo «Marmittone scava una trincea» e intere pagine di apologia dei primi anni «eroici» vissuti dagli squadristi. Con tanto di invito ai più grandicelli fra i lettori a imitare il coraggio dei primi Fasci. Come «il più piccolo Martire della Rivoluzione: Giuseppe Specchio, assassinato a Cerignola. Aveva dodici anni!». Alla pagina seguente, c’è il gatto Mio Mao alle prese con i suoi tentativi di pescatore: «Viva! Un pesce ha già abboccato! / Grida Mao tutto beato». Finisce poi per accorgersi di aver pescato un pescatore: «nientemen che il sor Antonio / pescatore d’alto conio!». «Topolino», invece, non è più nelle edicole da quasi un anno e mezzo.
Nel ’42 il topo americano, inviso al MinCulPop, s’era trasformato in Tuffolino, un ragazzetto basso in cerca di avventure. A disegnarlo era De Vita, a scrivere le storie Federico Pedrocchi. Pedrocchi è morto nello scorso gennaio: prese il solito treno da Varese per andare a Milano, il convoglio venne mitragliato da un aereo inglese. «34 morti e 67 feriti su un treno Busto Arsizio-Gallarate» lessi sulla «Stampa» un paio di giorni dopo l’accaduto. Non c’era il suo nome. Ho saputo molto più tardi. Il pensiero è tornato a questa vicenda mentre leggevo dei mitragliamenti di ieri, 4 aprile: l’aviazione anglosassone ha bombardato la zona di Milano e della provincia, distruggendo un grosso automezzo con rimorchio carico di grano e facendo parecchi feriti. «Bambini, Gianduja vi aspetta da sabato al Teatro Frejus» strilla un volantino. C’è qualcosa di strano, di allarmante, ormai, perfino nella normalità.
Paolo Di Paolo, La Stampa 5/4/2015