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 2015  aprile 09 Giovedì calendario

LAVORA NOVE ORE AL GIORNO, SETTE GIORNI ALLA SETTIMANA PER EVITARE CHE L’INDUSRIA DELL’HARD GIAPPONESE


Sabato mattina, zona est di Tokyo. Da un’Audi salta fuori un uomo tarchiato dai bicipiti gonfi, i capelli arancio, un sorriso sul viso coperto di spray abbronzante, una T-shirt con la scritta “Sex Instructor”. Pandemonio. Una folla di maschi ondeggia. «Shimiken!», gridano. Siamo alla Japan Adult Expo, i fan stanno per incontrare le loro fantasie più sfrenate. Hanno già visto la più rara: l’uomo che le ha vissute tutte.
A 35 anni, Shimiken è il re dell’Adult Video, il porno giapponese. Nulla c’è che non sia pronto a fare o che non abbia fatto dal ’96 con più di 7.500 partner donne (fra cui due gemelle di 72 anni) in oltre 7mila film.
Il suo atteggiamento ecumenico davanti alle perversioni, insieme a un’epica tenuta in “anni porno”, gli hanno fatto guadagnare la fama di “Ron Jeremy del Giappone”. L’autista della limousine conferma: «È famoso. Almeno lo è il suo uccello». Nell’AV tutti ne venerano il nome quanto l’anatomia (16 cm, secondo Internet), anche se è sempre oscurata. Nei corridoi della convention, donne in accappatoio trillano saluti dai camerini: uno è «Otsukaresama», sarai stanco. Formula azzeccata: tutti sanno che “lui“ è afflitto da spossatezza a luci rosse. Essere uno dei pochi talenti maschili del porno locale è uno stress: «Solo 70 attori contro 10mila donne, siamo più rari delle tigri in Bengala!». Spiega il regista Michiru Arashiyama: «Per le star il regime è infernale. Spero che il bacino si amplii», dice, «con giovani meno esperti ma più prestanti».
In compenso la giornalista Atsuhiko Nakamura ha scritto che «una donna giapponese su 200 è apparsa in un film AV», e che l’industria crea 6mila nuove attrici all’anno. Il Paese del Sol Levante produce più del doppio degli Usa, eppure la popolazione è la metà. Ma anche Oltreoceano tanti gettano la spugna. «È molto faticoso», dice Kevin O’Neal, ora agente della Adult Talent Managers, «e per di più lo fai con una telecamera fra le gambe». La resistenza di Shimiken è leggendaria: 8 o 9 ore al giorno di riprese, 7 giorni a settimana. «Deve avere qualche trucco magico», ride O’Neal. Ma il suo zaino è pieno di glutammina, aminoacidi ramificati, zinco (rende lo sperma più bianco), arginina e vitamine. Niente Viagra. «Non ne ho bisogno». Per farcela, si allena 90 minuti 4 volte a settimana: pesi e squat profondi che, spiega, aiutano nei colpi di reni e ad accumulare testosterone. Ah, niente vacanze da sette anni, per evitare che un’industria da 20 miliardi di dollari si “ammosci”.
La scarsità di attori scoraggia il ricambio. «Diventi subito riconoscibile e addio vita normale». Qualche star (perlopiù donne) dell’AV è riuscita ad affermarsi in tv, «ma i timori di Shimiken sulla disapprovazione sociale sono fondati», ammette Kumiko Endo, professore di religione alla Hofstra University. Yujiro Enoki, regista del documentario The Other Side of The Sex, avverte che la fama può condurre all’infamia. «Per una star dell’AV, trovare un altro lavoro è difficile, nascondere il passato è peggio: le banche non ti fanno credito». Shimiken non riusciva ad affittare un appartamento perché i proprietari lo rifiutavano, nonostante il conto in banca. Ce l’ha fatta solo quando un’agente immobiliare, sua fan, gli ha chiesto in cambio una cena.
Nel 2013 il Guardian ha scritto che parte dei giovani giapponesi soffre di “sindrome del celibato”: il 45% delle donne e più del 25% degli uomini fra i 16 e i 24 anni dicono di ignorare il sesso. Il tasso di natalità è il penultimo del mondo, un matrimonio su quattro è casto e il 60,5% dei maschi tra i 20 e i 34 anni si definisce soshokukei dansei: “uomini erbivori”, disinteressati a corteggiamento e rapporti intimi.
Ecco perché qui c’è il secondo pornomercato del mondo (dopo la Corea del Sud; gli Usa sono terzi). «Non credo al calo del desiderio ma a un diverso modo di sfogarlo», sostiene Endo. «Con l’abuso di pornografia, per i ragazzi scemano le opportunità di incontrare l’altro sesso». Incide anche la crisi. «Un’intera generazione non ha raggiunto la stabilità, come i loro padri alla stessa età, e l’autostima soffre. Qui poi non esiste una “cultura del rimorchio”: servono intraprendenza e fiducia in sé».
Shimiken neanche sa cosa sia un erbivoro. A15 anni già era ossessionato dalle donne, ovunque.
Adorava sesso e pornografia. A scuola, sgattaiolava sul tetto e si masturbava sul cornicione fra le urla delle ragazze ai piani inferiori; eppure entrò in una delle migliori università di Tokyo, che abbandonò per inseguire la vera passione, i film per adulti. La prima chance non fu l’orgia che sognava, anzi: 15mila yen (126 dollari) per “gustare” un piatto di feci. Accettò. Il giorno dopo stava male e dovette andare in ospedale; parcella di 20mila yen. Per sopravvivere, faceva anche l’addetto al traffico e la cavia di laboratorio.
Poi, la pubblica umiliazione. Aveva un certo seguito in un programma tv della sera («I miei erano emozionati», ricorda) finché i colleghi rivelarono che faceva il porno. «Il mondo s’è fermato...», dice. Anziché scusarsi ammise tutto, incursioni scatologiche comprese: il pubblico s’innamorò di quell’impenitente sporcaccione. E
dall’AV iniziarono a piovere offerte.
Shimiken si dedica alla carriera con l’impegno di un atleta d’élite: dieta proteica, astinenza dall’alcol, notti passate a perfezionare la mira nel gansha (l’eiaculazione sul viso). Ha iniziato a guadagnare fra i 50 e i 60mila yen (420-505 dollari) a scena, a filmarne anche 20 a settimana: è diventato il simbolo di un’instancabile virilità giapponese che pareva ormai tramontata.Così arriva all’Expo portando sulle spalle la libido di un’intera nazione: funge da braccio destro e da intermediario per un’intera generazione. Anche di donne. Come contraltare degli erbivori sono nate le nikushokukei joshi, “le carnivore” che perseguono in modo ossessivo il piacere.
Sono le sue fan più sfegatate. Sale sul palco e un gruppo di ventenni irrompe nelle prime file. «Adoriamo Shimiken!», esclama una. «È la ventesima volta che lo vedo dal vivo». Un’altra, che lavora nell’agenzia che oscura i genitali in tutta la pornografia, secondo un’arcaica legge, passa le giornate esaminando film AV. «L’ho visto tante di quelle volte», sospira, «che credo di conoscerlo meglio del mio fidanzato».
Shimiken entra in un elegante ristorante di Tokyo. I camerieri lo salutano per nome, ordina un tè verde e degli assaggi. Oggi giornata leggera: a mezzogiorno ha tolto la verginità a una nuova attrice, poi una scena di “pioggia dorata” («Il piacere di farsela addosso»). Guadagna oltre 23mila dollari alla settimana. Ha cinque auto, fra cui un’Audi e una DeLorean Anni 80 con portiere ad ala di gabbiano, ma realizzare il sogno gli è costato. Tanto.
«Non ho mai avuto una storia d’amore normale...». Evita di uscire con le colleghe: «In questo mestiere non puoi essere una ragazza carina e anche felice». Poi rivela di essere stato sposato e di avere due figlie gemelle di sei anni. Vivono lontano, va a trovarle quando può ma teme che vengano vessate per colpa sua. «Un giorno dirò loro: papà ha scelto una carriera che rende felice tanta gente». E se volessero seguire le sue orme? «Glielo impedirei, a tutti i costi. Ma non ho rimpianti, era il mio destino». E conclude: «La verità è che quello del porno è un ambiente di merda pieno di gente di merda, e io vorrei essere una luce in mezzo alla merda».