Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/4/2015, 8 aprile 2015
PERISCOPIO
Mi scoccia dar ragione a Renzi, ma anche io non credo che si possa pensare il futuro con gli stessi parametri del passato. Però allora Renzi dovrebbe essere coerente fino in fondo e dire: dell’Unità non so che farmene. Michele Serra (Silvia Truzzi). Il Fatto.
Beppe Grillo, quando faceva ridere e non doveva dar retta persino a Di Battista, diceva: «La vita è una tempesta, ma prenderlo nel culo è un lampo». Stefano Di Michele. Il Foglio.
Il leader della Lega, Salvini, ha verve, ma quell’entusiasmo alla manifestazione di Roma era basato su un’illusione: che possa essere lui a trainare il carro. Una coalizione di centrodestra è una macchina complessa. E per battere Renzi devono prevalere le posizioni moderate. Giampaolo Pansa (Massimo Rebotti). Corsera.
Roberto Speranza da Potenza ha 36 anni, di mestiere fa il capogruppo del Pd alla camera, è bersaniano (qualunque cosa significhi) ed è uno degli almeno dieci democratici a cui Renzi ha promesso un posto da ministro se otterrà l’Italicum. Marco Palombi. Il Fatto.
Amato è un genio elettronico di opportunismo. A differenza di altri della sua generazione che sono sempre rimasti più o meno al loro posto senza girovagare per i labirinti politici, Giuliano Amato se ne andò un bel giorno dal Psi per finire nel Psiup. Si trattava di un partito avventuroso che era nato per iniziativa del Pci e dell’Urss, e che era vissuto sino alla sua scomparsa con il denaro sovietico, secondo le carte ormai rese note. Naturalmente lui, come altri illustri professori di democrazia, di questo fastidioso particolare non ne sapeva nulla, neppure per sentito dire, come del resto in questa materia gli capitò sovente, anche dopo, di essere una specie di cieco, sordo e muto. Bettino Craxi, Io parlo e continuerò a parlare. Mondadori.
Ero presente al famoso congresso socialista di Rimini del 1982 quando Craxi dopo aver lanciato lo slogan «Cambiamento» (ma guarda un po’), nell’apoteosi degli applausi, dei garofani agitati al cielo, nella calca delle televisioni impazzite, stretto tra mille fan, invocato da nani e ballerine viene avvicinato da un signore anziano che timidamente prova a mormorargli: «Bettino, sono un vecchio compagno...». E lui sarcastico e tra le risate della corte: «Che sei vecchio lo vedo». Forse fu lì che cominciò la discesa. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Non mi sono ancora scritto il necrologio come Indro Montanelli. Però provvedo subito: «Ha creduto di morire dopo aver creduto di vivere». Sono convinto che noi non viviamo: c’illudiamo di vivere. Quindi non moriamo. È solo il sogno che cambia. Mi piacerebbe scriverci un romanzo, se ne fossi capace. Guido Vigna, giornalista (Stefano Lorenzetto) Il Giornale.
Il Corriere della Sera era un universo a scatola cinese, frastagliato, ovattato, pieno di doppi fondi da cui uno poteva emergere alle vette della fama più luminosa e un altro sprofondarvi nella più oscura anonimia. C’erano stati casi di impiegati perfino di redattori dimenticati in qualche angolo tenebroso, che avevano continuato, anche dopo morti, a ricevere la busta paga sul loro tavolo vuoto. Enzo Bettiza, Via Solferino. Rizzoli. 1982.
Ho trascorso un periodo alla Rizzoli. Tutt’altro che glorioso. Si era in piena P2. Tassan Din ero il vero capo, il referente di Licio Gelli. Con il cognome che avevo, molti pensavano a una parentela. Ovviamente inesistente. Ricordo che all’Excelsior il barman mi serviva un intruglio dentro una flute: lo beva, piace molto a suo zio! Stetti alla Rizzoli dal 1980 all’83. Pubblicavo Ortese, Manganelli. Libri belli che non vendevano. Alla fine mi misero al fianco di Oriana Fallaci. Piero Gelli, già editor Garzanti, Einaudi e Rizzoli (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Come mi è venuta l’idea di Habemus Papam, un Papa che si ritira? «Lasciamo il mistero». La messa è finita, rompiamo le righe. Nanni Moretti, regista (Valerio Cappelli). Corsera.
Axel Munthe, grande personaggio e costruttore della villa anacaprese, una delle meraviglie del Novecento, esercitava a Parigi, c’era stata una stretta di freni dell’autorità per reprimere l’esercizio abusivo della professione medica e un gran numero di professionisti era già stato convocato da un dirigente della Polizia per presentare le proprie credenziali autentiche. Il dirigente aveva detto a Munthe che stava per incastrare un falso medico; poi, l’ultimo giorno utile, costui gli s’era presentato e aveva esibito titoli ultraortodossi ma l’aveva supplicato di non farlo sapere: facendosi credere un ciarlatano, lavorava molto di più. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Un vecchio ebreo entra in una gioielleria parigina per acquistare un regalo a sua moglie. Vede subito un crocefisso in argento sfavillante. Gli piace. «Quanto costa?», chiede al gioielliere. «Millecinquecento euro». «Uhhmmm», replica l’ebreo. «E senza l’acrobata?». Marco-Alain Ouaknin e Dory Rotnemer, La Bible de l’humour juif. Ramsey.
Ho scritto questo libro di ricordi su Giovannino Guareschi usando anch’io un vocabolario che conta, sì e no, duecento parole, le stesse che adopera ogni giorno la gente comune per comprendersi e sopravvivere in questa Torre di Babele dove sono stati inventati milioni di parole per cancellare i fatti. Sissa, provincia di Parma, una sera di settembre. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova. 1981
Pisapia: «Forse non finiremo tutto, ma siamo più avanti di altri Expo». Sicuramente di quello di Dubai del 2020. Amanda Chiegni.
Per il suo carattere scontroso, Carmelo Bene è stato definito un attore che sta sulle sue. Ed anche sulle mie. Amurri & Verde: News. Mondadori. 1984.
Cameron, amore, ti parlo francamente: se va avanti questa crisi, tra un po’ girerò in campagna a tirar su delle radici. Le pulisco bene e a casa le faccio bollire, bollire finché diventano sul tenero. Altro che master in Comunicazione alla Luiss. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
«La morte è sempre una cosa disumana» diceva lo scrittore Hans Keilson, 101 anni, pochi mesi prima di prendere commiato dal mondo dopo aver impiegato parte della sua vita a curare bambini ai quali i nazisti avevano strappato i genitori. Paolo Leptri. Corsera.
I più impeccabili inchini li ho visti fare dagli uomini con la schiena diritta. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/4/2015