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 2015  aprile 08 Mercoledì calendario

IL TRATTATO USA-UE SUL TTIP VA AVANTI, MA LA TRASPARENZA PROMESSA SUI CONTENUTI SI STA RIVELANDO UN’ALTRA FINZIONE DELLA DEMOCRAZIA

La trasparenza non abita a Bruxelles. Parliamo di quella trasparenza di cui la commissaria Ue al Commercio, la svedese Cecilia Malstrom, si compiace in ogni suo intervento quando arriva a parlare del Ttip, il grande accordo commerciale tra Europa e Stati, in discussione dal 2013. Poiché fin dall’inizio le trattative erano state condotte in gran segreto, e poiché per questo motivo centinaia di associazioni europee che tutelano i consumatori si erano schierate contro il Ttip, fino a inscenare clamorose proteste davanti ai palazzi della Commissione Ue a Bruxelles, nel novembre 2014, appena è stata nominata a capo del Commercio nella Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, la Malstrom non ha fatto altro che promettere maggiore trasparenza sui contenuti delle trattative. Di più: assicurò a tutti i 751 deputati del parlamento europeo che avrebbero potuto consultare de visu i documenti redatti nel corso degli otto round della trattativa. A tal fine, è stata allestita un’apposita reading room, dove sono custoditi i fascicoli del Ttip classificati come «riservati».
Finora sono stati 150 gli eurodeputati che hanno chiesto di accedere alla reading room, ma non sembra che ne siano usciti entusiasti. Uno di loro, lo spagnolo Ernest Urtacan, 33 anni, diplomatico di carriera, esponente del gruppo dei Verdi europei, ha potuto ottenere l’accesso il 31 marzo scorso, e ha poi raccontato a un sito spagnolo (eldiario.es) questa esperienza, definendola «muy negativa».
Prima di entrare nella reading room, un loculo di sei metri quadrati sorvegliato giorno e notte dai funzionari della Malstrom, l’eurodeputato Urtacan si è dovuto sottoporre a una procedura a dir poco singolare: «Mi hanno tolto la penna, il bloc notes per gli appunti e il cellulare. Poi ho dovuto firmare un documento di 14 pagine come impegno di riservatezza. Dopo di che mi sono state concesse due ore al massimo per consultare i fascicoli, e per tutto il tempo sono stato controllato a vista da un funzionario».
In pratica, l’eurodeputato spagnolo, che è poliglotta, ha potuto leggere solo una piccola parte dei documenti classificati, che sono scritti soltanto in inglese. Deluso, ha commentato: «Tutte le condizioni che ci sono imposte per poter accedere alla reading room sono contrarie ai principi della democrazia parlamentare. Il Trattato di Lisbona dice in modo chiaro che i documenti che riguardano gli accordi internazionali Ue devono essere portati a conoscenza dei deputati europei. Ma per come è organizzata, la reading room del Ttip viola i regolamenti comunitari».
Il fatto che i documenti siano stati redatti solo in inglese, sostiene l’eurodeputato spagnolo, crea ulteriori problemi: il primo è linguistico, visto che l’Ue conta 24 lingue ufficiali su 28 Paesi membri; vi è poi un problema tecnico, poiché su alcune materie gli eurodeputati sono soliti avvalersi della consulenza di esperti, ma questi non hanno titolo per accedere alla reading room. «Non sono un esperto di telecomunicazioni», ha spiegato Urtacan, «e per capire i documenti segretati su questa materia mi sarebbe servito l’aiuto di un tecnico, e più tempo. Ma non ho potuto avere né l’uno, né l’altro».
Sembra poi che nella stanzetta di sei metri quadri non vi siano tutti i documenti classificati del Ttip, ma soltanto quelli relativi alle questioni commerciali sulle quali, nonostante la segretezza delle trattative, si è già saputo quasi tutto grazie alle indiscrezioni fatte filtrare dai 600 lobbisti delle multinazionali Usa, loro sì ammessi alle trattative fin dall’inizio.
L’eurodeputato spagnolo Urtacan, che in quanto diplomatico di carriera sa pesare le parole, ha infatti dichiarato: «Sappiamo da varie fonti che ci sono documenti consolidati definitivi, che illustrano gli accordi già raggiunti tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Ma su quelli non abbiamo accesso, essendo custoditi altrove. Infatti i documenti accessibili nella reading room sono tutti già declassificati, e per lo più ampiamente noti nei contenuti». Conclusione: Urtacan, come gli altri eurodeputati che hanno messo alla prova la trasparenza promessa dalla Malstrom sul Ttip, alla fine si è sentito trattare «come un criminale o una spia».
La denuncia di Urtacan è stata pubblicata dal sito eldiario.es il lunedì di Pasqua, e per il momento non ha suscitato reazioni a Bruxelles, dove il Parlamento e la Commissione Ue sono fermi per le ferie pasquali.
La trasparenza promessa più volte dalla Malstrom ne esce a pezzi. Ma ben pochi prevedono che questo possa rallentare i negoziati sul Ttip, dopo che Angela Merkel (vedi Italia Oggi del 6 marzo 2015) ha dato il via libera per la sua approvazione, in base a motivazione più geopolitiche che economiche. L’obiettivo, per la cancelliera, è fare in modo che la Germania (insieme all’Europa) non rimanga tagliata fuori dai grandi accordi mondiali, lasciando tutto il potere al G2, composto da Stati Uniti e Cina. La trasparenza dei negoziati, sotto questo profilo, è solo un fastidioso dettaglio democratico per l’Ue a trazione tedesca. E la Malstrom ha capito che non deve andare oltre gli slogan. Si celebra così l’ennesima finzione della democrazia in Europa.
Tino Oldani, ItaliaOggi 8/4/2015