www.cinquantamila.it/fiordafiore 8/4/2015, 8 aprile 2015
L’Italia condannata dalla Corte di Strasburgo per le «torture» alla Diaz • L’Isis ha ucciso mille palestinesi • L’uomo che ha sparato al caporeparto • Il pilota Alitalia che ha sparato tre colpi al muro a casa della madre • Il divorzio via Facebook • L’appello di Raoul Bova alla suocera: «Basta guerra» Diaz 1 La notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, G8 di Genova, la polizia entrò nella scuola Diaz dove dormivano un po’ di manifestanti e picchiò alla cieca
L’Italia condannata dalla Corte di Strasburgo per le «torture» alla Diaz • L’Isis ha ucciso mille palestinesi • L’uomo che ha sparato al caporeparto • Il pilota Alitalia che ha sparato tre colpi al muro a casa della madre • Il divorzio via Facebook • L’appello di Raoul Bova alla suocera: «Basta guerra» Diaz 1 La notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, G8 di Genova, la polizia entrò nella scuola Diaz dove dormivano un po’ di manifestanti e picchiò alla cieca. Ferì novanta persone, riducendone una in coma e tre quasi. Ieri la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito per la prima volta che quelle furono «torture», che le nostre leggi sono inadeguate e fanno da sponda talvolta all’impunità, e l’Italia deve pagare. La Corte di Strasburgo è intervenuta in seguito al ricorso del pensionato vicentino Armando Cestaro: aveva 61 anni quando fu malmenato nella Diaz, subì varie fratture (gli spaccarono un braccio, una gamba, dieci costole) e danni fisici permanenti, come molti altri dimostranti aggrediti a Genova da poliziotti e carabinieri. La sentenza gli assegna un risarcimento di 45 mila euro e fissa un precedente per gli altri ricorrenti colpiti anche nella caserma di Bolzaneto. L’Italia è stata condannata anche perché da molti anni non rispetta l’impegno internazionale di introdurre il reato penale di tortura. Sotto accusa è finito l’intero sistema che consentì alla polizia di «rifiutare impunemente di fornire alle autorità competenti la collaborazione necessaria per l’identificazione degli agenti responsabili degli atti di tortura». L’avvocato Dario Rossi, che ha seguito il ricorso di Cestaro: «Lo Stato non ha mai mostrato segnali di ravvedimento per i pestaggi. Non ha mai preso le distanze dagli abusi avvenuti al G8 e, anziché costituirsi parte civile contro gli imputati, si è sempre costituito a loro difesa. E poi penso alle carriere fatte da quegli agenti. Che tristezza». Diaz 2 Tre funzionari pregiudicati per aver truccato le prove nella scuola Diaz, dichiarando di averci trovato molotov in realtà portate dagli agenti, nel 2015 torneranno in divisa: a differenza della maggioranza dei condannati che ha scontato quel che restava della pena ai domiciliari, per loro è stato concesso l’affidamento ai servizi sociali. In questo modo si estingue pure l’interdizione dai pubblici uffici, in scadenza nel 2018 per gli altri laddove non fossero ancora approdati alla pensione. E non c’è nulla che possa più bloccarne il ritorno al Viminale nello spazio di pochi mesi. Isis 1 Nel grande campo profughi palestinese di Yarmouk, a otto chilometri dal centro di Damasco, dal primo aprile si combatte una furibonda battaglia contro i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) e del gruppo radicale Al-Nusra. Pare abbiano il controllo sull’80 per cento dell’area. Sui social network di Isis sono già stati postati video delle decapitazioni di almeno due combattenti palestinesi. Altri sette sarebbero stati fucilati. Alcune fonti riportano una settantina di morti nell’ultima settimana. Ieri in serata il deputato arabo israeliano Ahmed Tibi ha dichiarato al quotidiano Ha’aretz che «il movimento fascista di Isis» avrebbe ucciso «mille palestinesi» tra cui l’imam della moschea di Hamas e accusava i Paesi arabi di «vergognosa passività». Testimoni parlano di 25 decapitati. Ma per ora sono cifre difficili da verificare. «Almeno 18.000 profughi intrappolati sotto i bombardamenti e tra questi 3.500 bambini. Le loro condizioni sono gravissime, oltre l’inumano. In ogni momento rischiano di essere feriti o uccisi. Nel campo mancano cibo, acqua, elettricità. Si vive con meno di 400 calorie al giorno. Scarseggiano le medicine, gli ultimi medici sono scappati qualche giorno fa», avvertono le agenzie dell’Onu e le ong. Le Nazioni Unite rilanciano gli appelli al cessate il fuoco e per la costituzione di corridoi umanitari. Ma per ora cadono nel vuoto, solo 2.000 persone sarebbero riuscite fortunosamente a scappare. C’è chi fa già il paragone con Srebrenica, la città martire della ex Jugoslavia dove nel luglio 1995 circa 8.000 musulmani bosniaci vennero massacrati dalle milizie serbe sotto lo sguardo passivo del contingente dell’Onu. Isis 2 I racconti delle 500 famiglie fuggite — «strisciando lungo i muri per scampare ai cecchini», dice Um Ussama all’ Afp — descrivono la selvaggia barbarie dell’Is già testimoniata altrove in Siria e in Iraq: «In via Palestina due membri di Daesh (sigla in arabo dell’Is, ndr) giocavano a palla con una testa mozza», dice Amjad Yaacub, 16 anni. Lo stesso sadismo ha messo in fuga Ibrahim Abdel Fatah, 55 anni: «Ho visto delle teste mozze. Uccidevano i bambini prima degli adulti. Avevo sentito parlare della loro crudeltà, ora l’abbiamo osservata coi nostri occhi». Delitto Francesco Sodini, 52 anni. Sposato, due figli, da tutti descritto come «una persona mite», era il caporeparto della cartiera Lucart di Lucca dove lavorava pure Massimo Donatini, 43. Costui, convinto a torto che Sodini ce l’avesse con lui e volesse farlo licenziare (in realtà in azienda stavano per fargli fare un corso di aggiornamento, in vista di una prossima promozione) dopo il pranzo di Pasquetta rubò la Glock di suo padre e la mattina dopo, con l’arma in pugno, andò ad aspettare il caporeparto sotto casa. Appena lo vide uscire dalla porta della sua villa, la moglie affacciata in balcone per salutarlo con la mano, gli sparò addosso otto colpi: quattro alla testa, quattro alla schiena. Alle 6.55 di martedì 7 aprile via Felino Sandei, poco fuori dalle mura del centro storico di Lucca. Spari Sospeso dall’Alitalia il pilota cinquantenne Maurizio Foglietti che il giorno di Pasqua, a casa dell’anziana madre a Todi, al culmine di una lite in famiglia ha tirato fuori una pistola e ha sparato tre colpi contro il muro terrorizzando i parenti. Foglietti era il comandante del volo che il 14 febbraio scorso trasportò Sergio Mattarella a Palermo per il primo viaggio da Capo dello Stato. Divorzio Dal 27 marzo, a New York, sono valide anche le richieste di divorzio inviate sulla posta privata di Facebook. Matthew Cooper, giudice della Corte suprema di Manhattan, ha stabilito infatti che se il coniuge diventa introvabile si può usare il social network per dargli i documenti per la fine del matrimonio. Il magistrato lo fa basandosi su due ragionamenti che sottolinea in fondo alla sentenza. Il primo: «L’ultima volta che è stata modificata la norma sulla notifica degli atti giudiziari risale al 1994, all’alba di Internet e quando le e-mail non erano utilizzate così tanto». Insomma: quella disposizione è vecchia. Il secondo: «Facebook dice che ogni giorno ci sono 157 milioni di americani che accedono al profilo». E allora è probabile che tra questi ci sia anche la persona da raggiungere. Nello specifico, la decisione riguarda Ellanora Baidoo e suo marito — ormai ex — Victor Sena Blood-Dzraku. I due, entrambi ghanesi, si sono sposati con rito civile nel 2009 e si erano promessi di celebrare le nozze secondo le tradizioni del Ghana. «Ma poi l’uomo ha cambiato idea — racconta l’avvocato della donna — quindi Ellanora ha deciso di lasciarlo». Per mesi è stato impossibile far avere i documenti per la separazione a Victor Sena. Non ci è riuscito nemmeno un investigatore privato. Da qui la richiesta di utilizzare Facebook — dove l’uomo risultava attivo — per inviargli il materiale. Richiesta accettata dal giudice Cooper. Bova Nel numero di Vanity Fair oggi in edicola Raoul Bova lancia un appello all’ex suocera Annamaria Bernardini De Pace, chiedendole di mettere fine alla «guerra» che sarebbe scoppiata tra i due dalla fine del suo matrimonio con la figlia, Chiara. Bova spiega di sentirsi «il bersaglio di una campagna. Il traditore che merita la gogna. Finora non avevo mai reagito per non peggiorare le cose, ma ho capito che le peggioro stando zitto. Chi è mosso dal rancore non si ferma, più incassi e più attacca. Devo proteggere i miei figli da questa guerra. Per questo parlo. Per dire: vi prego, basta con questa guerra che fa solo del male». Non nomina l’ex suocera, ma il riferimento è chiaro. Così come quello alla lettera scritta dalla matrimonialista su Il Giornale lo scorso agosto, dal titolo: «Caro genero degenerato, vai e non tornare». Nell’intervista, Bova sembra non credere alla «finzione letteraria», con cui Bernardini De Pace ha sempre spiegato quell’articolo. Anzi, dice: «Tutta questa situazione fa star male i miei figli, i suoi nipoti. Come deve sentirsi un ragazzino nel leggere che il suo papà è un traditore superficiale, che non si è fatto nessuno scrupolo a scaricare la mamma per una ventenne (il riferimento è alla nuova compagna, Rocío Muñoz Morales )? Le cose non sono andate così, ma lui come fa a capirlo?» (Maffioletti, Cds).