Ettore Bianchi, ItaliaOggi 7/4/2015, 7 aprile 2015
UN TETTO DEFINITIVO COPRIRÀ IL REATTORE 4 DI CHERNOBYL: IL SARCOFAGO DA 2,15 MLD DI EURO SARÀ PRONTO FRA DUE ANNI
A 29 anni dal disastro nucleare di Chernobyl sono in dirittura d’arrivo i lavori per mettere in sicurezza la centrale. Entro due anni sarà terminato il sarcofago: un tetto ad arco, lungo 260 metri, largo 165 e alto 110 metri che sostituirà la vecchia protezione del reattore numero 4 che fu protagonista del grande incidente, il peggiore nella storia dell’umanità per quanto riguarda lo sfruttamento dell’atomo, avvenuto il 26 aprile 1986.
Nei giorni successivi allo scoppio del reattore furono evacuati 115 mila abitanti in un’area nel giro di 30 chilometri dalla struttura. Nessuno di loro potè fare ritorno alla propria casa. E mezza Europa subì la contaminazione delle scorie, trasportate ovunque dalle correnti d’aria.
La struttura metallica sarà ricoperta da uno strato di teflon, una sostanza plastica in grado di resistere alle alte temperature. Con un peso complessivo di 36 mila tonnellate, sarà la struttura terrestre mobile più pesante al mondo. Essa è stata realizzata da un consorzio francese (Novarka) formato dai gruppi Vinci e Bouygues. Per dare un’idea delle sue dimensioni, all’interno dell’arco troverebbe posto la cattedrale Notre-Dame di Parigi.
L’opera aveva un costo stimato in 1,5 miliardi di euro e avrebbe dovuto essere consegnata quest’anno, ma il progetto si è rivelato più complicato e perciò vi sono stati ritardi. Così la spesa finale salirà a 2,15 miliardi. In realtà i 615 milioni in più devono ancora essere trovati, entro il mese prossimo, per proseguire i lavori. La maggior parte della somma dovrebbe arrivare dai paesi del G7 e dalla Commissione Ue, che però devono ancora ufficializzare il loro impegno. Anche la Russia contribuirà alla spesa, nonostante che Chernobyl si trovi in territorio ucraino.
I tecnici giustificano l’impennata dei costi con il fatto che nel 2010, all’inizio dei cantieri, diversi studi tecnici non erano ancora conclusi e alcuni interventi si sono poi rivelati più complessi e lunghi di quanto previsto. La struttura è stata concepita per durare almeno un secolo e mettere in sicurezza il reattore, nel quale ancor oggi si trovano 200 tonnellate di uranio: si tratta del 95% del materiale radioattivo che era presente all’epoca del disastro. Perciò soltanto una minima parte dei veleni fu dispersa nell’atmosfera dopo l’esplosione, ed essa peraltro bastò a contaminare mezzo continente europeo.
Nel 1986 la radiazioni furono talmente potenti che le barre metalliche del tetto del sarcofago non poterono essere fissate sulla struttura in cemento che le sosteneva, ma soltanto appoggiate attraverso alcune gru. In anni recenti, fra il 2008 e il 2011, alcuni finanziamenti internazionali hanno consentito di portare a termine lavori urgenti sulla struttura instabile. Interventi che sono stati effettuati in condizioni proibitive, ma che hanno impedito rischi imminenti di collasso del sarcofago. La strada obbligata era tuttavia quella di sostituire la protezione, che negli anni 1980 era stata ideata per resistere soltanto una trentina d’anni. Il tempo, in effetti, era quasi scaduto.
L’arco mobile è stato una scelta obbligata, perché era impossibile lavorare troppo vicino al reattore. Inoltre sono state prese tutte le precauzioni per evitare che gli addetti subissero contaminazioni radioattive: in particolare, la bonifica dei terreni e un muro protettivo. Un’impresa ad alta tecnologia che il conflitto russo-ucraino ha relegato in secondo piano.
Ettore Bianchi, ItaliaOggi 7/4/2015