Pa. de Rub., il Fatto Quotidiano 5/4/2015, 5 aprile 2015
LA NOSTRA PRIVACY VALE 5 CENTESIMI
Chiamate indesiderate a tutte le ore, di giorno e di notte, per estorcere contratti di cui non si hanno chiare informazioni, clausole e prezzi. Un martellamento da cui nessuno si salva e che da anni insidia la vita degli italiani costretti a subire un marketing selvaggio e aggressivo che propone “offerte imperdibili dal sicuro risparmio”. Peccato, però, che queste chiamate violino le nuove tutele sui diritti dei consumatori nelle vendite, come ha annunciato l’Antitrust avviando cinque procedimenti nei confronti di Fastweb, Vodafone, Telecom, H 3 g e Sky Italia. La normativa ha imposto la conferma scritta dei contratti conclusi per telefono. Con appena 5 centesimi a recapito, le aziende comprano tariffari completi di nome, cognome e numero di telefono da contattare per vendere nuovi contratti telefonici, di luce, gas o pay per view. Nominativi che finiscono in una catena di società che se li scambiano e, via via, i dettagli aumentano: sesso, professione, preferenze e status sociale. Un identikit illegale, la normativa prevede che si possano contattare solo i consumatori che hanno dato il loro consenso. E, invece, queste liste sono perlopiù composte da numeri che compaiono negli elenchi telefonici pubblici, da quelli presenti illegalmente su Internet e dai nominativi di chi, magari, compila un modulo per partecipare a un concorso sul web o attiva una carta fedeltà e, senza accorgersene, firma anche il consenso all’utilizzo dei propri dati personali per scopi pubblicitari. Far valere i propri diritti è un’impresa. Le tutele sono spuntate, come nel caso del Registro delle opposizioni (istituito due anni fa dal ministero dello Sviluppo e gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni). Se ci si iscrive, non si dovrebbero mai ricevere telefonate dalle società di telemarketing. Ma questo strumento non tutela i numeri di telefono fissi e quelli dei cellulare non iscritti all’elenco. Se anche ci si iscrivesse, i recapiti potrebbero essere ricercati altrove dai call center. Al primo marzo 2015 il Registro contava solo 1. 354. 007 numerazioni iscritte, il 7 % degli aventi diritto. “Davvero troppo poco per un’attività che – denuncia Guido Scorza, avvocato del diritto di nuove tecnologie – costa circa tre milioni di euro all’anno, finanziata da operatori cui la legge impone di chiedere alla fondazione di confrontare le liste delle numerazioni che intendono utilizzare con il Registro, pagando cifre importanti: 60 mila euro per una lista da 10 milioni di numerazioni, 9. 200 mila per una lista da un milione di numerazioni sino ad arrivare a 18 euro per confrontarne appena 1500”. Comunque cambia poco anche se si chiede di cancellare il proprio nominativo. Bisogna, infatti, cercare numero di telefono, fax o l’indirizzo della società a cui inoltrare il reclamo, con tutta la difficoltà di reperire questi contatti. Le Associazioni dei consumatori avevano espresso sin dall’inizio perplessità: sarebbe bastato prevedere l’iscrizione a un Registro solo per coloro che fossero interessati a ricevere telefonate al proprio domicilio anziché il contrario.
Pa. de Rub., il Fatto Quotidiano 5/4/2015