Andrea Giambartolomei, il Fatto Quotidiano 5/4/2015, 5 aprile 2015
“MASSACRATO SENZA MOTIVO E LO CHIAMANO GIOCO…”
Doveva essere una serata della movida torinese come tante. Un cocktail a San Salvario per la laurea di un compagno di studi e dopo, alla chiusura dei locali, una camminata verso la casa di un amico, vicina a un altro centro della vita notturna, piazza Vittorio Veneto. Lì la notte tra venerdì e sabato scorso Riccardo Girotto, studente 22 enne del Politecnico, e i due suoi amici sono stati aggrediti da alcuni ragazzi più giovani. Un caso di “knockout game”, fenomeno violento di cui, fino ad allora, il giovane non aveva mai sentito parlare. Ieri mattina è stato dimesso dall’ospedale Cto di Torino, dove ha subito un intervento. Riccardo, come è andata quella notte? Erano le quattro del mattino di sabato. Due amici ed io eravamo in via dei Mille, dietro piazza Vittorio. Prima siamo stati a San Salvario per brindare alla laurea di un nostro amico, senza eccedere con l’alcool. Lì i locali chiudono alle 2 circa, ci siamo fermati un po’ e poi ci siamo avviati verso la casa di un amico che ci ospitava. A un certo punto vediamo un gruppo di cinque o sei ragazzini, non mi ricordo bene. Vengono verso di noi, camminano sullo stesso marciapiede. Ci incrociamo e ci hanno aggredito. Che tipi erano? Erano italiani, avevano facce pulite e tranquille. Erano più giovani di noi, avranno avuto 18 o 19 anni. Erano vestiti bene, ricordo pure il giubbotto di marca di uno di loro. Non proprio dei delinquenti. Come vi hanno aggredito? Senza dire mezza parola ci hanno presi a pugni in faccia, mentre un mio amico con gli occhiali li ha ricevuti in pancia. L’azione sarà durata venti secondi. Io devo aver ricevuto quattro o cinque colpi sul volto, tutti ben piantati e molto precisi. Mi fa venire il dubbio che non fosse la loro prima volta. Insomma erano dei “professionisti”. Poi sono scappati? No. Si sono semplicemente girati e sono andati per la loro strada senza correre, perché tanto non potevamo dirgli nulla. Ci siamo guardati a vicenda e siamo andati a casa a metterci il ghiaccio chiedendoci cosa fosse successo. Non c’era stato nessun motivo per aggredirci, non un’occhiataccia, non un piede pestato… Nessuno di noi sapeva niente di questa minchiata del “knockout game”. Eppure sono tanti i casi di cui si è parlato negli ultimi mesi. Non sapevamo davvero cosa fosse. Me ne hanno parlato gli amici il giorno dopo, ne avevano letto su internet, ma non avevano mai avuto esperienze dirette. Abbiamo visto che era già avvenuto in altre città e ci siamo trovati nella stessa situazione. Uno si può aspettare molti modi diversi per subire un’aggressione, ci sono una miriade di stupidaggini a cui la gente si attacca per tirare due pugni, ma non in modo così gratuito. Non essendoci movente chiunque può aggredire chiunque in qualsiasi momento? Qualsiasi persona può essere l’aggressore e qualsiasi persona può essere aggredito. Chiunque io incroci per strada potrebbe essere un altro ragazzo che si diverte a fare questo gioco, così come potrei essere io ad aggredire qualsiasi persona che incontro. Ho una faccia normale come quella dei miei aggressori, che non avevano il volto dei delinquenti. È questo ciò che trovo deleterio in questa stronzata. Questo gioco ti è costato un occhio nero. Quali sono le tue condizioni di salute adesso? I medici mi hanno ricostruito l’orbita oculare sinistra, vedo un po’ doppio ma dovrebbe passare appena l’occhio si sgonfia. Nella sfiga mi è andata bene: se il pugno, anziché prendere il sopracciglio, avesse preso l’occhio in pieno ora vedrei solo da un lato. Mi hanno dato un mese di prognosi. Delle indagini hai saputo qualcosa? Non ancora. Sabato scorso, dopo l’aggressione, i miei amici e mia madre sono andati a fare denuncia. Poi i carabinieri mi hanno contattato qualche giorno dopo per sapere se avessi cose da aggiungere. Sono andato a parlare con loro stamattina dopo essere stato dimesso. Si sono già mossi, stanno facendo tutto quello che possono fare: telecamere, foto segnaletiche… Spero che li trovino, ma è difficile beccare cinque ragazzi qualsiasi. Venerdì notte vicino a piazza Vittorio Veneto ce ne saranno stati migliaia come loro. Quindi l’unica speranza è che qualcuno li riconosca e parli. Ci vorrebbe qualcuno che li denunci: un compagno di scuola, qualcuno che ha subito i torti o che li conosce, ma è difficile. Se ti trovassi davanti i tuoi aggressori, cosa gli diresti? Vuoi sapere quello che penso veramente? Un po ’ di manganellate sui denti farebbero bene a tante persone. Divertirsi dando pugni a caso alle persone è la degenerazione della ragione umana.
Twitter @ AGiambartolomei
Andrea Giambartolomei, il Fatto Quotidiano 5/4/2015
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GLI ALTRI CASI –
PISA - Zakir Hossain è morto a Pisa il 13 aprile 2014 dopo essere stato picchiato in strada da sconosciuti. Hossain, 34 anni bengalese, era in corso Italia perché aveva appena smontato dal ristorante indiano Tanduri dove lavorava come cameriere: ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Pisa, è deceduto due giorni dopo. La dinamica dell’accaduto è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza. Le immagini registrate mostrano uno degli aggressori che colpisce Hossain con un pugno al volto, facendolo cadere e facendogli sbattere la testa sul selciato per poi scappare. Per la procura di Pisa, che è riuscita a individuare i colpevoli, l’aggressione non aveva nessun movente: “Erano usciti per attaccare briga e cercare la lite”.
ROMA - A due passi da Piazza Campo de ’ Fiori nella notte tra sabato e domenica 29 marzo un 17 enne è stato colpito al volto con un pugno. Il ragazzino si è ritrovato a terra ancor prima di realizzare che cosa fosse accaduto: lo hanno aggredito in tre, poi sono fuggiti. È solo l’ultima vittima di una lunga serie di aggressioni “mordi e fuggi” da parte di sconosciuti nella Capitale. Pochi giorni prima era toccato a un giovane dentro un centro commerciale di Pomezia; il 20 novembre 2014 non è stato risparmiato nemmeno un 80 enne: colpito alle spalle mentre camminava in piazza Acilia. I primi episodi del macabro gioco, in città, erano stati registrati nel cuore della movida romana a Trastevere dove nell’aprile del 2014 la rissa era sfociata anche nel rogo di cinque motorini.
NAPOLI - 14 dicembre 2014. Una donna di 35 anni stava tornando a casa, poco prima della mezzanotte, quando a Port’Alba, centro storico di Napoli, è stata colpita con un pugno al volto da ragazzi che sono passati, a tutta velocità, a bordo di uno scooter. La vittima della “banda degli schiaffi” ha riportato uno zigomo fratturato e una lesione al nervo ottico per la quale è stata sottoposta a un’operazione. A Castellammare di Stabia invece, il 27 marzo scorso, uno studente di prima media è stato steso con un pugno da un suo coetaneo. I compagni di classe hanno riferito che si trattava di un gioco tra amici, con un regola molto semplice: “Tirare un pugno e mettere l’altro ko. Il colpo deve essere stato forte, a giudicare dalle foto che girano su Internet del ragazzo, pieno di lividi”.
MILANO - Sono le 21,00 di lunedì 13 ottobre 2014: il pugno arriva all’improvviso. Un colpo violentissimo: setto nasale frantumato. La vittima, questa volta, è una ragazza italiana di 30 anni, trasportata d’urgenza all’ospedale. È accaduto a Milano, in piazzale Loreto, davanti a tutti. In un primo momento – ai passanti ignari di tutto – è sembrato lo scenario di una rapina, o di un regolamento di conti. Ma l’aggressore è fuggito senza rubare né la borsa né il computer. “Camminava dietro ad altre due ragazze che parlavano tra loro – ha spiegato un’amica – Le altre due hanno svoltato a un angolo mentre la mia amica ha proseguito. Ha notato un’ombra sgusciare dalle macchine parcheggiate e s’è ritrovata al suolo”. Pochi i dettagli a disposizione degli investigatori.
il Fatto Quotidiano 5/4/2015