Nicola Barone, Il Sole 24 Ore 5/4/2015, 5 aprile 2015
RAI, CRITICHE DA FI E NCD SUI POTERI DELL’AD
ROMA
Non è accompagnata da un coro di assensi la riforma della Rai immaginata dal governo. Ai dettagli della nuova azienda di servizio pubblico condensati nel testo del disegno di legge pubblicato venerdì sul sito di Palazzo Chigi, soprattutto nell’opposizione le riserve non mancano. Sui poteri allargati del nuovo amministratore delegato che, secondo i piani, non potrà però contare su una buonuscita d’oro in caso di revoca è appuntata la critica maggiore di vari esponenti di Forza Italia. Per Maurizio Gasparri è eminentemente una questione di legittimità. «Se l’ad dovesse avere poteri assoluti su ogni nomina e ogni spesa saremmo fuori dal perimetro tracciato dalle sentenze della Corte costituzionale». Ed è il motivo per cui annuncia barricate nel percorso di approvazione del ddl. «Sarà questo il punto sul quale non consentiremo lo strapotere di un solo partito, suprema forma di lottizzazione renziana. Il Parlamento comanda. Questo dice la Corte». Anche l’azzurro Lucio Malan riguardo all’ambito operativo della figura di massimo vertice aziendale nutre gli stessi dubbi. Il punto contestato rimane la «libertà incondizionata di decidere su ogni cosa: dietro questo meccanismo, infatti, si nasconde il sospetto, più che legittimo, che si vorrebbe decidere altrove la direzione che dovrà intraprendere la nuova Rai».
Sul testo che, tra l’altro, prevede la «licenziabilità» degli amministratori messa nero su bianco e la revisione del canone entro un anno si era già levata, stavolta nella maggioranza, la voce scettica di Scelta civica. E ora si aggiunge anche la contrarietà di Gianni Sammarco di Ncd. «Il principio di pluralismo e indipendenza alla base del servizio pubblico radiotelevisivo nega di per sé il progetto di riforma renziano, che mira ad introdurre un amministratore delegato ai vertici della Rai come espressione di un singolo partito. Nonostante la timida retromarcia registrata, è infatti del tutto inaccettabile che un soggetto nominato direttamente dal governo guidi quello che la stessa Corte ha definito un patrimonio culturale del Paese e degli italiani».
Nicola Barone, Il Sole 24 Ore 5/4/2015