Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 08 Mercoledì calendario

SOLDI E SPARATORIE, IL RACKET DELL’ORO BRUNO

All’alba di martedì, nello Stato dell’Andhra Pradesh in India meridionale, in uno scontro a fuoco le forze dell’ordine hanno ucciso un gruppo di venti contrabbandieri che stavano abbattendo illegalmente alberi di sandalo rosso. Per dirla con Mo Yan – il più famoso scrittore cinese contemporaneo, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2012 – è solo l’ultimo atto del «supplizio del legno di sandalo».
Nel 2002 l’India, seguita poi dall’Australia è stata la prima nazione ad iniziare un progetto di protezione e di coltivazione delle piantagioni che a causa dello sfruttamento eccessivo sono classificate come specie a rischio. Negli ultimi venti anni la domanda crescente in India, Cina e Giappone ha fatto schizzare alle stelle il valore dell’odoroso albero tropicale dai fiori rossi, che un tempo cresceva rigoglioso e spontaneo nelle foreste incontaminate del Karnataka, un’area naturalistica di circa 5.500 chilometri da cui proveniva il 75% della produzione mondiale.
L’aumento del prezzo, per la difficoltà a reperire materia prima di qualità (più l’albero è vecchio e più la qualità è alta), ha scatenato l’appetito dei commercianti illegali con la conseguente creazione di un vasto mercato nero per un giro di affari da capogiro. Solo nel corso del 2013 ad Hong Kong sono state sequestrate 26 tonnellate di sandalo di contrabbando per un controvalore di mercato di circa 5 milioni di dollari . Il prezzo cresce a un tasso di quasi il 100% annuo. In Australia occidentale, il valore dell’ “oro bruno” in dieci anni si è quintuplicato passando da 3mila a 15mila dollari alla tonnellata. Il contrabbando “appalta” circa duemila tonnellate l’anno. Secondo un’antica credenza indiana nessuno spirito maligno risiederebbe in un luogo impregnato del profumo di sandalo, ma ormai nelle foreste e nelle stanze del governo indiano si respira tutt’altra aria. Quella di un campo di battaglia che fa il paio con le sanguinose immagini degli spietati bracconieri di avorio in Kenya. Nelle piantagioni indiane da oltre vent’anni una task force di duemila uomini pagati dal governo setaccia il territorio per contrastare i contrabbandieri; ieri gli agenti – secondo quanto riferito da un portavoce della polizia locale – hanno aperto il fuoco per autodifesa dopo aver intimato di consegnare il legname a un centinaio di trafficanti che hanno reagito attaccandoli con asce, bastoni e pietre. In attesa dell’approvazione da parte degli Stati di pene più severe – simili a quelle per l’associazione a delinquere di stampo mafioso in Italia – si sta intensificando un commercio anche verso l’Arabia Saudita, che assorbe quasi 50 tonnellate di olio di sandalo, con un fatturato di oltre 670 milioni di dollari all’anno. In realtà, le leggi proibiscono la raccolta ma non limitano l’esportazione del prodotto raffinato. E questo permette che dalla raccolta illegale derivi un prodotto che sul mercato diventa legale. Un regalo al potere delle lobby economiche che i legislatori faticano a scontentare. È così che, per ogni pregiata confezione di bastoncini d’incenso – dalle rinomate proprietà afrodisiache -, il rischio estinzione dell’albero cresce tanto veloce quanto i guadagni illeciti del contrabbando.