Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport 8/4/2015, 8 aprile 2015
IO CHE RAPII LA SAETA
Nel mondo rivoluzionario sudamericano Paul Del Rio, alias Maximo Canales, si era fatto un nome prima grazie a una lunga e movimentata militanza e poi per le sue doti artistiche. Nel resto del mondo è passato alla storia come il sequestratore di Alfredo Di Stefano. Nato a Cuba nel ‘43 da genitori spagnoli in fuga dal regime franchista, Paul era arrivato a Caracas nel ‘45 ed è diventato venezuelano d’adozione. Nella stessa Caracas nel 1963, appena 19enne, era il numero 2 dell’operazione Julian Grimau, il sequestro lampo di Di Stefano, atterrato in città per giocare la Pequena Copa del Mundo, un’Intercontinentale o Mundialito ante litteram che vedeva impegnato il Real Madrid di Santiago Bernabeu contro il San Paolo brasiliano e il Porto.
Paul Del Rio è morto lunedì a Caracas in circostanze misteriose. Tutte le versioni concordano nell’uso della parola tragicamente: i famigliari invitano i giornali alla discrezione, fonti governative sospirano a mezza bocca la parola omicidio, il Pais ha parlato di suicidio dicendo che Del Rio che si sarebbe sparato al cuore. Del Rio se n’è andato a “casa sua”, nel Cuartel San Carlos, ex carcere nel quale lui stesso aveva passato 3 anni tra il 1971 e il 1974 e che poi aveva espropriato nel 2008 al governo dell’ex amico e mentore Hugo Chavez (sepolto nello stesso Cuartel) e trasformato non solo nella sua casa ma anche nella sede della Fondazione Capitan Manuel Ponte, impegnata a riscattare, secondo la definizione cara allo stesso Del Rio, la memoria di attivisti, contadini, operai, studenti e popolani torturati, uccisi o desaparecidos durante la IV repubblica, ovvero il lungo regime di Romulo Betancourt.
Proprio per protestare contro la brutalità e l’oppressione del dittatore venezuelano fu organizzato il sequestro di Alfredo Di Stefano, l’operazione Grimau intitolata alla memoria di un dirigente del Partito Comunista spagnolo ucciso dal regime franchista qualche mese prima. Il presidente onorario del Madrid, morto meno di un anno fa, lo ha raccontato nella sua biografia, Gracias Vieja. Del Rio in varie interviste. I rivoluzionari delle Faln, Fuerzas Armadas de Liberacion Nacional, travestiti da poliziotti prelevarono la stella del Real Madrid tra la prima e la seconda partita del torneo, la notte del 24 agosto, nell’hotel Potomac.
Del Rio, entrato in clandestinità nelle file del Mir (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) già a 17 anni, allora si faceva chiamare Maximo Canales, il cognome di sua madre Dora, gestì le 70 ore del sequestro. Di Stefano si spaventò, «Ero sicuro che mi sparassero» ha scritto, ma dopo alcune partite di dama e scacchi con i sequestratori, e un trattamento sempre definito cordiale («Mi fecero persino scommettere sui cavalli senza farmi pagare»), fu rilasciato sano e salvo e senza il pagamento di alcun riscatto. Fu organizzata un’improvvisata conferenza stampa, e Bernabeu lo volle in campo nella seguente partita: «Non ho mai capito perché, non ero in condizione, volevo solo tornare a casa dalla mia famiglia». I motivi del sequestro erano chiari: «Loro volevano pubblicità e l’hanno ottenuta. Mi regalarono un gagliardetto delle Faln, un domino e un cappellino» ha ricordato Di Stefano nell’autobiografia.
Canales fu arrestato dieci anni dopo, per altri motivi, dal regime di Betancourt che gli aveva anche tolto la nazionalità venezuelana, ma non fu mai condannato per il sequestro: il reato era stato prescritto. In compenso, chiusa la fase più attiva della sua vita politica (che ebbe il suo apogeo con il sequestro dell’addetto militare americano a Caracas, per far liberare un leader dei vietcong, e un ritorno di fiamma nel 1979 per combattere a fianco della causa sandinista anti-Somoza in Nicaragua) sviluppò le doti artistiche, diventando il pittore della sinistra rivoluzionaria venezuelana. Tra il 1974 e il 1993 le sue opere sono state esposte in mezzo mondo: Spagna, Messico, Finlandia, Giappone, Germania, Austria, Romania, Colombia, Canada... «Avevo cominciato con le caricature contro il regime, poi sono passato agli acquarelli, quindi alla pittura su tela e alla scultura», ha raccontato.
Per Del Rio nel 2005 c’è stato un doppio riconoscimento cinematografico, grazie allo spagnolo Borja Manso: un cameo in «Real, la pelicula», la storia del Madrid, e un documentario sul sequestro Di Stefano intitolato «El secreto de Paul», entrambi diretti da Manso. Per il lancio del film sul Real i dirigenti del club invitarono Del Rio al palco del Bernabeu insieme ai protagonisti della storia della Casa Blanca: volevano, tra le altre cose, che si facesse una foto con Di Stefano ma don Alfredo si oppose. Secondo la ricostruzione di As incontrò il sequestratore, ci parlò ma rifiutò di stringergli la mano: «Lei ha causato troppo danno alla mia famiglia». Evidentemente gli anni non avevano curato la ferita aperta a Caracas da Maximo Canales, rivoluzionario e artista.