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 2015  aprile 03 Venerdì calendario

L’INDIA CRESCE PIÙ DELLA CINA. PER FORTUNA

Può interessare, a noi italiani ed europei, il fatto che, quest’anno e il prossimo e forse oltre, l’economia dell’India cresca più di quella della Cina? Probabilmente sì. Per gli indiani, adorabili nazionalisti da anni frustrati per i risultati eccezionali dello sviluppo cinese nemmeno lontanamente eguagliati da loro, si tratta di un’esaltazione di orgoglio nazionale. È la strada verso lo status di potenza economica di un Paese che fino a meno di settant’anni fa era una colonia. Soprattutto, il sorpasso nel ritmo della crescita è il segno che non necessariamente e sempre uno Stato autoritario, la Cina, produce risultati migliori di una democrazia, l’India, seppure caotica, burocratica e non meno corrotta della dittatura cinese. Già questo, per l’Occidente e per le democrazie sarebbe una ragione di soddisfazione. Ma c’è di più.
Quasi tutti i centri di previsione economica ormai dicono che il Pil indiano crescerà più di quello cinese. La Asian Development Bank (Adb) prevede che quest’anno l’economia dell’India si espanderà del 7,8% e nel 2016 dell’8,2%. Quella della Cina faticherà a stare sopra al 7%. Le ragioni di questo sorpasso stanno nel rallentamento cinese e in parte nel cambiamento del sistema contabile indiano. Il dato di fatto, nelle parole dell’economista capo della Adb, Shang-Jin Wei, è che l’India è diventata “ancora attraente sia per gli investitori domestici che esteri”, grazie all’attitudine pro-business del governo di Narendra Modi, ai miglioramenti della bilancia commerciale e dei conti pubblici, alla riduzione dei colli di bottiglia che storicamente strozzano l’attività economica. In più, si può aggiungere, New Delhi ha uno dei migliori banchieri centrali del mondo, Raghuram Rajan.

Modello irripetibile. Il sorpasso nel ritmo della crescita, se sarà confermato dai fatti, è destinato a cambiare almeno in parte la percezione degli equilibri in Asia. E qui sta l’interesse che dovrebbe accendere negli europei e negli occidentali. La Cina sta conducendo nella regione un’offensiva — pacifica ma determinata — per stabilire un’egemonia che non è solo politica, militare e diplomatica, ma è in buona parte fondata sul successo del suo modello, irripetibile al di fuori di un approccio autoritario. Se l’India dimostra che il racconto di Pechino ha dei punti deboli, un bel pezzo della narrazione del fenomeno Asia può cambiare. In un mondo in pieno disordine, può diventare un elemento di chiarezza che le democrazie del mondo dovrebbero apprezzare.